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Mondo: Fmi, Cresce il peso dell’euro

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A otto anni dalla sua introduzione l’euro è “riuscito a qualificarsi come la seconda moneta più importante e solida a livello internazionale, realizzando un grande successo dal punto di vista tecnico”. Tuttavia, per acquisire un’influenza ancora più vasta, posizionandosi come vera “moneta di scambio globale al di là delle immediate vicinanze della eurozona”, l’euro dovrà affrontare nuove sfide. E’ questa la valutazione contenuta in un’analisi del Fondo monetario internazionale pubblicata sulla rivista specializzata interna “Finance & development”. Secondo lo studio, la “preminenza acquisita dall’euro è fuori discussione e, nonostante la Banca centrale europea non stia attivamente cercando di promuoverne l’uso all’estero, il suo ruolo continua a crescere”. Facendo il punto dell’attuale utilizzo dell’euro, la ricerca osserva come la moneta del Vecchio Continente ha registrato i progressi più ampi nel campo delle transazioni finanziarie internazionali, ma non nei commerci. A livello globale-ufficiale, l’euro è oggi usato come moneta-ancora da un terzo dei Paesi del mondo, tra cui gli Stati africani di lingua francese e altri aspiranti membri dell’Ue, mentre due terzi dei Paesi continuano a utilizzare il dollaro. Ma l’euro ha sorpassato il dollaro come moneta principale per l’emissione di obbligazioni internazionali. Per quanto riguarda i mercati finanziari, l’euro risulta la seconda moneta dopo il dollaro e l’abbinata dollaro-euro è la più usata negli scambi. Ma per estendere i suoi confini di influenza, sostiene il rapporto, l’euro deve superare ancora una serie di scogli. Anzitutto è necessaria una crescita economica di Eurolandia che attragga investimenti; i mercati finanziari europei devono quindi integrarsi compiutamente, rimuovendo barriere regolamentari e di movimenti; sarebbe importante inoltre che l’Europa aumentasse la sua capacità di parlare con una voce sola nell’arena internazionale, anche su temi finanziari. A dare un’impronta decisiva al futuro dell’euro sarà anche, predice l’analisi, il possibile futuro riequilibrio del risparmio e degli investimenti globali: “Un improvviso allontanamento dai beni Usa nelle preferenze dei portafogli internazionali potrebbe a esempio indurre una forte discesa del dollaro e spingere l’uso dell’euro”.