di Alfredo Piacentini (Decalia)

Decalia: rafforzare le banche centrali piuttosto che indebolirle

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Poiché le misure estreme e non convenzionali messe in atto dal 2008 non sembrano essere efficaci, le banche centrali sono ora sotto pressione. Sfidate dall’interferenza politica e dalle ambizioni dei GAFA attraverso le  criptovalute, esse svolgono tuttavia un ruolo essenziale nella regolamentazione dei fragili equilibri economici. Anziché indebolirle, è quindi essenziale rafforzarle.

 

Mezzi estremi ma poco efficaci

Massicci programmi di quantitative easing, tassi di interesse negativi in diversi paesi, tutto si può dire tranne che che negli ultimi 10 anni le maggiori banche centrali abbiano lesinato sui mezzi per iniettare liquidità nel sistema e rilanciare la macchina economica! Tuttavia, nonostante queste misure di natura e portata eccezionali, si deve ammettere che la loro efficacia è stata molto limitata. Nonostante il rubinetto di liquidità sia rimasto aperto per anni, la crescita rimane modesta negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa. Infatti, invece di “fluire” nell’economia reale attraverso il credito alle imprese e al consumo, il denaro è rimasto bloccato nel sistema bancario. Quest’ultimo, ostacolato dalle crescenti richieste delle autorità di regolamentazione e indebolito dalla crisi del 2008, non ha più svolto il suo tradizionale ruolo di moltiplicatore della massa monetaria.

Ancor piu’ preoccupante : le banche centrali non hanno più molto margine di manovra per abbassare ulteriormente i tassi di interesse e l’entità già importante dei loro bilanci non consente  di lanciare ulteriori imponenti programmi di quantitative easing. Non hanno più insomma le munizioni per far fronte a un futuro rallentamento dell’economia.

 

Le pressioni del potere politico

Inoltre, l’indipendenza delle principali banche centrali, che è un elemento essenziale della loro credibilità, è minata dalle autorità politiche. Infatti, mentre non sorprende vedere il presidente Erdogan licenziare il governatore della Banca centrale turca qualora la politica monetaria non gli si convenga, è ancora più preoccupante vedere l’intensità della pressione esercitata da Donald Trump sul presidente della Federal Reserve americana.
In Europa, dopo la forte leadership di Mario Draghi, che ha resistito a tutte le pressioni per fare “tutto il necessario” per salvare l’euro, la nomina di Christine Lagarde a capo della BCE suscita qualche timore di un approccio più politico.

 

Il rischio di privatizzazione della creazione di denaro

Corollario di tutto cio’, le banche centrali rischiano ora di perdere il loro storico monopolio sulla creazione di moneta e quindi sulla politica monetaria. Infatti, se le cyber-currencies più o meno trasparenti lanciate da libertari illuminati, che  diffidano di qualsiasi emanazione statale, sono solo state in grado di attrarre una frangia di speculatori desiderosi di rapidi profitti o trafficanti di ogni tipo, attratti dall’anonimato delle transazioni, la loro importanza rimaneva ancora molto aneddotica.
Ora, con il lancio di Libra, il progetto di Facebook supportato da giganti come Visa, Mastercard e Paypal, ci stiamo muovendo in una nuova dimensione. A causa del potere economico dei suoi promotori, vi è infatti motivo di temere che la Libra possa diventare alla fine una vera e propria moneta privata parallela in grado di esercitare una reale influenza sugli equilibri economici.

A parte il fatto che c’è una buona dose di  ingenuità nel pubblico – misto di inesperienza, ignoranza ed entusiasmo – nel credere che una moneta virtuale possa liberare il “popolo” dal giogo degli oppressori e cosi’ svelare il “grande complotto” dei banchieri centrali, ci si può chiedere perché vi sia più fiducia in una moneta opaca controllata da società private con finalità di lucro, che in un’istituzione pubblica regolamentata e indipendente dai poteri politici che ha come fine unico il bene comune. Non è certo l’esperienza di Facebook in termini di tutela della privacy che ci rassicura.

 

Le banche centrali svolgono un ruolo essenziale

Le banche centrali non sono solo istituti di emissione di banconote: il loro compito principale infatti è quello di regolare le fluttuazioni cicliche che possono mettere in pericolo i fragili equilibri economici e sociali. A questo proposito, vale la pena ricordare le devastazioni causate in passato dall’influenza del potere politico sulla banca centrale. A triste esempio, la Germania della Repubblica di Weimar, strangolata da enormi danni bellici e da una profonda depressione economica, scelse di stampare   moneta in maniera vorticosa causando una catastrofica iperinflazione che raggiunse il 16.000.000% nel 1923 e portò all’arrivo al potere di Adolf Hitler e alla seconda guerra mondiale.
Per questo motivo l’indipendenza delle banche centrali è diventata un elemento essenziale della credibilità della politica monetaria, che è finalmente diventata realtà a partire dagli anni ’50 (1951 per la Federal Reserve e 1957 per la Bundesbank). Proteggendo i loro governanti da interferenze politiche, questa autonomia ha permesso loro di attuare politiche coerenti a lungo termine e ha contribuito alla pace e alla prosperità degli ultimi 50 anni.

 

L’attenuazione non è la soluzione

Se è vero che le politiche monetarie degli ultimi 10 anni hanno avuto un effetto moderato sull’economia reale, la soluzione non consiste certamente nel mettere in discussione la loro indipendenza da parte di politici spinti da obiettivi elettorali a breve termine e non  motivati dalla salute sostenibile dell’economia e dal benessere della popolazione.
E la soluzione non puo’ derivare da un indebolimento del loro monopolio attraverso la creazione di monete parallele opache, al servizio di obiettivi dubbi o interessi privati di pochi azionisti. Se siamo d’accordo che  la situazione attuale non è soddisfacente e che le banche centrali devono reinventarsi per mettere a punto nuovi e più efficaci strumenti di politica monetaria, ciò richiede ancor di piu’ un rafforzamento della loro indipendenza dalla politica al fine di mantenere la loro funzione di custodi della creazione di moneta e poter loro  consentire di svolgere pienamente il fondamentale ruolo di stabilizzazione.