NEW YORK (WSI) – Gli investitori si stanno preparando a un'”estate da choc”: rischio Brexit, la paura di un default cinese e le preoccupazioni che le politiche monetarie espansive non riescano più a sostenere l’economia sono solo alcune delle principali minacce citate dai gestori sentiti nell’ultimo sondaggio condotto da Bank of America Merrill Lynch Fund Manager.
Nonostante quasi il 71 per cento degli investitori veda il rischio Brexit come “improbabile”, la fuoriuscita dei capitali investiti dalla Borsa di questo mese suggerisce che ci si sta preparando al peggio. Dall’indagine, che ha coinvolto 168 partecipanti con $505 miliardi di patrimoni gestiti, emerge che il 27 per cento dei gestori di fondi considerano il default o le svalutazione in Cina come il rischio più grande. In particolare, la fetta di coloro che si aspettano un significativo crollo dell’economia è salita al 50% dal 22% dello scorso mese.
Il fallimento delle politiche espansive messe in atto dalle principali banche centrali è considerato come un pericolo per la tenuta del sistema per il 15% degli intervistati. Tra i rischi principali non va poi dimenticato lo spettro Brexit.
Nel frattempo, tra gli intervistati, circa il 33% dei gestori si aspetta che l’economia globale si rafforzi leggermente mentre il 67% mette in conto un leggero peggioramento.
Sul fronte della politica monetaria made in Usa, il 49% degli intervistati si aspetta che la Fed alzerà i tassi di interesse due volte durante l’anno mentre il 31% scommette su una sola stretta.
Complessivamente, la maggioranza degli intervistati continua a sottopesare le azioni e soltanto l’11% è overweight, dunque rialzista, sui titoli finanziari.
mentre l’esposizione ai contanti è salita dal 5,4% al 5,5%. Solo il 12% dei gestori sta assumendo rischi di investimento “più alti rispetto alla norma”. Una percentuale netta degli intervistati, pari al 20%, crede che lo yen sia sopravvalutato, al livello più alto in quasi 19 mesi; il 12% ritiene che il dollaro sia sottovalutato, mentre un altro 17% pensa che a essere sopravvalutato sia l’euro.
In generale, l’allocazione sull’azionario scende dal 9% al 6%, mentre quella sui bond si posiziona al 41%, contro il 38% dello scorso mese. Modesto miglioramento nell’esposizione verso le materie prime.