Azionario positivo e dollaro negativo dopo la decisione scontata della Fed di alzare i tassi. Il mercato dei Bond, specie in Usa, si aspettava dalla Fed un incremento del numero del rialzi dei tassi di interesse previsti quest’anno, ed è per questo motivo che i rendimenti dei Treasuries sono scesi e i prezzi saliti. L’andamento, spiega Ian Shepherdson, chief economist di Pantheon Macro, “rispecchia il livello al quale un numero nutrito di investitori nell’obbligazionario anticipava un tono più da falco” da parte della banca centrale americana. Bisognerà aspettare giugno per vedere l’aggiunta di una stretta monetaria nel 2017, sempre che i dati sul mercato del lavoro continueranno a migliorare e se dal fronte fiscale da Washington sarà fatta maggiore chiarezza. Proprio oggi Donald Trump ha presentato il suo primo programma di bilancio.
Rientrano le tensioni per l’esito delle elezioni in Olanda, che hanno visto spuntarla il candidato europeista, il premier uscente Mark Rutte. Respinta la minaccia populista eurofobica che in caso di trionfo avrebbe creato un pericoloso precedente in Europa consegnando la vittoria in mano a una forza oltretutto isolazionista. Detto questo Geert Wilders si è comunque assicurato 20 seggi e anche se non salirà sulla poltrona di primo ministro, lui e il suo partito giocheranno un ruolo politico importante.
Lasciate qui sotto commenti, news e rumor dalle sale operative, consigli, strategie di investimento, le vostre esperienze e tutto quello che vi passa per la testa. Tutti gli aggiornamenti di borsa sul LIVE BLOG (SOTTO), con flash di notizie e grafici.
Il Liveblog è terminato
Piazza Affari scambia in rialzo dello 0,24%. Sul fronte dei ribassi, si segnala il calo del 4% di Ferragamo, dopo i risultati. Per il 2017 in corso l’azienda del lusso si aspetta un anno di transizione.
Gli analisti di Equita SIM restano “moderatamente fiduciosi sul rilancio”. Tuttavia, con un rapporto P/E aggregato nel 2018 pari a 21,6 volte contro il tasso di 19 dei concorrenti, la SIM non vede spazio per ulteriore re-rating e “ci sembrerebbe prematuro un maggiore ottimismo sulle stime, in attesa di segnali concreti sull’accelerazione delle vendite e di maggiore visibilità sull’aumento della base costi”.
In Europa Volkswagen cede lo 0,6% circa dopo che Audi ha annunciato che i procuratori stanno indagando sulle sue licenze in Germania. La casa automobilistica sta collaborando con le autorità, ma non ha fornito dettagli ulteriori sull’oggetto esatto delle indagini.
Positive o poco mosse le Borse europee principali con il Dax di Francoforte in progresso dello 0,1% e il paniere Cac40 di Parigi che apre piatto. In progresso dello 0,2% invece la borsa di Londra. Bene la Borsa di Madrid (Ibex +0,14%).
Buono l’andamento del settore bancario in Europa, con i gruppi del settore che dovrebbero trarre vantaggio dal rialzo dei tassi che verrà annunciato oggi alle 19 italiane dalla Federal Reserve. Un aumento del costo del denaro gioverà infatti alla redditività delle banche, ormai per troppo tempo penalizzata da interessi ultra bassi.
La compagnia francese Zodiac Aerospace paga il profit warning lanciato ieri dopo la chiusura dei mercati. Il titolo, in calo di più del -12%, è il peggiore della seduta per ora in Europa. L’azienda, che il gruppo di motori Safran sta cercando di acquistare, ha fatto sapere di stimare un calo del 10% dell’utile operativo per l’esercizio in corso e non più un aumento del 10-20% come annunciato in precedenza.
L’agenzia di rating Fitch ha migliorato l’outlook di Tenaris, che passa a positivo da stabile. Confermato il rating “A-” sulla qualità del credito della società energetica italiana. I titoli sono tra i migliori di seduta a Piazza Affari con un rialzo dell’1,3% al momento. Il listino principale dell’azionario italiano, il Ftse MIB, guadagna lo 0,57% a quota 19.649,36 punti.
L’agenzia di rating Fitch ha migliorato l’outlook di Tenaris, che passa a positivo da stabile. Confermato il rating “A-” sulla qualità del credito della società energetica italiana. I titoli sono tra i migliori di seduta a Piazza Affari con un rialzo dell’1,3% al momento. Nel frattempo il listino principale dell’azionario italiano, il Ftse MIB, guadagna lo 0,57% a quota 19.649,36 punti.
Risultati 2016 nel complesso sotto le attese per Astaldi. Il titolo, che fa un balzo dell’1,75% stamani, è “correttamente valutato”, secondo gli analisti di Equita SIM. Il fatturato è stato pari a 3,004 milioni, in progresso del +5% su base annuale e in linea con le previsioni. L’EBIT si è attestato a 317 milioni, il +15% in più dell’anno precedente e a fronte dei 318 milioni attesi (EBIT margin 12,6%). L’utile netto è risultato invece inferiore del 10% al 2015, facendo registrare una cifra di 72,5 milioni contro i 80,5 milioni previsti.
“Astaldi ha riportato risultati operativi allineati alle attese aiutati però da un maggior contributo delle concessioni il cui contributo in termini di equity è registrato sopra l’EBITDA. L’EBIT delle costruzioni è stato infatti pari a 229 milioni, +3% YoY contro 245 milioni attesi equivalenti ad un margine del 7,7% contro 8,2% atteso”, commenta nella sua nota giornaliera la SIM.
Sugli utili hanno inciso oneri finanziari superiori alle attese, secondo gli analisti. “La generazione di cassa si è sostanzialmente alienata alle nostre aspettative scontando però maggiori crediti su minimi garantiti e semi equity nelle concessioni”, dice sempre la SIM.
Tod’s si muove in controtendenza cedendo lo 0,43% al momento dopo aver riportato conti in rosso e un EBITDA sopra le attese nel 2016. “Il risparmio costi supporta la visibilità nel breve ma mancano ancora evidenze sul ritorno alla crescita della top line”, osservano gli analisti di Equita SIM.
Rimbalza il petrolio, con il contratto Wti in rialzo dell’1,53% a quota 48,45 dollari al barile. Le scorte di greggio Usa sono calate di 531 mila unità la settimana scorsa secondo i dati dell’API. La produzione dell’Arabia Saudita intanto è però cresciuta sopra i 10 milioni di barili al giorno, anche se il Regno del Golfo sostiene che l’aumento sia dovuto a fini di scorte domestiche e che i barili non sono destinati al mercato internazionale.
Rimbalza il petrolio, con il contratto Wti in rialzo dell’1,53% a quota 48,45 dollari al barile. Le scorte di greggio Usa sono calate di 531 mila unità la settimana scorsa secondo i dati dell’API. La produzione dell’Arabia Saudita intanto è però cresciuta sopra i 10 milioni di barili al giorno, anche se il Regno del Golfo sostiene che l’aumento sia dovuto a fini di scorte domestiche e che i barili non sono destinati al mercato internazionale.
Le autorità saudite sono determinate a stabilizzare il mercato del petrolio, ma intanto i prezzi sono crollati in un mese di tempo, scendendo in area $48 al barile dai 55 dollari circa di metà febbraio. Nell’ultima anno, tuttavia, il future sul Brent e in rialzo di oltre il 30%. Il ministro iraniano del Petrolio ha detto di aspettarsi prezzi stabili “negli anni a venire”.
Le autorità saudite sono determinate a stabilizzare il mercato del petrolio, ma intanto i prezzi sono crollati in un mese di tempo, scendendo in area $48 al barile dai 55 dollari circa di metà febbraio. Nell’ultima anno, tuttavia, il future sul Brent e in rialzo di oltre il 30%.
Rimbalza il petrolio, con il contratto Wti in rialzo dell’1,53% a quota 48,45 dollari al barile. Le scorte di greggio Usa sono calate di 531 mila unità la settimana scorsa secondo i dati dell’API. La produzione dell’Arabia Saudita intanto è però cresciuta sopra i 10 milioni di barili al giorno, anche se il Regno del Golfo sostiene che l’aumento sia dovuto a fini di scorte domestiche e che i barili non sono destinati al mercato internazionale.
Le autorità saudite sono determinate a stabilizzare il mercato del petrolio, ma intanto i prezzi sono crollati in un mese di tempo, scendendo in area $48 al barile dai 55 dollari circa di metà febbraio. Nell’ultima anno, tuttavia, il future sul Brent e in rialzo di oltre il 30%. Il ministro iraniano del Petrolio ha detto di aspettarsi prezzi stabili “negli anni a venire”.
Restando in ambito di materie prime, i prezzi dell’oro stanno salendo oggi, favoriti dall’incertezza legata all’esito delle elezioni in Olanda.
In Europa Volkswagen cede lo 0,6% circa dopo che Audi ha annunciato che i procuratori stanno indagando sulle sue licenze in Germania. Le case e gli uffici dei vertici di Audi sono stati perquisiti dalla polizia tedesca nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo dieselgate.
La casa automobilistica sta collaborando con le autorità, ma non ha fornito dettagli ulteriori sull’oggetto esatto delle indagini. Il Ceo di Audi dovrà affrontare la questione oggi stesso, quando prenderà la parola durante la conferenza annuale del gruppo.
Settore auto in primo piano con FCA che corre a Piazza Affari dopo l’apertura del Ceo di Volkswagen a un’eventuale alleanza che si concretizzerebbe in un’acquisto da parte della prima casa tedesca del gruppo italo americano.
Il CEO Mathias Mueller ha dichiarato che non è mai stata esclusa una fusione con altri costruttori. Si tratta di un’apertura innegabile rispetto a quanto dichiarato recentemente durante il Salone internazionale dell’automobile Ginevra (non era stato espresso alcun interesse, avendo il gruppo altri problemi da risolvere, vedi dieselgate).
Gli analisti di Equita SIM restano dell’idea che “dopo il deal PSA-Opel il risiko sia stato avviato. In ogni caso non ci aspettiamo niente nel breve in quanto VW deve ancora risolvere tutti i problemi del dieselgate e FCA fare chiarezza sull’indagine dell’EPA”.
Intanto Renault cede più del 2% in Borsa dopo che la casa automobilistica francese è sospettata anch’essa di aver truccato i test sulle emissioni inquinanti. Secondo i documenti ottenuti dal quotidiano Liberation i modelli Renault Captur e Clio IV oltrepasserebbero la soglia del regolamento sulle emissioni. Il gruppo avrebbe istallato dei “dispositivi fraudolenti” allo scopo di falsificare i test sulle emissioni dei suoi motori, secondo un processo verbale della gendarmeria di Bercy citata dal giornale oggi.
La casa automobilistica francese avrebbe “ingannato i consumatori sui controlli effettuati e in particolare sul controllo dell’omologazione sulle emissioni inquinanti”: così recita un documento che porta la data di novembre della Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi (DGCCRF).
La Borsa di Londra è sostenuta dagli ultimi dati sul mercato del lavoro positivi. Il tasso di disoccupazione nel Regno Unito è sceso di 31 mila unità a quota 1,584 milioni nei tre mesi conclusisi in gennaio, portando la percentuale di senza lavoro al 4,7% del totale della forza lavoro. Si tratta del livello più basso dal 1975.
Il debito pubblico italiano è cresciuto nuovamente in gennaio, di 32,7 miliardi a 2.250,4 miliardi di euro.
Nel suo ultimo report l’AIE, l’agenzia internazionale dell’Energia, ha invitato alla cautela sul petrolio, avvertendo del fatto che il mercato deve ancora fare i conti con un’offerta in eccesso, ma che gli accordi presi dall’Opec per tagliare la produzione sono stati rispettati nel 98% dei casi nei primi due mesi di vita dell’accordo.
L’Aie, nell’avvertire che la volatilità è destinata a continuare e che la domanda a scendere nel 2017, stima che il tasso scenderà al 90% in febbraio, senza però compromettere l’intesa di Vienna. I produttori di petrolio dovranno vedersela con una domanda in calo dagli 1,6 milioni di barili al giorno dell’anno scorso agli 1,4 milioni di quest’anno.
Nel suo ultimo report l’AIE, l’agenzia internazionale dell’Energia, ha invitato alla cautela sul petrolio, avvertendo del fatto che il mercato deve ancora fare i conti con un’offerta in eccesso, ma che gli accordi presi dall’Opec per tagliare la produzione sono stati rispettati nel 98% dei casi nei primi due mesi di vita dell’accordo.
L’Aie, nell’avvertire che la volatilità è destinata a continuare e che la domanda a scendere nel 2017, stima che il tasso scenderà al 90% in febbraio, senza però compromettere l’intesa di Vienna. I produttori di petrolio dovranno vedersela con una domanda in calo dagli 1,6 milioni di barili al giorno dell’anno scorso agli 1,4 milioni di quest’anno.
Gli investitori non prendono grossi rischi in attesa di conoscere l’esito della riunione della Federal Reserve di questa sera e prima di sapere chi uscirà vittorioso dalle elezioni in Olanda.
Il chief economist della Bce, nonché membro del direttorio, Peter Praet sostiene che la crescita economica sia solida e diffusa in area euro. Detto questo, le pressioni inflative rimangono sotto controllo e non c’è da preoccuparsi per un ritorno troppo repentino dell’inflazione.
Oltre a tranquillizzare con queste parole la Germania e i falchi dell’area che vorrebbero un rialzo dei tassi e un tapering dei piani ultra accomodanti prima possibile, Praet ha anche fatto sapere che anche se l’Europa si trova in una situazione completamente diversa rispetto agli Stati Uniti, la Bce rileva chiari segnali di una “economia globale sincronizzata”.
Il chief economist della Bce, nonché membro del direttorio, Peter Praet sostiene che la crescita economica sia solida e diffusa in area euro. Detto questo, le pressioni inflative rimangono sotto controllo e non c’è da preoccuparsi per un ritorno troppo repentino dell’inflazione.
Oltre a tranquillizzare con queste parole la Germania e i falchi dell’area che vorrebbero un rialzo dei tassi e un tapering dei piani ultra accomodanti il prima possibile, Praet ha anche fatto sapere che anche se l’Europa si trova in una situazione completamente diversa rispetto agli Stati Uniti, la Bce rileva chiari segnali di una “economia globale sincronizzata”.
Il premier cinese Li Keqiang ha detto che il suo paese non ha intenzione di lanciarsi in una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Durante la cerimonia conclusiva del Congresso del suo Partito ha incoraggiato anzi i due Stati a stringere rapporti più stretti, anziché farsi battaglia.
Sul mercato obbligazionario, il rendimento decennale del Btp italiano scambia in area 2,36% non troppo distante dai livelli registrati ieri. Lo Spread tra Btp e Bund quota 190 punti base questa mattina.
I future sul mercato azionario americano fanno presagire un avvio fiacco per i listini Usa nella giornata della Fed.
Sul fronte macro nessuna grande novità dagli Usa, con le vendite al dettaglio e l’inflazione che registrano risultati in linea con le previsioni. Per convincere la Fed a rimandare il rialzo dei tassi ci sarebbe voluto ben altro.
L’indice CPI Core è salito del 2,2% su base annuale dopo il +2,3% di gennaio, come da attese. Le vendite al dettaglio sono cresciute dello 0,1% anziché dello 0,2% previsto. Sui mercati il dollaro Usa è in lieve rafforzamento, mentre i future sui principali indici di Borsa indicano che l’avvio sarà sonnolento a Wall Street.
Wall Street apre in rialzo la seduta che sarà segnata dalla decisione della Fed sui tassi. Ecco la prova dei tre indici principali di Borsa in avvio: S&P 500 +5 punti a quota 2.370, Dow +36 punti in area 20.874, Nasdaq +12 punti a quota 5.869. I rendimenti sui Treasuries Usa decennali sono in flessione di due punti base al 2,58%.
Secondo JP Morgan la Fed alzerà i tassi quattro volte quest’anno e non tre come previsto. Mohamed El-Erian di Allianz stima che la banca centrale, alla luce degli ultimi dati su lavoro, Pil e inflazione, imporrà almeno tre strette monetarie nel 2017.
Dopo otto sedute consecutive in calo, il petrolio rimbalza.
I titoli di Twitter sono in calo oggi, dopo che alcuni hacker turchi sono riusciti a infiltrarsi negli account della piattaforma di microblogging e mandare messaggi offensivi.
Continua il movimento al rialzo del listino italiano Ftse MIB.
La fiducia dei costruttori di case è salita ai massimi in 12 anni di tempo negli Stati Uniti, alimentata dalle speranze di una de-regulation nel settore a opera dell’amministrazione Trump. L’indice della fiducia nel mercato delle nuove case monofamiliari misurato dalla National Association of Home Builders e Wells Fargo è balzato di sei punti a quota 71. Sono i massimi da giugno 2005, il picco toccato prima dello scoppio della crisi dei mutui subprime.
“I costruttori sono ottimisti per le misure del presidente Trump sulla riforma di de-regulation del settore, in particolare dopo il suo ordine esecutivo per rescindere o rivedere le norme Usa sulle licenze edili”, ha osservato il presidente di NAHB Granger MacDonald.
Dopo Goldman Sachs, che ha tagliato a Neutral il giudizio sull’azionario Usa nei prossimi tre mesi, anche un altro analista molto seguito dai trader prevede che le Borse si prenderanno una pausa. Sebbene sia ottimista sull’azionario del Giappone, sul quale consiglia di assumere posizioni lunghe quando sarà raggiunta quota 16.750 (indice Nikkei), il guru dei mercati Dennis Gartman, la cui newsletter finanziaria mattutina è tra le più lette a Wall Street, si dice pronto a shortare i mercati industrializzati di tutto il mondo. non appena si concluderà la riunione della Fed di stasera.
Tra gli altri mercati il calo inaspettato delle scorte di greggio settimanali aiuta i prezzi del petrolio che continuano a salire di prezzo in quella che è la prima seduta in rialzo dopo otto cali consecutivi. Il future sul Brent londinese guadagna l’1,1% sull’Ice, riportandosi a 51,49 dollari al barile, mentre il derivato sul Wti americano passa di mano a 48,29 dollari (+1,18%).
L’AIE ha annunciato che le scorte di petrolio settimanali negli Stati Uniti hanno mostrato un calo di 237 mila barili a fronte di stime che erano in media per un incremento di 3,71 milioni di barili e rispetto a una crescita di 8,2 milioni di barili nella rilevazione precedente.
Sul valutario Il tasso di cambio euro dollaro scambia in area $1,063. Il dollaro si muove in un margine ristretto, tenendosi sotto i massimi toccati di recente a poche ore dal riunione della Fed. Dal momento che la stretta monetaria è data per cosa fatta dai mercati, l’attenzione degli operatori sono rivolte alle indicazioni che l’istituto centrale Usa fornirà in merito al ritmo dei rialzi nel corso del 2017.
Piazza Affari chiude in deciso rialzo, affermandosi come la migliore in Europa. Il FtseMib guadagna l’1,21%. Vola Leonardo, dopo essere tornata al dividendo dopo 6 anni, insieme a Unipol e CNH. Positivi i bancari e i titoli legati all’energia, in scia ai corsi del greggio. Pochi i titoli negativi del listino, tra cui Ferragamo, Yoox e Mediaset.
In rialzo nel giorno X della Fed anche le altre piazze finanziarie europee. L’indice paneuropeo EuroStoxx 50 ha chiuso le contrattazioni con un progresso dello 0,32%. Crolla E.On. dopo i conti di bilancio del 2016. In calo anche Volkswagen, per la quale lo scandalo dieselgate non è ancora finito, viste le indagini e perquisizioni che hanno coinvolto al controllata Audi in Germania. In forte rialzo invece Schneider Electric, Banco Santabnder, Adidas e i titoli del settore energetico, favoriti dal rimbalzo del petrolio.
Come ampiamente previsto dal mercato la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base allo 0,75-1%. Del board di politica monetaria solo l’esponente Kashkari ha dissentito. È la prima volta dal 2006 che la banca centrale americana impone una duplice stretta monetaria in tre mesi. La banca centrale ha fatto notare che l’inflazione è vicina all’obiettivo “simmetrico” e che il mercato del lavoro si sta rafforzando. I dati sulle assunzioni sono stati definiti “solidi”. Il problema riguarda piuttosto i salari orari e quanto questa persistente debolezza del trend potrebbe influire sui consumi, ma il comitato di politica monetarie sembra voler soprassedere e concentrarsi su altri dati macro. La Fed vede un tasso di disoccupazione al 4,7%. In dicembre era visto al 4,8%.
A giudicare dalla mediana delle previsioni della Fed, la banca vede tre o più rialzi dei tassi quest’anno. I future sui Fed Funds prezzano solo un altro rialzo dei tassi quest’anno, a settembre 2017, ma alcuni analisti come quelli di JOP Morgan e Mohamed El-Erian di Allianz puntano su almeno 3-4 strette monetarie. Al momento sui mercati l’indice S&P 500 guadagna terreno, prendendo slancio. Prima della decisione faceva +0,35% ora fa +0,66%. Il rendimento del decennale del Tesoro scambia in calo di 3 punti base al 2,57%, mentre quello a 2 anni rende l’1,33% (meno 4 punti base) e quello sul cinque anni perde 9 punti base al 2,51%. Sul valutario il dollaro Usa perde lo 0,34% contro un paniere di valute rivali.
Come ampiamente previsto dal mercato la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base allo 0,75-1%. Del board di politica monetaria solo l’esponente Kashkari ha dissentito. È la prima volta dal 2006 che la banca centrale americana impone una duplice stretta monetaria in tre mesi. La banca centrale ha fatto notare che l’inflazione è vicina all’obiettivo “simmetrico” e che il mercato del lavoro si sta rafforzando. I dati sulle assunzioni sono stati definiti “solidi”. Il problema riguarda piuttosto i salari orari e quanto questa persistente debolezza del trend potrebbe influire sui consumi, ma il comitato di politica monetarie sembra voler soprassedere e concentrarsi su altri dati macro. La Fed vede un tasso di disoccupazione al 4,7%. In dicembre era visto al 4,8%.
A giudicare dalla mediana delle previsioni della Fed, la banca vede tre o più rialzi dei tassi quest’anno. I future sui Fed Funds prezzano solo un altro rialzo dei tassi quest’anno, a settembre 2017, ma alcuni analisti come quelli di JOP Morgan e Mohamed El-Erian di Allianz puntano su almeno 3-4 strette monetarie. Al momento sui mercati l’indice S&P 500 guadagna terreno, prendendo slancio. Prima della decisione faceva +0,35% ora fa +0,66%. Il rendimento del decennale del Tesoro scambia in calo di 3 punti base al 2,57%, mentre quello a 2 anni rende l’1,33% (meno 4 punti base) e quello sul cinque anni perde 9 punti base al 2,51%. Sul valutario il dollaro Usa perde lo 0,34% contro un paniere di valute rivali.
Lo schermo dei dot plot della Fed, cruciale per stabilire le prossime strategie di politica monetaria della Fed, somiglia molto a quello di dicembre. Si tratta delle proiezioni dei 16 membri del FOMC e aiuta a comprendere cosa pensa la Fed della situazione futura.
Come ampiamente previsto dal mercato la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base allo 0,75-1%. Del board di politica monetaria solo l’esponente Kashkari ha dissentito. È la prima volta dal 2006 che la banca centrale americana impone una duplice stretta monetaria in tre mesi. La banca centrale ha fatto notare che l’inflazione è vicina all’obiettivo “simmetrico” e che il mercato del lavoro si sta rafforzando. I dati sulle assunzioni sono stati definiti “solidi”. Il problema riguarda piuttosto i salari orari e quanto questa persistente debolezza del trend potrebbe influire sui consumi, ma il comitato di politica monetarie sembra voler soprassedere e concentrarsi su altri dati macro. La Fed vede un tasso di disoccupazione al 4,7%. In dicembre era visto al 4,8%.
A giudicare dalla mediana delle previsioni della Fed, la banca vede tre o più rialzi dei tassi quest’anno. I future sui Fed Funds prezzano solo un altro rialzo dei tassi quest’anno, a settembre 2017, ma alcuni analisti come quelli di JOP Morgan e Mohamed El-Erian di Allianz puntano su almeno 3-4 strette monetarie. Al momento sui mercati l’indice S&P 500 guadagna terreno, prendendo slancio. Prima della decisione faceva +0,35% ora fa +0,66%. Il rendimento del decennale del Tesoro scambia in calo di 3 punti base al 2,57%, mentre quello a 2 anni rende l’1,33% (meno 4 punti base) e quello sul cinque anni perde 9 punti base al 2,51%.
Dopo aver corso in attesa dell’ufficializzazione di una decisione pressoché scontata al 100% dai mercati, l’indice settoriale bancario Usa ha visto ridotti i guadagni dopo che la Fed ha agito e ha portato i tassi al livello di 0,75%-1%. Un aumento dei tassi si dovrebbe tradurre in un incremento della redditività per le banche.
I titoli del settore sono stati, senza grandi sorprese, i grandi vincitori in Borsa da quando la Fed ha iniziato a imporre strette monetarie, ma il comparto è stato senza dubbio aiutato anche dalle promesse in materia di riforme e de-regulation di Trump.
Sul valutario il dollaro Usa accelera al ribasso e ora perde circa lo 0,8% a 1.237,43 punti (Bloomberg Index) mentre prima della decisione della Fed cedeva lo -0,34% contro un paniere di valute rivali.
Dopo aver corso in attesa dell’ufficializzazione di una decisione pressoché scontata al 100% dai mercati, l’indice settoriale bancario Usa ha visto ridotti i guadagni dopo che la Fed ha agito e ha portato i tassi al livello di 0,75%-1%. Un aumento dei tassi si dovrebbe tradurre in un incremento della redditività per le banche.
I titoli del settore sono stati, senza grandi sorprese, i grandi vincitori in Borsa da quando la Fed ha iniziato a imporre strette monetarie, ma il comparto è stato senza dubbio aiutato anche dalle promesse in materia di riforme e de-regulation di Trump.
Rispondendo alla domanda di un giornalista in conferenza stampa, Yellen ha detto che la Fed monitora da vicino i valori di Borsa come parte del suo giudizio generale sulle condizioni finanziarie, ma che non ci sono segnali che preoccupano la Fed su una bolla pericolosa dei prezzi degli asset in via di sviluppo.
Il titolo a 2 anni dell’obbligazionario Usa è in calo di oltre 8 punti base a quota 1,3034%, mentre il decennale dei Treasuries Usa perde più di 9 punti base al 2,5095%. A inizio settimana in attesa del previsto rialzo dei tassi della Fed, il titolo a due anni aveva chiuso ai massimi dal 2009, mentre il decennale Usa era arrivato ai massimi di due anni e mezzo.
Ian Shepherdson, chief economist di Pantheon Macro, spiega che i trader nel mercato dei Bond americani si aspettavano una Fed con un incremento del numero del rialzi dei tassi di interesse previsti quest’anno, ed è per questo motivo che i rendimenti sono scesi e i prezzi saliti. L’andamento rispecchia il livello al quale un numero nutrito di investitori nell’obbligazionario anticipava un tono più da falco da parte della banca centrale americana.
Forse bisognerà aspettare la riunione della Fed di giugno per vedere l’aggiunta di una stretta monetaria nel 2017, ma solo se i dati sul mercato del lavoro continueranno a migliorare e se dal fronte fiscale da Washington sarà fatta maggiore chiarezza.
Ian Shepherdson, chief economist di Pantheon Macro, spiega che i trader nel mercato dei Bond americani si aspettavano una Fed con un incremento del numero del rialzi dei tassi di interesse previsti quest’anno, ed è per questo motivo che i rendimenti sono scesi e i prezzi saliti. L’andamento rispecchia il livello al quale un numero nutrito di investitori nell’obbligazionario anticipava un tono più da falco da parte della banca centrale americana.
Forse bisognerà aspettare la riunione della Fed di giugno per vedere l’aggiunta di una stretta monetaria nelle previsioni per il 2017, ma solo se i dati sul mercato del lavoro continueranno a migliorare e se dal fronte fiscale da Washington sarà fatta maggiore chiarezza.
In avvio di seduta oggi bella prova delle Borse europee. A Piazza Affari si mettono in mostra Generali (+3% dopo i conti) e FCA (+1,5% circa), spinta dalle voci insistenti di risiko nel settore automobilistico e dagli ultimi dati sulle immatricolazioni di vetture. Bene in generale le banche, in particolare UniCredit (oltre +2%) e le popolari (FTSE Banche Italia +1,7% al momento a Milano). Tra le blue chip italiane, in calo soltanto Leonardo e Ferragamo.
Nel dettaglio, la Borsa di Amsterdam ha aperto la seduta in rialzo dello 0,8% così come Parigi, mentre fa ancora meglio il Dax di Francoforte, in progresso dell’1,11% sui massimi dell’anno, spinto anche dal +3,5% di Lufthansa dopo i dati. Scatto in avanti anche per Milano, con il Ftse Mib che avanza dell’1,11%
Tra i singoli titoli oltre a Generali e FCA in Europa si mette in mostra Lufthansa. La compagnia aerea tedesca vola del 3,5% dopo i conti di bilancio. Gli utili netti sono cresciuti più del previsto nel 2016, ma il gruppo ha avvertito che si aspetta una lieve riduzione dell’utile a causa del rincaro della benzina e delle pressioni sulle entrate provenienti dalla vendita di biglietti aerei.
Viceversa a Londra la catena inglese di supermercati Sainsbury paga le ultime cifre deludenti pubblicate sul giro d’affari. Le vendite complessive, esclusa la benzina, sono scese dello 0,1%, mentre la concorrente Argos ha visto un miglioramento del 3,8%.
Nel settore automobilistico a fare parlare non sono soltanto le ultime attività di consolidamento bensì anche le nuove code dello scandalo dieselgate. Dopo che la polizia tedesca ha perquisito case e uffici dei vertici di Audi, è emerso che da decine di anni Renault truffava i consumatori vendendo auto che passavano i test sulle emissioni inquinanti solo grazie a dispositivi truccati installati nei motori di alcuni suoi modelli come la Clio e la Captur.
Il titolo a Parigi accelera in rosso dopo che le autorità a tutela dei consumatori hanno fatto sapere che il team dirigenziale, tra cui il direttore generale della casa francese nonché Ceo dell’alleata giapponese Nissan Carlos Ghosn, potrebbero essere ritenuti responsabili del comportamento scorretto riguardate le emissioni diesel.
Nel settore automobilistico a fare parlare non sono soltanto le ultime attività di consolidamento bensì anche le nuove code dello scandalo dieselgate. Dopo che la polizia tedesca ha perquisito case e uffici dei vertici di Audi, è emerso che da decine di anni Renault truffava i consumatori vendendo auto che passavano i test sulle emissioni inquinanti solo grazie a dispositivi truccati installati nei motori di alcuni suoi modelli come la Clio e la Captur.
Il titolo a Parigi è in forte calo da ieri e stamattina accelera in rosso alla Borsa di Parigi dopo che le autorità a tutela dei consumatori della Francia hanno fatto sapere che anche i più alti elementi del team dirigenziale, tra cui il direttore generale della casa francese, nonché Ceo dell’alleata giapponese Nissan, Carlos Ghosn, potrebbero essere ritenuti responsabili del comportamento scorretto riguardate le emissioni diesel.
Nel settore automobilistico a fare parlare non sono soltanto le ultime attività di consolidamento bensì anche le nuove code dello scandalo dieselgate. Dopo che la polizia tedesca ha perquisito case e uffici dei vertici di Audi, è emerso che da decine di anni Renault truffava i consumatori vendendo auto che passavano i test sulle emissioni inquinanti solo grazie a dispositivi truccati installati nei motori di alcuni suoi modelli come la Clio e la Captur. Renault nega l’impianto accusatorio, ma questo non basta a impedire che la lettera si abbatta sui titoli in Borsa.
Il titolo a Parigi è in forte calo da ieri e stamattina accelera in rosso alla Borsa di Parigi dopo che le autorità a tutela dei consumatori della Francia hanno fatto sapere che anche i più alti elementi del team dirigenziale, tra cui il direttore generale della casa francese, nonché Ceo dell’alleata giapponese Nissan, Carlos Ghosn, potrebbero essere ritenuti responsabili del comportamento scorretto riguardate le emissioni diesel.
Nel settore automobilistico a fare parlare non sono soltanto le ultime attività di consolidamento bensì anche le nuove code dello scandalo dieselgate. Dopo che la polizia tedesca ha perquisito case e uffici dei vertici di Audi, è emerso che da decine di anni Renault truffava i consumatori vendendo auto che passavano i test sulle emissioni inquinanti solo grazie a dispositivi truccati installati nei motori di alcuni suoi modelli come la Clio e la Captur. Renault ha negato l’impianto accusatorio, ma questo non basta a impedire che la lettera si abbatta sui titoli in Borsa.
Il titolo a Parigi è in forte calo da ieri e stamattina accelera in rosso alla Borsa di Parigi dopo che le autorità a tutela dei consumatori della Francia hanno fatto sapere che anche i più alti elementi del team dirigenziale, tra cui il direttore generale della casa francese, nonché Ceo dell’alleata giapponese Nissan, Carlos Ghosn, potrebbero essere ritenuti responsabili del comportamento scorretto riguardate le emissioni diesel.
La corsa di bancari e risorse di base hanno spinto il paniere paneuropeo EuroStoxx 600 ai massimi di 15 mesi, ossia il livello più alto da dicembre del 2015.
Una serie di decisioni delle banche centrali sta modificando gli equilibri sul valutario. L’euro ripiega dopo la corsa successiva all’atteggiamento più da colomba del previsto della Fed che non ha alzato le stime sul numero di rialzi dei tassi nel 2017.
Il cambio euro/dollaro, dopo allunghi a 1,0746 ritraccia in area $1,0712, con un calo dello 0,19%. Il Dollar Index e l’Euro Index sono entrambi in flessione dello 0,4%. Per capire meglio il motivo di tale andamento fiacco delle due monete, bisogna ricordare che la Cina ha alzato i tassi di interesse e che la Banca del Giappone ha lasciato i tassi invariati a quota -0,10%. Il cambio dollaro yen guadagna appena lo 0,02%, ma la divisa giapponese sale dello 0,17% sull’euro e dello 0,11% sulla sterlina.
Quanto alla sterlina, si profila una seduta volatile in attesa delle nuove indicazioni della Banca d’Inghilterra, che nella riunione odierna dovrebbe lasciare allo 0,25% i tassi di interesse, ma potrebbe decidere di apportare cambiamenti al piano di Quantitative Easing da 435 miliardi di sterline.
L’oro sale ai massimi di una settimana dopo la riunione della Federal Reserve, la quale ha preferito mantenere un approccio improntato alla cautela nel ciclo di rialzo dei tassi di quest’anno. Questo ha spinto il dollaro ai minimi di un mese, favorendo le materie prime denominate in dollari.
Le previsioni della banca centrale americana rimangono per altri due rialzi del costo del denaro quest’anno e tre strette monetarie nel 2018. I mercati, specie quelli valutari e obbligazionari, puntavano su un approccio più aggressivo e una revisione al rialzo a 4 rialzi dei tassi in tutto nel 2017.
I future sui principali indici della Borsa indicano che l’apertura sarà positiva a Wall Street il giorno dopo la riunione della Fed.
A livello settoriale, oltre alle banche – favorite dalle prospettive di una maggiore redditività proveniente dai tassi più alti – si stanno mettendo in luce i minerari, che nel Regno Unito sono autori della prova più convincente da novembre dell’anno scorso. Il comparto è in rialzo del 5,3% oggi e di quasi il 17% negli ultimi tre mesi.
Dopo la vittoria del candidato filo europeista e premier in carica Mark Rutte alle elezioni in Olanda, rientrano le tensioni sul mercato obbligazionario europeo. Lo spread tra Btp e Bund decennali, per esempio, è in calo a 184 punti base a metà mattinata. Il rendimento del Btp italiano di riferimento cede 3 punti base e si riporta al 2,27% mentre quello del Bund omologo segna un rialzo di 2 punti base allo 0,44%. In calo di 2 punti base anche il rendimento dell’Oat francese (1,04%) e di 3 punti base quello del Bono spagnolo (1,71%). Il titolo di Stato decennale olandese è stabile allo 0,53%.
Marco Vailati di Cassa Lombarda spiega perché il dollaro esce penalizzato dalla riunione della Fed di ieri, mentre Bond, oro e azionario dovrebbero giovare degli ultimi sviluppi. L’esito del meeting “non può dare ulteriore spinta al dollaro, che si trova già oltre il suo valore di equilibrio di medio periodo grazie sia alle attuali tensioni politiche in altre aree, sia alla divergenza delle politiche monetarie (determinante nel breve ma che non è stata accentuata col meeting di ieri)”.
“I treasury possono beneficiare provvisoriamente della non accelerazione del percorso di normalizzazione delineato dal Fomc perché la recente correzione è stata troppo affrettata, anche se la direzione è stata corretta. Entrambe le situazioni, seppure temporaneo l’impatto sui tassi, sono favorevoli all’oro”.
Infine, per l’azionario si mette bene perché i prezzi dei titoli in Borsa potranno giovare “sia del riconoscimento dei progressi del ciclo sia del fatto che non si sia verificata un’accelerazione del percorso di normalizzazione delineato dal Fomc”.
Secondo Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income Management di Candriam Investors Group, il rialzo dei tassi a marzo non rappresenta nessuna sorpresa, ma resta comunque “un vero cambiamento”. La Fed ha accelerato il passo prevedendo 3/4 rialzi nel corso dei prossimi mesi. Un calendario di questo tipo è motivato, secondo l’analista, “dal dissiparsi dei rischi esterni, dalla buona tenuta della creazione di posti di lavoro e da una tendenza al rialzo dell’inflazione USA. Benché lo stimolo fiscale di Trump resti molto incerto, il rialzo dell’inflazione è sufficientemente solido per giustificare una normalizzazione monetaria. È difficile stimare oggi il tasso naturale di politica monetaria. Secondo una regola standard di Taylor, il tasso direttore dovrebbe essere vicino al 3,50%. Uno scarto del 2,5% rispetto al tasso attuale non è oggi sostenibile e dovrebbe condurre la FED a tornare a un livello intorno al 2% nel corso dei prossimi 18 mesi”.
“È stato del resto lo scopo del suo discorso, che malgrado tutte le precauzioni necessarie, ha rafforzato la probabilità di nuovi rialzi: parole rassicuranti per giustificare una politica di inasprimento. Nel corso dei prossimi mesi, la normalizzazione monetaria americana dovrebbe continuare a pesare sulla performance delle obbligazioni USA (soprattutto su quelle con short maturity). Essa potrebbe inoltre penalizzare a lungo termine le famiglie, che solo uno stimolo fiscale dovrebbe salvare dal rallentamento economico. Dopo le parole, è ora tempo di fatti”.
Intanto a Piazza Affari, spinto dal balzo delle banche il listino Ftse MIB è salito ai massimi di seduta forte di un progresso dell’1,6%.
La Borsa di Milano sfiora il +2% mentre l’azionario globale sale su nuovi massimi storici. Il dollaro scambia nei pressi dei minimi di un mese dopo la decisione della Fed di alzare i tassi ma senza però avere fretta di imporre nuove strette monetaria: saranno tre in tutto quest’anno, massimo quattro.
La Borsa di Milano sfiora il +2% mentre l’azionario globale sale su nuovi massimi storici. Il dollaro scambia nei pressi dei minimi di un mese dopo la decisione della Fed di alzare i tassi ma senza però avere fretta di imporre nuove strette monetaria: saranno tre in tutto quest’anno, massimo quattro.
Torna la propensione al rischio in Asia, Europa e Usa, dove i mercati reagiscono con favore ai risultati delle elezioni in Olanda. I cittadini del paese nordico, una delle storie economiche europee di maggiore successo, hanno respinto la minaccia populista, tuttavia va detto che il partito anti Islam e anti euro di Geert Wilders ha guadagnato consensi e il 25% dei seggi rispetto all’ultima volta. Pur aggiudicandosi le elezioni il partito di centro destra del premier in carica ne ha persi altrettanto.
Il premier olandese Mark Rutte dice che il suo popolo ha detto “no a qualsiasi sorta di populismo sbagliato”, ma la propaganda islamofobica e anti europea è valsa comunque alla “minaccia” Wilders un numero più alto di seggi in Parlamento, dove potrà giocare un ruolo politico significativo in questi anni.
Tra gli altri mercati intanto continua la fase di recupero del petrolio. I prezzi sono favoriti dalle scorte di greggio settimanali Usa, che sono risultate inferiori alle attese, e dalla ‘stance’ poco aggressiva della Fed in materia di tassi.
Tra gli altri mercati intanto continua la fase di recupero del petrolio. I prezzi sono favoriti dalle scorte di greggio settimanali Usa, che sono risultate inferiori alle attese, e dalla ‘stance’ poco aggressiva della Federal Reserve in materia di tassi di interesse.
Sui mercati valutari, la sterlina non approfitta dalla debolezza del dollaro Usa ed è anzi in lieve calo sul biglietto verde in attesa della riunione della Banca d’Inghilterra.
Una bomba è esplosa agli uffici del Fondo Monetario Internazionale di Parigi: l’esplosivo, contenuto in una busta, è deflagrato stamattina. Una persona è rimasta ferita nell’incidente, secondo quanto riportato dalle forze di polizia.
Gli uffici si trovano nel cuore della capitale francese. L’edificio dell’Fmi, situato al numero 66 di avenue d’Iéna nel quartiere trafficato del 16esimo arrondissement “non ha subito danni”, secondo quanto riferito dall’emittente BFM TV.
Una bomba è esplosa agli uffici del Fondo Monetario Internazionale di Parigi: l’esplosivo, contenuto in una busta, è deflagrato stamattina. Una persona è rimasta ferita nell’incidente, secondo quanto riportato dalle forze di polizia.
Gli uffici si trovano nel cuore della capitale francese. L’edificio dell’Fmi, situato al numero 66 di avenue d’Iéna nel quartiere trafficato del 16esimo arrondissement “non ha subito danni”, secondo quanto riferito dall’emittente francese BFM TV.
La Banca d’Inghilterra ha deciso quasi all’unanimità di mantenere i tassi di interesse fermi allo 0,25%. Otto i voti favorevoli e uno contrario.
In seguito alla decisione della banca centrale britannica, la sterlina è passata in territorio positivo e ora viaggia sui massimi di due settimane.
Il board della Banca d’Inghilterra vede una crescita del Pil più alta nel primo trimestre, del +0,6% rispetto alla variazione positiva di mezzo punto percentuale annunciata nella riunione precedente di febbraio.
Rispetto a febbraio l’inflazione è leggermente più bassa del previsto, ma le pressioni sul fronte dei prezzi sono evidenti. La Banca va inoltre avanti con il piano di acquisto di titoli di Stato e altri asset.
La Banca d’Inghilterra ha deciso quasi all’unanimità di mantenere i tassi di interesse fermi allo 0,25%. Otto i voti favorevoli e uno contrario, quello di Kirsten Forbes che voleva aumentare il costo del denaro.
Dal fronte macro arrivano notizie negative per il mercato immobiliare Usa: il numero di licenze di costruzione è calato a febbraio con un’intensità che non si vedeva da quasi un anno di tempo. Dopo il balzo di gennaio, le licenze di costruzione hanno subito una contrazione del 6,2% su base mensile, il ribasso più pesante da marzo 2016, pagando il tonfo delle unità abitative multi familiari.
I nuovi cantieri edili hanno invece registrato un incremento del 3% su base m ensile, ma la crescita su base annuale è stata del 6,2% tornando sui livelli di metà 2015, nonostante la fiducia del settore dei costruttori sia ai massimi di 12 anni, ossia sui livelli più alti dai tempi precedenti lo scoppio della crisi dei mutui subprime, un fattore che aveva spinto qualche esperto a lanciare l’allarme circa un ottimismo esagerato alimentato anche dalle promesse da Trump.
Ciononostante, gli indici principali di Wall Street continuano al corsa e si spingono al rialzo in avvio di contrattazioni.
Sul valutario il fatto che alcuni membri del board della Banca d’Inghilterra abbiano iniziato a pensare ad un rialzo dei tassi ha prodotto un marcato apprezzamento della sterlina, con il cambio tra euro e sterlina che è tornato sotto quota 0,87.
Gli analisti di MPS Capital Services hanno un obiettivo in area 0,86 per fine marzo. Per il secondo trimestre, invece, si aspettano “comunque che il cambio continui a muoversi all’interno del range 0,84-0,88”.
I nuovi cantieri edili hanno invece registrato un incremento del 3% su base mensile, ma la crescita su base annuale è stata del 6,2% tornando sui livelli di metà 2015. Questo malgrado la fiducia del settore dei costruttori sia ai massimi di 12 anni, ossia sui livelli più alti dai tempi precedenti lo scoppio della crisi dei mutui subprime, un fattore che aveva spinto qualche esperto a lanciare l’allarme circa un ottimismo esagerato alimentato anche dalle promesse da Trump.
Inversione di tendenza per il petrolio, che ora vede le quotazioni perdere terreno.
A Wall Street tra i singoli titoli si mette in luce Oracle, che festeggia conti trimestrali convincenti. Pubblicati ieri alla chiusura dei mercati i risultati di bilancio sono stati superiori alle attese. Gli analisti di Ubs hanno alzato il prezzo obiettivo sui titoli del gruppo hi-tech a 48 dollari dai 45 dollari precedenti. Al momento in Borsa Oracle si avvicina a quel target, forte di un guadagno di più dell’8%, che permette al titolo di posizionandosi in area 46,56 dollari.
A giudicare dalla reazione dei mercati all’ultima riunione di politica monetaria della Federal Reserve, con il dollaro in difficoltà, ma l’azionario e i bond in salita, Goldman Sachs teme che Janet Yellen abbia ormai perso il controllo dei mercati.
Wall Street sembra aver ascoltato l’analisi del chief economist di Goldman Sachs, Jan Hatzius, e ora scambia in rosso dopo aver perso tutto i guadagni iniziali. Hatzius teme che i mercati stiano mal interpretando le parole della Fed e la conferenza stampa di Yellen, le quali non dovevano essere la “sorpresa accomodante” che gli investitori pensano che sia.
La Fed ha alzato i tassi di 25 punti base come previsto ma non prevede più di altri due, massimo tre, rialzi quest’anno e tre strette monetarie nel 2018. Il mercato stima che la visione sia pertanto accomodante e l’atteggiamento più da colomba del previsto. La Borsa ha ripreso a correre, mentre il dollaro è in difficoltà. Ancora più sorprendente, secondo Goldman Sachs, è il fatto che le condizioni finanziarie si siano allentate in maniera significativa, “quasi come se ci fosse stato un taglio dei tassi della Fed”.
In altre parole la Fed che ha alzato i tassi dello 0,25% ha avuto lo stesso effetto sui mercati di un taglio di 25 punti base.
Le Borse europee continuano a scambiare in buon progresso, con Piazza Affari che resta tra le migliori, forte di un convincente +1,32%.
Tra gli altri mercati, il contratto Wti sul petrolio è in calo dopo il balzo di ieri e quello in avvio di giornata, scivolando sotto quota $49 al barile. Il cambio euro dollaro scambia in zona $1,074. Nonostante gli ultimi dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione, il dollaro fatica a trovare nuovo slancio. Il mercato scommetteva che la Fed avrebbe rivisto la stima sul percorso al rialzo dei tassi, ma così non è stato
Tra gli altri mercati, il contratto Wti sul petrolio è in calo dopo il balzo di ieri e quello in avvio di giornata, scivolando sotto quota $49 al barile. Il cambio euro dollaro scambia in zona $1,074. Nonostante gli ultimi dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione, il dollaro fatica a trovare nuovo slancio. Il mercato scommetteva che la Fed avrebbe rivisto la stima sul percorso al rialzo dei tassi, ma così non è stato.
Piazza Affari chiude in deciso rialzo, affermandosi anche oggi come la migliore in Europa. Il FtseMib guadagna l’1,70%. Molto bene i titoli bancari e Generali. Molto bene anche Fca, insieme a Exor e Ferrari. In calo solo Leonardo, che ritraccia così dopo il balzo di ieri, Luxottica e Ferragamo.
Seduta positiva anche per le altre borse europee, anche se con meno slancio: l’indice EuroStoxx50 che chiude a +0,87%. Vola Banco Santander (+3,5%), in rialzo anche Orange, Banco di Bilbao, Telefonica e Adidas. In calo invece Ahold, Vivendi e Deutsche Bank.
Seduta positiva anche per le altre borse europee, anche se con meno slancio: l’indice EuroStoxx50 che chiude a +0,87%. Vola Banco Santander (+3,5%), in rialzo anche Orange, Banco di Bilbao, Telefonica e Adidas. In calo invece Ahold, Vivendi e Deutsche Bank.
A Wall Street indici senza più benzina.
I mercati azionari europei aprono in rialzo dello 0,2% (indice paneuropeo di riferimento EuroStoxx 600).