ROMA (WSI) – Oggi è il giorno X per diversi pensionati. E’ stata fissata infatti per il 3 agosto la restituzione parziale delle pensioni, stabilita dal decreto con cui il governo ha recepito quanto era stato stabilito lo scorso 25 giugno la Corte costituzionale.
La Corte aveva giudicato illegittimo il blocco all’adeguamento delle pensioni all’inflazione deciso dal governo Monti nell’ambito di un piano di risparmio per le casse statali, volto a fare uscire il paese dalla crisi.
Oggi parte la restituzione parziale degli arretrati sotto forma di “una tantum”, a favore di quei pensionati con trattamento superiore a tre volte il minimo, che nel biennio 2012-2013 sono stati esclusi dagli aumenti del caro vita.
Non ci sarà bisogno di inoltrare una richiesta ad hoc, dal momento che il rimborso avverrà in modo automatico per tutte le pensioni, anche a favore dei superstiti. In caso di decesso del pensionato (senza superstiti aventi diritto) gli eredi dovranno presentare la domanda.
Il decreto è stato approvato dal Senato in via definitiva alla metà di luglio. I si sono stati 145, i voti contrari 97.
Si parla del “bonus Poletti” che interesserà 4 milioni di pensionati: il decreto, restituisce meno del 12% di quanto è stato prelevato e concentra la restituzione sugli assegni più contenuti, cioè quelli da tre a quattro volte il minimo.
Precisamente, 4,5 milioni di pensionati con un reddito inferiore a 1.500 euro percepiranno 796,27 euro di arretrati.
L’una tantum comprende 210,6 euro di arretrati relativi al 2012, 447,2 euro per il 2013, 89,96 per il 2014 e 48,51 per il 2015. A partire dal 2016, l’assegno mensile percepito sarà di 1.541,75 euro.
Per gli anni 2012-2013 viene riconosciuta una rivalutazione del 40% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo, del 20% per i trattamenti superiori a quattro volte il minimo e pari o inferiori a cinque volte e del 10% per quelli superiori a cinque volte il minimo e pari o inferiori a sei volte il miniimo.
Al di sopra dei 3 mila euro lordi al mese non ci sarà alcuna restituzione
Il rimborso è di 295 euro netti, per chi ha 2.700 euro e quindi è nella fascia tra cinque e sei volte il minimo Inps (ancora meno chi è a ridosso dì tremila euro).
Tra tre e quattro volte il minimo (1.700 lordi) vanno 750 euro netti (poco meno a chi ha un assegno di 1.500 euro).
Forti polemiche: “Con il decreto 65 del 2015 approvato dal Parlamento non si e’ attuata la sentenza dell’Alta Corte che ha dichiarato incostituzionale il blocco della perequazione delle pensioni introdotto dal Governo Monti”, hanno detto Domenico Proietti, segretario confederale della Uil e Romano Bellissima, segretario generale della Uil pensionati.
Il sindacato stima che la percentuale di rimborsi che arriverà ai pensionati sara’ tra il 10,82 e il 37,27% del dovuto, a seconda dell’ammontare delle pensioni.
“E’ una grandissima ingiustizia contro la quale la Uil e la Uil Pensionati si sono battute e continueranno a battersi. Si sono privati milioni di pensionati di risorse legittime che potevano utilmente sostenere la ripresa dei consumi e aiutare i primi segnali di ripresa dell’economia italiana”.
E ieri Paolo Zabeo della Cgia di Mestre si è così espresso: “la mancata indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps decisa dal Governo Monti per il biennio 2012-2013 è ‘costata’ ai pensionati italiani 17,6 miliardi di euro, ma il governo ne restituirà, da domani, solo 2,1, e “pertanto, ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l’Inps erogherà solo il 12,4 per cento di quanto dovuto”.