Australia, è giunto il momento di iniziare a preoccuparsi sul serio
In Australia è ora di incominciare a preoccuparsi per lo stato di salute dell’economia e del mercato immobiliare. Il debito dei privati è balzato al 187% del reddito, con il totale che è aumentato notevolmente e progressivamente dagli Anni 90: il rialzo è del 70% circa da allora.
Il tasso di disoccupazione è cresciuto per il secondo mese di fila a dicembre, portandosi al 5,8%, una cifra ancora bassa se confrontata con gli standard cui è abituata l’Europa nel periodo post crisi finanziaria, ma pur sempre preoccupante, specialmente se si tiene conto che l’indice di sotto occupazione – ossia il numero di australiani che vorrebbe lavorare di più ma non può – è vicino ai massimi di tutti i tempi. Senza contare poi che la crescita dei salari è tra i livelli più bassi di sempre.
Il problema più grosso dell’Australia però non riguarda l’occupazione bensì il mercato immobiliare, una bolla che non ha pari nel resto del mondo. Per lo meno in alcune parti del paese, i prezzi sono sottoposti a intense pressioni e il rischio è che il trend si espanda a macchia d’olio in tutta l’Australia.
Breaking news
A Wall Street, i mercati aprono in forte rialzo dopo le dichiarazioni di Trump sulla riduzione dei dazi cinesi e la conferma di Jerome Powell alla guida della Fed. Crescono Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq, mentre il petrolio Wti scende leggermente.
I tassi d’interesse sui mutui negli Stati Uniti hanno raggiunto il massimo da febbraio, causando un calo significativo nelle richieste di mutui. Secondo la Mortgage Bankers Association, il tasso medio su un mutuo fisso a 30 anni è salito al 6,90%, portando a una diminuzione delle domande di rifinanziamento del 20% e delle richieste di acquisto del 6,6%.
Boeing ha riportato una perdita netta inferiore alle previsioni per il primo trimestre, grazie alla ripresa delle consegne nel settore commerciale. Il fatturato è cresciuto del 18% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 19,50 miliardi di dollari, mentre la perdita netta è stata di 123 milioni di dollari, molto al di sotto delle aspettative degli analisti.
La Bce prevede un rallentamento della crescita salariale nel 2025, supportando le aspettative di un’ulteriore riduzione dell’inflazione e potenziali tagli ai tassi di interesse. Il tracciatore salariale della BCE prevede un aumento annuale dell’1,6% nel quarto trimestre, in calo rispetto al picco del 5,3% dell’anno scorso.