Economia

NPL, che cosa sono i Non-performing loans

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Complice la crisi economica provocata dalla pandemia da coronavirus, sempre più spesso si parla di Npl, acronimo che sta per Non-performing loans. Tradotto in italiano, si tratta di “prestiti non performanti.

Ma che che cosa sono con precisione i NPL?

In generale, quando si parla di npl ci si riferisce a crediti di vario tipo (mutui, finanziamenti e prestiti) che i debitori non riescono più a ripagare, in tutto o in parte.

Quando tale fenomeno si verifica su larga scala, come è successo negli ultimi anni, e come appare probabile oggi, il problema non è più solo di chi non riesce più a pagare le rate del mutuo o del prestito ma diventa delle banche, che devono farsi carico di questa sofferenza.

Npl, Che cosa significa per le banche

Per gli istituti credito che hanno concesso un prestito, si tratta di denaro non verrà restituito nei termini stabiliti.Ciò significa che per l’istituto. In pratica, ciò che prevedevano essere un attivo, un valore su cui contare, diventa una perdita, da riportare in bilancio.

Le banche che si trovano ad affrontare il problema dei npl hanno diverse opzioni. Prima fra tutte la cessione dei crediti deteriorato ad altri soggetti, così allontanando da sé le conseguenze negative della mancata restituzione del prestito.

È ciò che normalmente avviene nella pratica soprattutto quando superano un certo limite e diventano gravosi da gestire.

A questo proposito, secondo indicazioni arrivate da Bankitalia, per il 2020 sono previste cessioni degli Npl per circa 20 miliardi al lordo delle rettifiche, in linea con i piani fissati all’inizio di quest’anno. Nel periodo 2016 – 2020 le cessioni raggiungerebbero i 170 miliardi complessivi”.

Migliora stato di salute delle banche europee

Se è vero che lo stato di crisi causato dal COVID 19 rischia di alimentare una nuova impennata dei npl, è altrettanto vero che negli ultimi trimestre lo stato di salute delle banche dell’eurozona è migliorato sensibilmente.

Secondo le statistiche di vigilanza diffuse dalla Bce, tra aprile e giugno il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale dei crediti, npl ratio, delle banche significative (quelle vigilate direttamente da Francoforte) scende al 2,94% che è il minimo da quando sono pubblicate le statistiche aggregate dell’eurozona, ossia dal 2015.

L’Italia con un npl ratio sopra al 5% è ancora sopra la media, al quarto posto della non invidiabile classifica aperta dalla Grecia con un npl ratio del 30,3% e chiusa dal Lussemburgo con un infinitesimale 0,7 per cento.