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Oltre la Silicon Valley, habitat ideale per start up è Tel Aviv

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New York – Oltre la Silicon Valley, le start up fioriscono a Tel Aviv. E’ a 17 ore di aereo dalla California nella città israeliana che, secondo uno studio di Startup Genome, società che offre consulenza specialistica proprio alle aziende in erba, la competizione degli affari si accende. “E’ il miglior ecosistema per le start up nel mondo dopo la scontatissima medaglia d’oro per la Valley californiana”, sostengono i ricercatori che si sono inventati la classifica delle dieci città al mondo dove è più conveniente avviare un’attività.

I loro parametri si focalizzano su otto elementi chiave per valutare la performance di ciascuna città: si spazia dall’andamento economico delle imprese locali all’accesso ai finanziamenti. E il risultato è stato sorprendente. Per loro dopo il Nord America, che imperversa nella loro top ten dal terzo al sesto posto, con Los Angeles, Seattle, New York e Boston, Tel Aviv è l’habit ideale perché è una città ricca di sviluppatori di software e venture capitalists. Non a caso nelle sue strade del centro hanno aperto i loro uffici i colossi della inventiva americana come Google e Facebook.

Tuttavia, avvertono gli analisti di Startup Genome, Tel Aviv è uno di quei centri che ha attinto meno alle risorse umane della Silicon Valley. Solo il 13% di fondatori di start up israeliane ha, infatti, vissuto in California, mentre la situazione cambia se si nominano città come Londra o Parigi: qui, infatti, la percentuale è di uno ogni quattro neo-imprenditori. Ma al di là di questo il Vecchio Continente è ancora un area del mondo poco adatto all’innovazione. Oltre alla capitale inglese e francese c’è solo Berlino, ma al 15esimo posto. Mentre l’Italia non entra nemmeno in classifica, se non al 40esimo posto con Milano. E infine: i capitani d’azienda israeliani tendono a rischiare meno di altri colleghi residenti in Paesi diversi. Come dire: la svolta sarà anche arrivata, ma per respirare anche qui il vero spirito imprenditoriale bisognerà lavorarci ancora duro.