Economia

Lula è il presidente del Brasile per la terza volta

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Dopo il cancro, dopo il carcere (nel 2017 condannato, nel 2019 fuori), Luiz Inácio Lula da Silva, 77 anni, centra un traguardo storico: è il presidente del Brasile per la terza volta nella sua vita. Nel ballottaggio delle presidenziali, il leader di sinistra ha battuto di misura Jair Bolsonaro, con il 50,83% dei voti (59.596.247), contro il 49,17% del presidente uscente (57.675.427). L’ex sindacalista, l’uomo che ha puntato tutto, nelle sue presidenze precedenti, sulla lotta alle disparità sociali, dal primo gennaio 2023 governerà su 215 milioni di brasiliani.

“Il Brasile ha bisogno di pace e unità – ha detto Lula, dopo aver convocato la stampa in un albergo di San Paolo – dal primo gennaio governerò per tutti i brasiliani e non solo per quelli che mi hanno votato. È tempo di riunire la famiglia. A nessuno interessa vivere in un Paese perennemente in guerra. È tempo di deporre le armi”. L’unico vincitore di questa elezione, è per lui “il popolo brasiliano. Non è una vittoria mia o del mio partito, ma di un immenso movimento democratico. La maggioranza del popolo ha lasciato detto chiaro che desidera più democrazia. Vuole più libertà, più uguaglianza e più fraternità”. “Hanno cercato di seppellirmi vivo, ma sono risorto. Sono qui per governare il paese in un momento difficile, ma riusciremo a trovare risposte – spiega ancora Lula – il nostro impegno più urgente è porre fine alla fame”.

Poi segna ancora la sua differenza con Bolsonaro. Il Brasile è un paese “pronto a riprendere il suo posto nel combattere la crisi climatica, specie in Amazonia. Il pianeta ha bisogno di una Amazonia viva”.

Scoppiano felicità e delusione in tutto il Paese:  da una parte i sostenitori dell’ex sindacalista, in lacrime di gioia, dall’altra il silenzio di delusione dei fan di Jair Bolsonaro. In una nazione spaccata a metà, le elezioni più polarizzate della storia del Paese si riflettono negli umori dei suoi cittadini, divisi da opposte tifoserie.

Arrivano le congratulazioni da tutti i leader dei paesi del Sud America, ma anche le felicitazioni dei leader stranieri come Emmanuel Macron (“Insieme potremo unire le forze per affrontare le molte sfide comuni e rinnovare i legami di amicizia tra i nostri due paesi”), Joe Biden (“Elezioni libere, giuste e credibili”), dell’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Josep Borrell (“Spero che lavoreremo insieme e che promuoveremo relazioni Ue-Brasile”).

Le sfide di Lula

Nonostante il suo trionfo, il presidente eletto dovrà affrontare un paese diviso e un congresso diviso, con gli alleati di Bolsonaro che hanno un una forte presenza in entrambe le camere oltre a controllare i tre stati più popolosi del paese, San Paolo, Minas Gerais e Rio de Janeiro.

“La sfida di governo di Lula è più grande di quella di vincere le elezioni. La società brasiliana deve essere ricostruita nella sua base istituzionale e fiscale”, ha detto all’agenzia Bloomberg Carolina Botelho, politologa dell’Istituto di studi avanzati dell’Università di San Paolo. “Lula dovrà recuperare la fiducia interna ed esterna degli agenti finanziari e della società civile”.

Il 77enne presidente eletto torna al timone in un momento di acute tensioni politiche e sociali in Brasile. Sono infatti forti le preoccupazioni per l’aumento dei livelli di povertà in un’economia che deve ancora riprendersi completamente dai danni causati dalla pandemia. A livello internazionale, il Brasile è sotto pressione per modificare la rotta politica di Bolsonaro che ha contribuito alla deforestazione in Amazzonia.

Gli investitori, a questo punto, aspettano con ansia di sapere chi Lula metterà a capo delle finanze dopo aver rifiutato di specificare un nome tra le dozzine di economisti che lo hanno consigliato durante la campagna. Tra i candidati più papabili, l’ex capo della banca centrale Henrique Meirelles e l’ex ministro della Salute Alexandre Padilha.