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Mercati: la liquidità non è ancora sufficiente

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LEGNANO (WSI) – La mancanza di chiarezza è ciò che regna sovrana in questa fase dei mercati finanziari e questo è riconducibile a diversi fattori: in primis la liquidità presente non è ancora “a regime” e ciò non apre la strada a tendenze definite nè a rotture di livelli significativi sui prezzi devi vari strumenti finanziari.

In secondo luogo, solo questa settimana sono ricominciate le pubblicazioni di dati macro di una certa rilevanza che vedranno il loro culmine nelle giornate di domani e venerdì. Ciò a sua volta conduce alla costruzione di aspettative di breve fino a queste fondamentali release, nel momento in cui dai dati che fuoriusciranno dipenderanno verosimilmente le dinamiche di prezzo nelle settimane a venire, e ci riferiamo in particolare ai dati sul lavoro Usa e all’incidenza che essi avranno in termini di policy della Fed.

In ultima istanza le tensioni internazionali circa la questione siriana stanno rivestendo un peso non indifferente sui mercati finanziari, con alternati panico e ottimismo che in maniera immediata vengono riflessi dalle diverse price action.

Tanti elementi, quali indicazioni

I pezzi che compongono questo complesso puzzle sono numerosi e nella ricerca di modelli previsionali di prezzo, assegnare loro un peso proporzionale è compito tutt’altro che facile. L’ingrediente che potrebbe funzionare da amalgama, e ahinoi in questo momento sta venendo meno, è rappresentato dalle correlazioni intramarket e intermarket.

Sul primo fronte né è stata palese prova la release delle 16 di ieri relative all’Indice ISM Manifatturiero degli Stati Uniti pubblicato a 55,7 contro aspettative di 54, che ha portato a reazioni miste sul fronte dollaro che è andato a rafforzarsi immediatamente contro euro e yen (meno contro sterlina), nonché franco svizzero ed in parte dollaro canadese, mentre è stato venduto contro i dollari australiano e neozelandese; sul secondo fronte, le Borse a partire proprio dagli indici a stelle e strisce hanno significativamente stornato mentre oro e petrolio sono balzate all’insù in maniera altrettanto veemente.

Ciò induce a ritenere – e per la verità portiamo avanti questa logica ormai da tempo – che ogni strumento finanziario e addirittura non ogni asset class, vada valutato per quello che è il suo quadro tecnico e per gli elementi macro che più strettamente possono riguardarlo. Un esempio chiaro in tal senso è rappresentato dal dollaro australiano che – dopo il meeting di ieri della Reserve bank of Australia che ha lasciato il tasso di interesse di riferimento al 2,50%, con relativo statement che mette in luce l’eventualità che l’Istituto Centrale sarà pronto ad ulteriori aggiustamenti della politica monetaria per sostenere la crescita e con il riferimento insistente alla valuta domestica la quale viene ancora considerata relativamente forte – è tornato a salire questa notte successivamente al dato positivo sul PIL che su base annuale ha fatto registrare un incremento del 2,6% (il consensus era a 2,5%), e che dal punto di vista del FXCM Dollar Index impedisce il completamento di un quadro organico che vede il biglietto verde in sostanziale forza relativa contro le altre tre valute che compongono il paniere dell’indice stesso (con una sterlina comunque altalenante).

Ma la volatilità è ancora limitata

L’elemento che permetterebbe il sostanziarsi di movimenti più chiari e direzionali dei prezzi, fatti salvi gli elementi di “confusione” finora disaminati, è naturalmente la volatilità che noi seguiamo, per quello che concerne il mercato valutario, attraverso i percentili di volatilità delle opzioni scritte sui tassi di cambio i quali dimostrano dei valori che sono ascrivibili alla parte bassa del range di variazione che viene ritenuto significativo per assistere a interessanti riflessi sui prezzi.

Anche su questo punto troviamo immediata conferma empirica, con i livelli tecnici (che a breve andremo a descrivere) che, quando violati, difficilmente conducono in maniera precisa ai successivi livelli tecnici in quella che è la normale logica delle aree di attrazione dei prezzi. Sul versante Money Management questo induce a valutazioni prudenziali che contemplino parametri meno stringenti e “ambiziosi” per quello che riguarda i target di prezzo ricercati, e l’eventuale attivazione di trailing stop e messa di stop a pari una volta raggiunti minimi requisiti di Risk/Reward.

Crediamo che questa logica possa permanere anche nella giornata di oggi, nella quale degni di nota sono i dati su PIL e Vendite al dettaglio dell’Eurozona e protagonista assoluto è il dollaro canadese con release sulla Bilancia Commerciale alle 14.30 e soprattutto con l’Annuncio del Tasso d’Interesse con successivo discorso del neo-Governatore Poloz alle ore a 16 (avremo modo di seguirlo durante la giornata).

Tuttavia i tanti elementi sul piatto non vedranno verosimilmente una risoluzione o quantomeno una relativa chiarezza nella giornata di oggi, il che impone un focus ancor più unico e quasi esclusivo sugli aspetti grafici delle varie price action e perlopiù una logica di breve termine nelle operazioni di trading.

QUADRO TECNICO

EurUsd: sul giornaliero restano come riferimenti la rottura del canale rialzista violato giovedì scorso (sotto 1,33) la cui proiezione tecnicamente si estende in area 1,31, la media a 21 periodi che si è direzionata al ribasso e lo stocastico che finalmente ha manifestato la divergenza che mostrava da giorni e che può ancora risultare indicativo.

Elemento ulteriore è rappresentato dalla media mobile semplice a 200 periodi che ieri ha frenato le velleità ribassiste del cambio e che transita proprio in area 1,3140. Proprio questo rappresenta il supporto principale al prezzo dal quale potrebbe svilupparsi la sfumata divergenza rialzista con l’oscillatore stocastico su time frame a 4 oreche si pone 1,3210 come primo obiettivo, cioè sui primi supporti statici rilevanti e sull’ottima media mobile esponenziale a 21 periodi. Ulteriori estensioni pongono 1,3240 come principale target.

Scendendo al grafico orario, ancora una volta si conferma affidabile la stessa media a 21 periodi come resistenza dinamica già in grado di permettere dei long al suo superamento a 1,3175 e degli short sulla sua tenuta a partire da 1,3160 per stop a pari a 1,3140 ed estensioni in area 1,31.

UsdJpy: evidentemente è ancora particolarmente significativa la rottura avvenuta ieri del triangolo di medio periodo nella sua parte alta. Rottura avvenuta sopra 98,60 e che ha portato ieri in maniera quasi millimetrica al raggiungimento dell’importante livello di resistenza a 99,90 dal quale è possibile ancora pensare a breakout con obiettivo 100,40. Nel grafico orario, in particolare, ancora una volta la media mobile a 21 periodi ha acquisito marcata direzionalità e lavora ora da supporto dinamico al prezzo per test e ripartenze. In questo senso diventa significativo il supporto in area 99,55. Sotto 99,40 il movimento sarebbe svilito e si tornerebbero a guardare il 99,10 e il 98,60.

EurJpy: come ribadito anche ieri, a differenza del “genitore” Usd/jpy, la figura di riferimento a triangolo attiva ormai da tre mesi non è ancora stata invalidata laddove il passaggio della trendline discendente è stato sensibilmente avvicinato ma resta ancora lontano verso area 131,80/132. Il supporto importante resta ancora una volta 131, buona base per acquisti e per rotture possibili sopra 131,45 e target proprio sui livelli sopracitati. Sotto 131, 130,70 e soprattutto 131,50 rappresentano i supporti rilevanti in intraday.

GbpUsd: riprendiamo l’analisi di ieri riferendoci al quadro generale che parte anche qui dalla figura di riferimento daily individuata nel canale rialzista disegnato a partire dai minimi di metà luglio in area 1,48. E’ infatti stato recente il test della trendline ascendente in area 1,5480 per ripartenze long, prima ostacolate, ora favorite da medie a 21 e 100 periodi del grafico a 4 ore (e daily nel caso della 21) passanti per 1,5540 per obiettivi a 1,5590 e 1,5610. Ancora una volta non sussistono particolari spunti short se non la tenuta di area 1,5550/05 per obiettivi a 1,55 e 1,5480.

AudUsd: il canale ribassista di lungo corso (metà aprile) fornisce importanti segni di cedimento che, come detto ieri, che insieme al doppio minimo lasciavano e potrebbero ancora lasciare pensare a sostanziali riprese del cambio. Molto bella la rottura al rizlo di 0,9070 per obiettivi prossimi a 0,9130 oltre il quale non è inverosimile pensare a 0,9230, con la price action ancora una volta all’interno di un preciso canale che in questo caso parte dai minimi a 0,8885 e congiunge i minimi e i massimi crescenti. 0,9070 resta perciò il supporto statico, dinamico e della media mobile a 21 periodi sul grafico orario. Sotto questo, allora resta la soglia di 0,90 il riferimento.

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