ROMA (WSI) – Almeno 500 le persone che sono state cacciate dal Movimento Cinque Stelle. A dirlo è Ernesto Tinazzi, fondatore del Meet up 878, uno dei primi nati del M5S e anche tra i più attaccati dai media mainstream. Come scrive La Stampa:
“L’«878» era una lista, laziale, di 511 aderenti, la gran parte dei quali superortodossi e convinti del progetto delle origini di Grillo e Casaleggio, al punto che a Milano le analisi di Tinazzi erano ascoltate con attenzione. Era considerato un influencer. La sua truppa, forte e anche capace di intimorire assai nelle dinamiche social. Quindi apprezzatissimo da Gianrobero Casaleggio. Poi accadde qualcosa. Dissero ai due fondatori che Tinazzi si stava facendo un suo simbolo – cosa non vera – fatto sta che la Casaleggio diffidò tutto il meet up. Subìto questo trattamento, Tinazzi avrebbe potuto organizzare azioni roboanti, cause persino di gruppo. Non lo ha fatto. Parentesi: dal suo meet up sono venuti tantissimi deputati e senatori, ora lieti nel vortice della vita romana. Ruocco, Taverna, Di Battista sono stati da loro assai sostenuti. Ne avrebbe di cose da raccontare, Tinazzi”.
La questione delle espulsioni all’interno del M5S, diventato stando ai sondaggi ormai il primo partito d’Italia, è da sempre il tallone d’Achille di Beppe Grillo e soci. Alle 500 persone a cui è stata sbattuta la porta in faccia vanno aggiunti atri 300 che hanno ricevuta per mail la comunicazione della loro espulsione, diventando così 800 gli ex grillini. Il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti per ora sospeso dal Movimento per un avviso di garanzia, ha scritto a Grillo.
“Il tempo dell’attesa è finito. Se non dovessero arrivare in tempi brevi risposte sulla mia situazione, interpreterò l’atteggiamento per quello che è: la chiara volontà di arrivare a una rottura senza neppure il coraggio di assumersene la responsabilità. Pretendiamo chiarezza, l’indifferenza non rende piccolo chi la subisce, ma chi la attua”.