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Banche centrali mai così “golose” di oro dal 1971

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Gli acquisti netti di oro da parte delle banche centrali hanno raggiunto, nel 2018, un nuovo massimo storico da quando il sistema di Bretton Woods è stato archiviato, ovvero dal 1971. Il dato ricavato da Refinitiv, World Gold Council e Metal Focus, parla di 651,5 tonnellate di acquisti netti messi nei caveau delle banche centrali mondiali. Dal 1987 alla grande crisi finanziaria del 2008 le riserve auree delle banche centrali avevano sperimentato di anno in anno vendite superiori agli acquisti. Successivamente la tendenza si è invertita, fino a raggiungere il record dell’anno scorso. Alla base della maggiore propensione all’acquisto di oro ci sarebbe una maggiore diffidenza ad allargare le riserve valutarie in dollari.

Secondo quanto scrive, Andrew Capon, strategist di State Street, la quota di riserve in dollari presso le banche centrali è rimasta stabile a oltre il 60% da quando l’euro è stato introdotto (l’euro è divenuta un’altra delle valute di riserva più popolari nel tempo).

I segni di stanchezza del biglietto verde, però, sono visibili da un altra prospettiva: quella delle transazioni internazionali denominate in dollari. Queste, secondo i dati dell’operatore SWIFT, si sono ridotte al 40% del totale nel 2018.

“Forse non è sorprendente che anche le banche centrali dei paesi più in conflitto con gli Stati Uniti si siano de-dollarizzate in modo aggressivo”, nota Capon. “La banca centrale russa è stata il più grande acquirente netto di oro dal 2009 e ha tagliato le sue riserve in dollari dal 46% del suo portafoglio complessivo nel 2017 a solo il 22% dello scorso anno”. Nello stesso periodo le riserve di yuan sono aumentate al 15% del totale.

“Nel corso del tempo le riserve di dollari dovrebbero essere sostanzialmente allineate al loro uso nel commercio”, conclude Capon, “yuan, rame o altre materie prime potrebbero essere un’alternativa al dollaro per alcuni investitori. Ma i gestori delle riserve conservatori stanno tornando a una risorsa che conoscono bene”. Per questo, il prezzo dell’oro dovrebbe essere sostenuto dalla domanda delle banche centrali anche nel prossimo futuro.