di Silvia Dall’Angelo (Federated Hermes)

Perché stanno aumentando i rischi di ribasso?

Una serie di elementi favorevoli che si sono manifestati alla fine del 2022 e che hanno aiutato l’economia globale, quest’anno sono stati travolti a metà marzo dal fallimento di due grandi banche regionali statunitensi e dal crollo di fiducia su Credit Suisse. Questi eventi hanno indotto il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) a ridurre le previsioni di crescita del Pil mondiale al 2,8% di quest’anno dal 3,4% previsto nel 2022, con la possibilità di un ulteriore rallentamento della crescita al 2,5% (che rappresenterebbe il terzo risultato più basso dal 2001) in caso di aggravamento delle tensioni nel settore finanziario. Il nostro scenario di base è ancora quella di una lieve recessione negli Stati Uniti nella seconda metà di quest’anno o all’inizio del ’24, che si ripercuoterà subito dopo sulle altre economie avanzate. Sebbene il panico bancario di marzo abbia aumentato le probabilità di una recessione a breve termine, la risposta politica rapida e decisa che ne è seguita ha evitato conseguenze macroeconomiche più immediate e significative. Detto questo, gli eventi recenti hanno modificato l’equilibrio dei rischi al ribasso, poiché lo stress bancario si aggiunge all’inasprimento delle condizioni finanziarie già in atto a causa di 14 mesi di rialzi dei tassi della banca centrale. Più in generale, è ormai chiaro che, con il passaggio da condizioni monetarie estremamente facili a condizioni piuttosto restrittive, i rischi di incidenti sui mercati finanziari sono aumentati. C’è una rinnovata consapevolezza che questa incertezza sta rendendo fragile il sentiment e più volatili le condizioni finanziarie, con il recente episodio di stress nel settore bancario che sembra aver lasciato un segno permanente.

L’inflazione resta la preoccupazione principale

Anche se l’inflazione complessiva è scesa in tutte le principali economie, soprattutto grazie al calo dei prezzi dell’energia, i vari indicatori di prezzo continuano a essere ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali. La composizione dell’inflazione si sta evolvendo in modo preoccupante, diventando più pervasiva e l’inflazione core si sta dimostrando sempre più vischiosa. Prevediamo che l’inflazione continuerà a scendere fino al 2024, grazie al calo dei prezzi delle materie prime (e ai relativi effetti base), all’ulteriore normalizzazione delle interruzioni della catena di approvvigionamento globale e, successivamente, all’impatto del rallentamento della domanda. Tuttavia, è probabile che quest’anno si attesti ben al di sopra degli obiettivi: 3-3,5% negli Stati Uniti e nell’Eurozona e 4,5% nel Regno Unito. La convergenza verso l’obiettivo nel 2024 dipende dagli sviluppi dell’attività economica e, soprattutto, dei mercati del lavoro. Su un orizzonte annuale, i mercati del lavoro rimangono più rigidi del previsto, con un’inflazione salariale sostenuta che alimenta l’inflazione dei servizi, la componente più ampia e persistente dell’inflazione.