Bad Bank, via libera definitivo Ue: “non sono aiuti di Stato”
Come previsto dall’Unione Europea è arrivato il via libera definitivo alla creazione di una bad bank italiana dove fare confluire i crediti inesigibili che rappresentano circa il 20% del Pil italiano: “non sono aiuti di Stato”, ha decretato Bruxelles. Il problema è che il piano non convince i mercati: mancano ancora dettagli e i prestiti più a rischio insolvenza non saranno garantiti dal governo.
La Commissione ha deciso che “nell’ambito dello schema di garanzia statale scelto dalle autorità italiane, lo Stato sarà remunerato in linea con le condizioni di mercato per il rischio assunto concedendo una garanzia sui prestiti cartolarizzati in sofferenza”.
La dichiarazione non rappresenta una sorpresa per via dell’accordo di forma già stretto il 26 gennaio tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il commissario alla Concorrenza Ue, Margrethe Vestager.
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ASML ha registrato un significativo calo degli ordini nel terzo trimestre, con prenotazioni di soli €2,6 miliardi vs €5,39 mld attesi
L’avvio di Wall Street è caratterizzato da incertezze mentre la stagione delle trimestrali bancarie prende il centro della scena. Gli utili di Goldman Sachs, Bank of America e Citigroup superano le aspettative, ma l’indice manifatturiero Empire State di ottobre mostra una contrazione inattesa. Gli investitori attendono discorsi chiave della Fed per ulteriori indicazioni.
Il gigante farmaceutico Johnson & Johnson ha registrato un incremento significativo degli utili nel terzo trimestre, superando le previsioni di mercato. Con un utile netto di 2,69 miliardi di dollari e un fatturato di 22,47 miliardi, la società prevede una solida performance anche per l’intero anno.
Boeing ha siglato un accordo di credito supplementare da 10 miliardi di dollari con grandi banche, tra cui BofA e Citi, per affrontare problemi di liquidità legati a uno sciopero che ha bloccato la produzione del 737 MAX. La società ha annunciato il taglio del 10% della sua forza lavoro globale e potrebbe raccogliere fino a 25 miliardi di dollari attraverso un’offerta di titoli di debito e azioni.