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Monti si ricandida a premier per la ‘Fase 2’

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ROMA – No al suo nome in lista. Sì alla candidatura come premier. Poi la fine dell’emergenza economica, lo strano filo logico di Berlusconi (“che faccio fatica a seguire”), il ringraziamento al capo dello Stato e ai ministri. E soprattutto la politica. O, meglio, il futuro dell’Italia. Che per Monti ha un nome: “Impegno per un’agenda comune”, ovvero il manifesto programmatico del Professore a cui il prossimo governo dovrà guardare.

Ma che non avrà lui in campagna elettorale. Almeno direttamente, “perché io non mi schiero con nessuno, ma valuterò eventuali proposte per una mia assunzione di responsabilità”. E infatti l’agenda di Mario Monti è “erga omnes”, con l’ex premier pronto a guidare le forze che sosterranno il suo documento.

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Non si candida, quindi, ma è a disposizione “di chi potrebbe volermi affidare compiti” e di chi vuole confrontarsi e far proprie le idee del memorandum. Oltre un’ora e mezza di discorso, in cui il Professore ha affrontato ogni aspetto dell’esperienza vissuta alla guida del governo e da ciò che sarà. Un discorso che, però, è sembrato avere un filo conduttore ben preciso: un attacco frontale e a 360 gradi nei confronti di Silvio Berlusconi e della sua politica. Una sorta di nemico, quindi, per la prossima campagna elettorale.

La stoccata ad Alfano dopo i ringraziamenti: “Le parole pesano”

Tutto il governo in prima fila, Mario Monti al centro, atmosfera tesa. Poi il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino prende la parola, nel suo discorso ricorda la nuova legge sull’equo compenso e inaugura la conferenza stampa più attesa dell’anno, quella in cui Mario Monti spiegherà all’Italia quale sarà il suo futuro politico. Se ci sarà un suo futuro politico. Prima il discorso dell’ex premier. Poi le domande dei giornalisti: 48 quesiti a cui Monti non si è sottratto. Iacopino finisce di parlare, Monti si alza. Nella sala il silenzio è assoluto.

“Signori presidenti, signori ministri”: il discorso dell’ex premier inizia così. E così si volta pagina all’esperienza del governo tecnico. Perché quello di Monti è un discorso politico. Dopo aver fatto cenno alla conferenza stampa dell’anno scorso, Monti ha ricordato come era la situazione del Paese all’epoca: “Ai primi incontri con i leader dei capi di Stato europei mi son venute in mente le parole di De Gasperi, quando diceva ‘prendo la parola e penso che tutto, tranne la vostra cortesia, sia contro di me’”. Ora, invece, le cose sono diametralmente cambiate. “L’emergenza finanziaria è stata superata, ora possiamo andare ai vertici europei a testa alta”.

Successivamente Monti ha ringraziato per l’aiuto e il rispetto ricevuto sia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sia i segretari di tutti i partiti della strana maggioranza che hanno sostenuto il governo tecnico nei 13 mesi in cui è vissuto. Detto questo, però, Monti ha specificato che nessuno deve sorprendersi dell’annuncio delle sue dimissioni il 7 dicembre scorso dopo il discorso di Alfano in aula, quello in cui il Pdl ha annunciato di voler togliere la fiducia ai professori. “Per noi le parole pesano, specie se dette in Parlamento” ha detto Monti. “Era una mancanza di fiducia, con apprezzamenti gravi sull’operato del governo: non potevamo fare diversamente” ha spiegato l’ex premier, che ha invitato tutti a dare peso e ad avere responsabilità sulle parole che vengono detto. Perché, lo ha ripetuto ancora una volta, “le parole pesano”.

E proprio perché pesano, ecco il motivo per cui Monti non è rimasto un giorno di più al governo dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. “Del resto il segretario del Pdl ha detto che abbiamo peggiorato le cose e ci hanno accusato di cedevolezza nei confronti di una parte politica (il Pd, ndr): questo – è Monti si è fatto duro – lo respingo totalmente, perché non è vero”. Cedevolezza, no, quindi. Ma suggerimenti? “Sì, sia da Pdl che Pd – ha detto Monti – Ma a fin di bene per approvare provvedimenti fondamentali per il Paese”.

Il Professore: “Fatico a seguire il pensiero di Berlusconi”

Poi Monti ha parlato di Berlusconi, per cui prova “gratitudine e sbigottimento”. “Gratitudine per quanto fatto per me in passato, sbigottimento perché non riesco a seguire il senso delle sue affermazioni. Ieri ha detto che il nostro lavoro è stato un disastro”, mentre tre giorni prima aveva detto l’esatto opposto. Anche sulla sua persona, Monti non riesce a comprendere il filo logico delle affermazioni del Cavaliere, che “un giorno mi chiede di candidarmi come il federatore del centrodestra, poi mi attacca anche sul piano personale”. E proprio questa mancanza di coerenza di Berlusconi è stato il vero ostacolo all’ipotesi che Monti potesse prendere in considerazione seriamente la guida dei moderati.

Lo ha chiarito il Professore soffermandosi sui cambiamenti di opinione del Cavaliere sull’opera del suo governo. Poi ha puntualizzato la sua presenza al vertice del Ppe: “Sono andato alla riunione del Ppe di Bruxelles per esclusiva iniziativa personale del presidente Martens” ha detto Monti. Chiaro il riferimento a Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva detto che era stato lui a far invitare Monti alla riunione dei popolari europei. Ed è sembrato un messaggio a Berlusconi anche l’accenno alla credibilità del Paese, senza la quale “alle pacche sulle spalle segue il risolino e segue l’inazione e alla fine la presa ancora meno in considerazione delle esigenze italiane”. Sono trasparenti i riferimenti a Berlusconi nelle parole di Monti che subito dopo ha aggiunto che “presentarsi alle elezioni con una volontà unilaterale di cambiare le cose dopo le elezioni non contribuisce a un quadro più favorevole”.

La presentazione dell’Agenda Monti: “Non distruggere quanto già fatto”

Poi il futuro dell’Italia. Quando si è iniziato a parlare di Agenda Monti “un consenso piuttosto ampio è sembrato emergere – ha detto il Professore – Questo ha consentito di spostare il dibattito politico sui contentuti. Abbiamo lavorato in modo più sistematico ed e’ stata presa la coscienza che esisteva una agenda Monti”. Poi l’annuncio: questa si chiama “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa, impegno per un’agenda comune”. Si tratta, ha spiegato Monti, di un “primo contributo per una riflessione aperta. Ne segnalo qualche tratto che ne definisce la fisionomia”. Sostanzialmente uno: “Non distruggere ciò che è stato fatto con il sacrificio di tutti. Non sarà sfuggito il forte richiamo del Capo dello Stato alle Alte cariche a non sprecare il lavoro svolto”.

Invece “per dissiparlo ci sono due modi ultrasicuri”. Il primo è “sottrarsi come singolo paese alle linee guida dell’Europa”. Al contrario, occorre “lavorare con pazienza all’interno del paese per presentare al tavolo internazionale un paese sempre più credibile”. Perché “a battere i pugni ci si fa male”. Il secondo è “promettere di togliere l’Imu e di ridurre altre tasse. E reintrodurre il concetto che pagare le tasse è lasciare che lo Stato ti metta le mani in tasca”. Ancora un chiaro riferimento alle promesse di Berlusconi. Ma l’agenda, oltre ad avere un nome e una serie di obiettivi, ha anche altri particolari: sarà presto pubblicata su internet, sarà una “riflessione aperta al contributo di tutti”.

La campagna elettorale del Pdl

Poi l’ottimismo, ma non fine a se stesso, su ciò che sarà: “L’Italia è un Paese che può sorridere, perché ha risorse straordinarie” e “deve ritrovare quel tanto di fiducia che serve per fare più bambini: si sta autodistruggendo” ha detto Monti, aggiungendo che “l’agenda consiste nell’evitare pericolosissimi e illusionistici passi indietro e deve andare avanti”. In tal senso si è inserita nuovamente la promessa di Berlusconi di togliere l’Imu.

“E’ bellissimo – ha detto Monti – significa rimettere l’Imu doppia, non tra cinque anni, ma tra un anno”. L’ex premier, poi, ha anticipato ciò che avverrà in tv nei mesi di campagna elettorale. “Se un ministro una volta disse che non tutti gli italiani sono cretini, oggi dico che quasi tutti italiani si rendono conto di ciò che viene proposto”. Monti in questo caso non nomina Berlusconi ma è facile capire a chi si rivolga quando dice “come si fa a pensare che dopo interventi così pesanti su pensioni, tasse, rinuncia al trattamento economico in settori nevralgici, che la crescita derivasse da questo?”.

“Immagino – ha ripreso allora – che presto altre conferenze stampa saranno inondate da grafici con una visione gelidamente simultanea di fenomeni economici che daranno la percezione dei fallimenti, peraltro dichiarati, del governo rispetto a 12 mesi fa e vi sarà anche detto che se oggi lo spread è metà del 9 novembre ciò è dovuto per niente alla politica economica italiana ma alle scelte della Bce, dimenticando alcune cose” ha sottolineato ancora Monti, secondo cui “la crescita, che non può continuare in modo così penoso e negativo, può venire da una politica degna e forte, che non senta la necessità di correre a nascondersi, di fare promesse per acquisire consensi elettorali, questa è la peggiore forma di voto di scambio, che svenda il futuro dei giovani italiani per farsi rieleggere. O anche solo per adesione cieca a ideologie, magari nobili in passato, ma perniciose oggi visto com’è cambiato il mondo”.

I provvedimenti sulla giustizia

Il Professore, poi, ha spiegato che nella sua agenda ci saranno provvedimenti sulla giustizia. E per parlare di questo Monti ha attaccato nuovamente Berlusconi. “Io credo che siano meglio leggi ‘ad nationem’ che ‘ad personam’” ha detto, parlando degli scontri sul comparto giustizia dove, rileva, “abbiamo avuto blocchi non proprio da sinistra”. Poi i veri provvedimenti contenuti nell’agenda: “Sulla giustizia, occorre un rafforzamento della disciplina del falso in bilancio, un ampliamento della disciplina sul voto di scambio, un trattamento in materia di prescrizione, una disciplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina sul conflitto d’interessi”.

Il suo impegno in politica: “Non mi candido, ma pronto a leadership”

Per quanto riguarda il suo impegno in politica, il Professore è stato chiaro: “Finora è stato chiesto ai cittadini di schierarsi per qualcuno per schierarsi contro qualcun altro. Io non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee” ha aggiunto, sottolineando di “augurarsi” che “le idee, quelle che trovate nell’agenda possano essere condivise da una maggioranza”. “Non parlerei mai di una discesa in politica semmai di una salita in politica, abbiamo bisogno di politica più elevata” ha specificato.

E ha chiarito il suo ruolo: “Non sarò comunque candidato ad un particolare collegio, anche dovessi muovermi verso impegno politico. Sono senatore a vita. Se una o più forze politiche, con credibile adesione alla mia agenda, manifestasse il proposito di candidarmi a Presidente del Consiglio, valuterei la cosa. A nessuno si può impedire di fare questo e a nessuno diverso da me si può dare la decisione se io sarei disponibile o no. Verificate tante condizioni, sì. Il che è diverso da dare il nome ad altri”. Monti alleato del Pd? “Sono nella mani di chi deve decidere se queste idee. Posso dire solo una cosa sola: contenuti e metodo di governo. Poi su quella base di chiarezza non avrei nessuna preclusione verso nessuno” ha risposto l’ex rettore della Bocconi.

“Vendola? E’ lui che ha chiesto a Bersani di dire no alla mia agenda”

“Vendola, che è sempre una persona che si ascolta con interesse, ha detto di me recentemente che sono un liberale conservatore. Liberale sì, conservatore penso che sia lui”, non sui temi ambientali che lo “connotano positivamente” ma sui temi del lavoro. Mario Monti ha risposto così a chi gli ha chiesto se ritiene possibile un sostegno anche da parte di Nichi Vendola. “La risposta alla domanda – ha detto – l’ha data ieri Vendola, quando ha chiesto a Bersani di prendere le distanze dall’agenda Monti”. L’ex premier ha poi parlato della Cgil. “La riforma del lavoro è stata frenata da una componente sindacale, che trova difficile evolvere. E questo danneggia i lavoratori”.

Poi, dopo oltre due ore e venti, la conferenza stampa è finita. Monti ha preso parte al tradizionale rinfresco con i giornalisti e, con una battuta, ha tirato le somme di quanto detto poco prima: “Mi sembra di aver fatto un gigantesco passo avanti”. Verso la guida di una coalizione che ancora non c’è, ma che potrebbe esserci e pesare tantissimo nelle prossime elezioni.

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ROMA – Mario Monti nella conferenza stampa ha premesso che comunque “non sarà candidato a un particolare collegio” essendo già senatore a vita. Ma “se una o più forze politiche , con una credibile adesione a questa agenda, manifestassero il proposito di candidarmi alla presidenza del Consiglio, allora valuterei la cosa. A nessuno – ha aggiunto – si può impedire di fare questo”.

“Alle forze che manifesteranno adesione convinta e credibile ad agenda Monti, sono pronto a dare il mio apprezzamento, incoraggiamento e, se richiesto,della guida, e sono pronto ad assumere un giorno, se le circostanze lo volessero, responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento” ha aggiunto.

“Finora è stato chiesto ai cittadini di schierarsi per qualcuno per schierarsi contro qualcun altro”: “io non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee” ha aggiunto Monti sottolinando di “augurarsi” che “le idee, quelle che trovate nell’agenda possano essere condivise da una maffioranza”. “Non parlerei mai di una discesa in politica semmai di una salita in politica, abbiamo bisogno di politica più elevata”, ha aggiunto.

“La nostra agenda non è indirizzata al centro, non a destra e non a sinistra: è modestamente un’agenda erga omnes, chiunque trova titolo di interesse la consideri” ha detto il premier.

“Non distruggere ciò che con grandi sacrifici si è fatto”: questo è il primo punto del documento ‘cambiare l’Italia, riformare l’Europa:agenda per l’impegno comune’. Lo ha detto il premier Mario Monti nella conferenza stampa di fine anno.

“L’Italia è un Paese che può sorridere, perché ha risorse straordinarie” e “deve ritrovare quel tanto di fiducia che serve per fare più bambini: si sta autodistruggendo”. Lo ha detto il premier Mario Monti, aggiungendo che “l’agenda consiste nell’evitare pericolosissimi e illusioniostici passi indietro e deve andare avanti”.

‘Quella di togliere l’Imu è “una proposta bellissima e piena di attrattiva popolare”, ha spiegato ironicamente Mario Monti nella conferenza stampa parlando delle proposte di Berlusconi. “E’ bellissimo e allora io direi anche ridurre le tasse o reintrodure il concetto che le tasse significa mettere le mani nelle tasche degli italiani…Ma se si farà senza altre grandissime operazioni di politica economica, chi verrà al governo un anno dopo – e non dico dopo cinque anni – dovra mettere l’Imu doppia”.

“Il nuovo governo deve guardare soprattutto al lavoro ma con una prospettiva moderna e non nobilmente arcaica”. Lo ha detto il premier Mario Monti nella conferenza stampa di fine anno.

Il premier Mario Monti, nella conferenza stampa di fine anno, parlando di giustizia ha voluto esprimere “un concetto semplice: è meglio fare leggi ad nazionem e non ad personam”.

“Sulla giustizia, occorre un rafforzamento della disciplina del falso in bilancio, un ampliamento della disciplina sul voto di scambio, un trattamento in materia di prescrizione, una disciplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina sul conflitto d’interessi”. Lo ha detto il premier Mario Monti.

Da parte di Berlusconi c’é un “quadro di comprensione mentale che a me sfugge”, ieri ha detto che questo governo è stato un “disastro”, nei giorni scorsi mi ha offerto la leadership dei moderati.”A queste condizioni non posso accettare nessuna sua proposta” dice Monti.

Il premier ha “respinto in modo netto” le espressioni del leader del Pdl, Angelino Alfano secondo cui il governo sarebbe stato “cedevole verso una delle parti, il Pd”. Un’affermazione che Monti giudica “grave”. “Il nostro governo dal primo all’ultimo giorno si è ispirato doverosamente all’imparzialità”.

Dopo un anno di lavoro “posso dire che ‘emergenza finanziaria e’ superata, gli italiani possono di nuovo essere cittadini d’Europa a testa alta. Non abbiamo usato la strettoia degli aiuti dell’Ue e del Fondo Monetario”. Lo afferma Mario Monti nella conferenza di fine anno.

“Mi ero presentato qui con diversi dei miei colleghi il 4 dicembre 2011 a pochi giorni dell’insediamento: avevamo illustrato provvedimenti presi dal cdm e avevamo rappresentato il quadro periglioso nel quale si trovava il paese” dice Monti in apertura.

Un ringraziamento “molto intenso” al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che con la sua “intuizione” ha reso possibile questo Governo e per i suoi “discreti ma illuminanti consigli” è stato espresso dal premier.

Monti ha voluto ringraziare anche “il Parlamento, i presidenti del Senato Schifani e della Camera Fini” per questo anno di governo. “La nostra navigazione parlamentare – ha detto nella conferenza stampa di fine anno – era complessa, per la complessità dei provvedimenti e per la grande inesperienza politica e parlamentare di quasi tutti noi. Siamo stati, nel pieno rispetto delle norme e dei regolamenti, molto aiutati e di questo sono personalmente grato”.

“Per la crescita e l’equità ci vuole anche un salto di qualità nel modo in cui vediamo la donna” afferma il premier. “Un paese che non guarda al futuro non fa figli e senza figli non c’é futuro”, aggiunge auspicando una sempre più forte presenza delle donne nei centri decisionali. (ANSA)

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Roma, 23 dic. – (Adnkronos) – In principio è stato il ‘Salva Italia’. Anche se, cronologicamente, appartiene al 2011, l’anno economico comincia con il primo atto del Governo Monti, pietra miliare della politica economica dispiegata dall’esecutivo nel corso del 2012.

Se nell’autunno dell’anno scorso, l’Italia era a un passo dal ‘fiscal cliff’, la manovra che, per il suo impatto, è stata paragonata alla Finanziaria ‘lacrime e sangue’ del Governo Amato del ’92, quando pure si aggirava lo spettro del default, ha allontanato quel baratro gettando, al contempo, le fondamenta di quel percorso di riforme strutturali volte, nel disegno del Governo, a far ripartire il motore dello sviluppo del Paese.

Insomma, la ‘fase uno’ del rigore era intrinsecamente connessa alla ‘fase due’ della crescita: l’uno era il presupposto dell’altra. La priorità assoluta era la correzione dei conti. E, per questo, a tempo di record, a diciassette giorni dal proprio insediamento, il Governo ha messo in campo interventi il cui effetto netto è di 20,1 miliardi nel 2012, 21,3 miliardi nel 2013 e 21,4 miliardi nel 2014. Sul versante della spesa, il piatto forte è la riforma delle pensioni, mentre sul versante delle entrate, viene introdotta la tassa sui beni di lusso, messa a punto la manovra sull’Iva, e per combattere l’evasione l’obbligo di tracciabilità del contante scende da 2.500 a 1.000 euro.

Ma arriva, soprattutto, l’Imu, la tassa più temuta, che, prima di Natale, ha bruciato le ‘tredicesime’ di tanti italiani. E arriva, anche, la Tares, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, che scatterà il primo gennaio 2013. E’ una ”medicina amara”, ammette il Premier Mario Monti, che ripetutamente, anche nelle sedi internazionali, sottolinea il peso dei sacrifici che gli italiani si sono trovati a dover affrontare, ”sacrifici inevitabili perché lo Stato rischiava di non poter più pagare stipendi e pensioni”.

Ma la cura rischia di avere un impatto recessivo. Lo dice la Corte dei Conti, lo dice Bankitalia, sottolineandone la necessità e l’urgenza; lo riconosce lo stesso Monti ma, puntualizza, senza il sistema sarebbe scoppiato. Ma è proprio su questo, che, nel corso dei mesi, si appunteranno gli strali dell’opposizione e del fronte sindacale. Messi i conti in sicurezza, si delinea, intanto, la ‘road map’ per il varo delle misure per la crescita. In cima all’agenda, ci sono ora le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro.

I tempi sono stretti; ”non ci è dato lavorare con calma”, evidenzia Monti. Anche perché l’agenda italiana non può prescindere dalle scadenze europee e, infatti, ”l’asse logico dello sforzo è quello europeo”, contestualizza il Professore, la cui agenda, a riprova di ciò, è fitta di impegni internazionali. Ma c’è anche un altro aspetto che Monti tiene a sottolineare quando parla della ‘fase due’ e, cioè, quello di una politica di crescita che ”non fa molto uso di denaro pubblico ma fa molto uso di equità come leva”.

E così dopo il ‘Salva Italia’, arriva il ‘Cresci Italia’. E’ il 20 gennaio quando il Consiglio dei ministri vara il pacchetto di liberalizzazioni. Il governo punta ad aprire i mercati del gas, dell’energia elettrica, delle assicurazioni, delle banche, di ferrovie, autostrade e taxi; ad abbattere le barriere d’ingresso alle professioni di avvocati, notai, farmacie. Sono previste semplificazioni per le imprese e la class action per i consumatori.

L’obiettivo indicato da Monti è quello di scardinare una mentalità e una prassi, che hanno ingessato il Paese, in cui l’interesse particolare e corporativo prevale su quello generale. La reazione non si fa attendere, le categorie interessate insorgono. Protestano farmacisti, camionisti, taxisti. Ma Monti non sembra troppo sorpreso. Forse, proprio perché la sollevazione è generale, questo è il segno che i provvedimenti vanno nel verso giusto. E, soprattutto, al primo appuntamento dell’anno, l’Eurogruppo del 23 gennaio, il Governo italiano può presentarsi con un primo importante risultato in mano.

Ma l’iter parlamentare del provvedimento non sarà facile. Le lobbies partono all’assalto delle Commissioni di Camera e Senato. Piovono gli emendamenti, molte misure vengono riviste. I critici parlano di liberalizzazioni depotenziate, di marce indietro e arretramenti da parte del Governo. Monti assicura, invece, che l’impianto è stato salvaguardato: ”Il quantum di liberalizzazione non ha perso un grammo e ha acquistato in realismo e capacità di applicazione” nel corso dell’iter parlamentare.

Nel frattempo, un altro cantiere si è aperto: quello della riforma del mercato del lavoro. Il confronto con le parti sociali comincia a gennaio. Monti auspica ”buone soluzioni strutturali” nell’arco di un mese. Ma, intanto, sono alcune sue dichiarazioni sulla monotonia del posto fisso a sollevare un vespaio di polemiche. Non solo. Quando dice anche che non ci sono tabù neanche sull’articolo 18, si dischiude con nettezza quello che sarà il vero terreno di confronto, e di scontro, con i sindacati.

Per arrivare al traguardo del varo della riforma non sono sufficienti le quattro settimane inizialmente prospettate. Il cammino è ben più lungo e accidentato e il ddl viene varato prima della partenza di Monti per il lungo viaggio in Estremo Oriente i primi di aprile. Il clima è surriscaldato come dimostra il giudizio tranchant di Emma Marcegaglia che, in un’intervista al Financial Times, parla di ”testo pessimo” della riforma. Ma resta una carta che Monti può giocare per attrarre gli investitori internazionali.

In estate, la seconda riforma targata Fornero è legge. Cambiano i contratti d’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con l’apprendistato che punta a diventare il canale principale d’assunzione da parte delle imprese. Cambia l’articolo 18: nei licenziamenti disciplinari il reintegro in caso di recesso illegittimo dovrà essere deciso dal giudice non più in base alla legge, ma alle “tipizzazioni” contenute nei contratti collettivi e nei codici disciplinari. Il reintegro in caso di licenziamento economico illegittimo scatta solo nel caso di “manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento”.

Cambiano gli ammortizzatori sociali: dal 1° gennaio 2013 arriva l’Aspi, che prevede l’erogazione di un’indennità mensile ai lavoratori dipendenti del settore privato. Dopo il ‘Salva Italia’ e il ‘Cresci Italia’, arriva anche il ‘Semplifica Italia’, cui seguira’, ad ottobre, un secondo step in materia di semplificazioni. La Pa diventa digitale con oltre sette milioni di procedure anagrafiche che iniziano e si concludono interamente on line. Con un clik oggi si possono pagare multe, rette delle mense scolastiche, ticket sanitari. La carta d’identità scade in corrispondenza del compleanno. Si accorciano i tempi per il rinnovo della patente, il rilascio del titolo di studio, le agevolazioni per i disabili.