Le Borse si spingono in avanti nell’ultima seduta della settimana che sancisce l’inizio ufficiale della stagione delle trimestrali societarie Usa con le big della finanza di Wall Street che riporteranno per prime i conti fiscali del secondo trimestre. Gli investitori mettono per il momento da parte i timori associati alla recente escalation della guerra commerciale tra le due maggiori potenze economiche mondiali, Usa e Cina.
Mentre l’azionario guadagna terreno, sul Forex la sterlina paga caro i commenti critici di Donald Trump nel confronto della strategia sulla Brexit del governo inglese, giudicata troppo morbida. Il presidente Usa ha minacciato Theresa May, dicendo che se manterrà una politica così accomodante con l’Unione Europea e non spezzerà i rapporti, allora gli accordi commerciali con gli Stati Uniti rischiano di saltare..
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Complice l’attacco di Trump a May che rischia di aprire una crisi diplomatica tra Usa e UK e che indebolisce il governo dei conservatori proprio in uno dei momenti più delicati, la sterlina perde lo 0,6% con la divisa britannica che scambia a $1,315: è il valore più basso da inizio mese.
Rispetto all’euro, debole anch’esso, cede lo 0,2% e ora vale 1,129 euro. La moneta unica lascia lo 0,4% sul terreno nei confronti del dollaro, scendendo ai minimi di due settimane. Questo permette alle Borse europee di avanzare come il FTSE inglese. Ftse MIB, DAX e CAC guadagnano circa mezzo punto percentuale.
Complice l’attacco di Trump a May che rischia di aprire una crisi diplomatica tra Usa e UK e che indebolisce il governo dei conservatori proprio in uno dei momenti più delicati, in piena fase di negoziati sulla Brexit, la sterlina perde lo 0,6% con la divisa britannica che scambia a $1,315: è il valore più basso da inizio mese.
Rispetto all’euro, debole anch’esso, cede lo 0,2% e ora vale 1,129 euro. La moneta unica lascia lo 0,4% sul terreno nei confronti del dollaro, scendendo ai minimi di due settimane. Questo permette alle Borse europee di avanzare come il FTSE inglese. Ftse MIB, DAX e CAC guadagnano circa mezzo punto percentuale.
A Piazza Affari sono ben impostate le azioni delle banche. FCA alza la testa e segna un +0,8%, dopo la debolezza della vigilia. Corrono inoltre le Ferrari (+1,5%), mentre Telecom non riesce a riscattarsi dal calo delle ultime settimane: le azioni oscillano attorno alla parità. Fuori dal paniere principale sono in evidenza le Carige (+3%), nell’attesa di sviluppi sul futuro della banca dopo il terremoto tra i soci e le dimissioni di presidente e alcuni consiglieri. Vanno bene anche le Unieuro (+2,4%) e le Cucinelli, sull’onda dei conti del secondo trimestre.
Tra le materie prime, il petrolio è fiacco: il contratto Wti, future americano con consegna a settembre, cede lo 0,22% attestandosi a 69,2 dollari al barile.
In attesa delle trimestrali delle grandi banche Usa che si aprono oggi con JP Morgan, Wells Fargo e Citigroup, i trader mostrano di avere apprezzato i dati cinesi sulla bilancia commerciale, che per adesso non ha risentito dell’effetto dazi. Nonostante le nuove tariffe già scattate diverse settimane fa su acciaio e alluminio, a giugno le esportazioni cinesi sono aumentate dell’11,3% rispetto all’anno precedente, anche se hanno mostrato un leggero calo rispetto alla performance di maggio. Il surplus commerciale globale del Paese asiatico è cresciuto in modo netto attestandosi a $41,6 miliardi.
Grazie a ricavi da attività di trading molto più elevati del previsto, JP Morgan Chase ha sorpreso in positivo Wall Street. Dando il via ufficiale alla stagione delle trimestrali nel migliore dei modi, la banca Usa ha riportato un utile netto superiore alle previsioni nel secondo trimestre. Anche il fatturato è stato più alto delle stime.
I profitti di JP Morgan sono aumentati a $8,32 miliardi (2,29 dollari per azione) lo scorso trimestre, dai 7,03 miliardi di un anno prima (EPS pari a 1,82 dollari). Gli analisti puntavano in media su un risultato di 2,22 dollari per azione, stando a quanto riferito da Thomson Reuters. Il fatturato si è ampliato del 6,5% a quota $28,39 miliardi, facendo anche in questo caso meglio delle stime che erano per un valore di $27,36 miliardi. Gli introiti provenienti dalle attività di trading nell’azionario hanno fatto un balzo del 24%, mentre quelle derivati dall’obbligazionario sono cresciute del +7%.
Grazie a ricavi da attività di trading molto più elevati del previsto, JP Morgan Chase ha sorpreso in positivo Wall Street. Dando il via ufficiale alla stagione delle trimestrali nel migliore dei modi, la banca Usa ha riportato un utile netto superiore alle previsioni nel secondo trimestre. Anche il fatturato è stato più alto delle stime.
Il titolo guadagna lo 0,8% nel pre-Borsa, posizionandosi in area 107,70 dollari, sopra i 106,85 della chiusura di ieri.
Dopo i rialzi della viglia oggi Wall Street sembra intenzionata a prendersi una pausa di riflessione. Nonostante gli utili e i ricavi migliori del previsto registrati da JP Morgan nel secondo trimestre, gli investitori non se la sentono di comprare titoli azionari e il Dow Jones, stando all’andamento dei future nel pre-mercato, dovrebbe aprire in calo di 10 punti. Ieri ha guadagnato lo 0,9% (+224 punti). Se anche i conti fiscali di Wells Fargo e Citigroup batteranno le attese dei mercati, la Borsa Usa potrebbe trovare la forza di allungare.
La debolezza delle attività creditizie ha pesato sui conti fiscali di Citigroup, il cui fatturato ha deluso le attese nel secondo trimestre. La banca americana ha registrato tuttavia un utile per azione superiore alle stime. I profitti si sono attestati infatti a 1,63 dollari per azione contro l’EPS di $1,56 su cui puntavano in media gli analisti interpellati da Thomson Reuters. I ricavi sono stati pari a 18,469 miliardi di dollari, meno dei 18,512 miliardi previsti da Wall Street.
In seguito alla pubblicazione dei risultati, che ha visto il fatturato espandersi del 2% su base annuale, il titolo della banca perde l’1% nel pre-borsa. I ricavi derivanti dalle attività di corporate-lending si sono contratti del 20% e questo ha controbilanciato la buona prova dei settori clientela istituzionale e global consumer banking.
I contratti sull’indice S&P 500 e sugli altri indici della Borsa Usa hanno iniziato a indebolirsi dopo la pubblicazione delle cifre macro cinesi che hanno mostrato un ampliamento su livelli record del surplus commerciale della Cina con gli Stati Uniti. La paura dei mercati è che i dati offriranno una scusa a Donald Trump per rincarare la dose e sferrare un nuovo attacco nella guerra a colpi di dazi tra le due principali economie al mondo, fenomeno che rischia seriamente di compromettere la ripresa globale.
In calo l’incidenza degli NPL sul totale dei finanziamenti erogati dalle banche. Lo indica Bankitalia nel Bollettino mensile di luglio: nei primi tre mesi del 2018 il flusso dei nuovi crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti, al netto dei fattori stagionali e in ragione d’anno, è sceso all’1,7%.
Il Ftse MIB ha chiuso in progresso dello 0,47%. Il listino Ftse 100 ha terminato in area 7.661,87 punti, in rialzo dello 0,14% rispetto alla seduta di ieri. La Borsa di Francoforte ha guadagnato lo 0,38% a 12.540,73 punti, mentre la piazza di Parigi si è attestata a 5.429,20 punti, per un computo positivo di +0,43%.
Sul mercato valutario, l’euro scivola ai minimi di otto sedute oggi, con i numeri dell’inflazione Usa pubblicati ieri che hanno aumentato le chance di un rialzo dei tassi di interesse in America. Ad aiutare il dollaro americano è anche il calmierarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
La moneta unica da parte sua è penalizzata dai verbali della Bce pubblicati ieri, da cui è emerso che i membri del board rimangono favorevoli a politiche accomodanti e che ci vorrà ancora molto tempo prima di arrivare a una normalizzazione della strategia. L’euro è sceso a quota $1,1627 dollari in mattina, mente il Dollar Index – che misura l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di valute rivali, sfiora i massimi di dieci giorni.