Economia

Per Nike e altre 55 grosse società Usa nessuna tassa federale nel 2020

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La materia fiscale sta tornando al centro del dibattito americano, ma in forma ribaltata rispetto al recente passato. Dopo i tagli dell’era Trump, ora sul tavolo ci sono gli aumenti previsti dall’amministrazione Biden, in particolare sui redditi delle società. Questi ultimi saranno la principale fonte di entrata che sarà introdotta nel piano da 2mila miliardi di investimenti in infrastrutture annunciati questa settimana.

Mentre Repubblicani e Democratici si stanno aspramente confrontando su questo progetto, si è appreso che l’anno scorso almeno 55 società americane incluse nel Fortune 500 non hanno pagato alcuna tassa a fronte di miliardi di dollari di profitti.
Fra queste anche grossi nomi come Nike e FedEx.

E se per queste società il fisco è stato leggero come una piuma, non lo si deve alla riduzione della tassa sui redditi delle imprese dal 35 al 21% introdotta da Trump nel 2017. Piuttosto, ha affermato l’Institute on Taxation and Economic Policy, un centro di ricerca vicino alla sinistra, è risultato di un abile utilizzo di deduzioni e esenzioni fiscali.

“Ventisei delle società elencate [nel grafico in basso], comprese FedEx, Duke Energy e Nike, sono state in grado di evitare il pagamento di qualsiasi imposta federale sul reddito negli ultimi tre anni”, ha scritto il New York Times, “anche se hanno registrato un reddito complessivo di 77 miliardi di dollari. Molte hanno anche ricevuto milioni di dollari di rebates [sconti] fiscali”. E’ il genere di fenomeni che Joe Biden aveva promesso di correggere durante la campagna elettorale.

Biden pronto a correggere la rotta

Appena mercoledì scorso Biden ha attaccato direttamente le società Fortune 500, citando apertamente Amazon, per il fatto di non aver pagato abbastanza tasse federali. “Chiedere alle aziende americane di pagare la loro giusta quota di tasse non rallenterà l’economia; farà funzionare meglio l’economia “, ha aggiunto oggi (2 aprile) il presidente americano.

Alcune delle società i cui vantaggi fiscali sono stati messi a nudo dall’Institute on Taxation and Economic Policy hanno risposto alle richieste di spiegazioni da parte del Nyt. Duke Energy, ad esempio, si è difesa affermando la piena legalità del suo operato e spiegando che alcuni bonus fiscali mirano a incoraggiare investimenti in aree come l’energia rinnovabile: “Ciò ha rinviato le obbligazioni fiscali di Duke spostandole in là nel tempo, ma non le ha eliminate”.