di Sushil Wadhwani (PGIM)

L’incertezza macroeconomica richiede agilità e diversificazione

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I mercati globali hanno subito un duro colpo nel corso della maggior parte del 2022. I persistenti problemi della catena di approvvigionamento, esacerbati dalla guerra in Ucraina e dalle chiusure per pandemia in Cina, hanno contribuito a far salire notevolmente l’inflazione in tutto il mondo. Poiché le banche centrali hanno in risposta inasprito la politica monetaria, i timori di recessione hanno attanagliato i mercati, con azioni, obbligazioni e asset immobiliari in forte calo per la maggior parte dell’anno. Nel frattempo, le materie prime hanno registrato una ripresa generale, anche se i rendimenti delle singole materie prime sono stati alquanto divergenti. In un contesto in cui le banche centrali di tutto il mondo che hanno adottato politiche monetarie restrittive per contenere l’inflazione, evidenziamo i quattro scenari macroeconomici più probabili:

  1. Un “soft landing” in cui le previsioni della Fed si rivelano ampiamente corrette, con un’inflazione che torna gradualmente al target, ma senza che la disoccupazione aumenti di molto, evitando così una recessione.
  2. Inflazione persistente e recessione, in cui l’inflazione si rivela più ostinata del previsto e la Fed è costretta a una stretta maggiore del previsto e/o a mantenere i tassi alti più a lungo, portando così a una recessione.
  3. La Fed tollera un’inflazione più alta: la Fed procede a una stretta per far scendere l’inflazione dai livelli attuali, ma non è disposta a correre rischi per quanto riguarda la recessione o la stabilità finanziaria e, quindi, si ferma prima di aver fatto abbastanza per riportare l’inflazione al target.
  4. Un “hard landing” in cui l’inasprimento delle condizioni finanziarie che si è già verificato porta a una recessione, e forse in tempi piuttosto brevi, e quindi la Fed potrebbe finire per operare un inasprimento inferiore rispetto a quanto attualmente previsto.

Per gran parte dell’anno, le aspettative degli investitori si sono generalmente allineate con una maggiore probabilità che si verificasse lo scenario due, ossia un’inflazione persistente seguita da una recessione, in parte perché l’entità dell’aumento della disoccupazione previsto dalla Fed era stata associata a recessioni passate.

Quando altre banche centrali hanno lasciato intendere o operato un rallentamento nel ritmo degli aumenti dei tassi in ottobre, gli investitori sono diventati rialzisti, prevedendo che anche la Fed sarebbe passata a un atteggiamento meno aggressivo. In questo contesto, è aumentata la probabilità di un “hard landing” (scenario uno) o la possibilità che la Fed sia disposta ad accettare implicitamente un obiettivo di inflazione più elevato (scenario tre), e con essa i mercati azionari hanno parzialmente recuperato le perdite precedenti.

Un’agile diversificazione rimane tra le priorità

Con l’inflazione complessiva che probabilmente ha raggiunto il suo picco (o lo raggiungerà presto) in molti Paesi e con le banche centrali che stanno operando una stretta con tempi più allungati, è probabile che le speranze degli investitori di un “atterraggio morbido” negli Stati Uniti aumentino. D’altro canto, il rallentamento dell’economia globale potrebbe esercitare una pressione al ribasso sulle previsioni degli utili. Le prospettive per i mercati azionari sono quindi incerte. Come già osservato, si teme che le banche centrali possano implicitamente tollerare un tasso d’inflazione più elevato, il che potrebbe intaccare le obbligazioni.

È quindi possibile che il tradizionale portafoglio 60/40 continui a registrare risultati negativi. Una strategia global macro agile offre la possibilità di individuare fonti di rendimento diverse e meno correlate, tenendo conto dei cambiamenti di regime e dei profondi mutamenti del sentiment o delle aspettative. La capacità di andare sia lunghi che corti in varie asset class è un ulteriore vantaggio, in quanto fornisce la flessibilità necessaria per reagire agilmente al mutare delle condizioni. Quest’anno le strategie global macro hanno conseguito forti rendimenti assoluti e relativi rispetto ad azioni, obbligazioni e real estate, rappresentando un’interessante fonte di diversificazione per il portafoglio e una fonte di rendimento alternativa in caso di aumento dei tassi e dell’inflazione.