Economia

Luigi De Santis. Il costruttore che guarda al futuro

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Barese di nascita ma cittadino del mondo, Luigi De Santis si impegna nella rigenerazione urbana e nelle collaborazioni sull’asse Italia-Israele, tra cybersecurity e startup innovative

Luigi De Santis, barese di nascita ma cittadino del mondo, è un costruttore-imprenditore. Stupisce per il suo approccio interdisciplinare che, in tutte le sue attività, lo ha portato a intensificare il dialogo tra settori diversi per creare occasioni di confronto e sviluppare nuove sinergie.

Luigi De Santis è amministratore unico delle imprese 2 L.D.S. Costruzioni S.r.l. e MA.DE S.r.l

Edilizia e costruzioni. De Santis è amministratore unico dell’impresa familiare 2 L.D.S. Costruzioni S.r.l. (L.D.S. sono le sue iniziali, che coincidono con quelle del padre Lorenzo), azienda storica che opera principalmente in ambito dell’edilizia privata in Pu- glia. Ha sempre sognato di fare il costruttore: dopo gli studi in Scienze Giuridiche d’Impresa all’Università di Bari comincia a frequentare assiduamente i cantieri. Oggi si occupa di edilizia e sviluppo immobiliare, opera anche nel settore delle ristrutturazioni con la sua MA.DE S.r.l. ed è molto focalizzato sul tema della rigenerazione urbana che definisce la vera sfida della sua generazione.
“Il grandissimo tema di questi anni e del prossimo futuro”, spiega De Santis, “è quello della rigenerazione urbana poiché con essa si rigenera il tessuto sociale di un determinato luogo. La periferia diventa un piccolo satellite della città che favorisce la realizzazione di nuovi parchi, palestre, servizi, facendo vivere e lavorare una comunità intera”. Si evita così di replicare il modello delle banlieue parigine, dove ancora oggi il livello di criminalità è il più alto di Francia. Un esempio concreto è l’iniziativa ‘PIRP Japigia’ nata dal gruppo giovani di Ance Bari: un piano integrativo di riqualificazione di Japigia, un quartiere della città considerato ‘difficile’. Qui, in accordo con il comune, i costruttori hanno eliminato le cosiddette ‘case parcheggio’ e costruito nuovi palazzi con un’edilizia moderna ed ecosostenibile. “Un imprenditore non fa impresa solo per fare profitto, ma lo fa anche per il benessere di tutti i lavoratori e della comunità in cui opera.
Nell’edilizia ancora di più: un cantiere crea lavoro non solo per gli operai, ma anche per diverse categorie professionali tra cui notai, ingegneri, geometri, negozi, ristoranti e bar. Con un nuovo cantiere, riparte un pezzo di economia. Non è un caso, infatti, che il 51% dei fondi del Recovery Plan riguardino direttamente o indirettamente l’edilizia”, spiega De Santis. La sua visione a 360 gradi si distingue da quella dell’imprenditore tradizionale: L.D.S. pensa in grande, vuole ampliare le possibilità del suo settore partendo dal presupposto che gli scambi interdisciplinari fra categorie possano migliorare il tessuto del nostro Paese.

La vita associativa. Da sempre un fan della vita associativa, De Santis si occupa anche di relazioni istituzionali e internazionali. A 20 anni si è iscritto ai giovani di Confindustria e all’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, di cui oggi è vice-presidente nazionale. Uno dei suoi obiettivi primari è stato quello di intensificare il dialogo tra il pubblico e il privato, tra imprenditori edili e figure istituzionali per sviluppare interventi urbanistici che riguardano interi quartieri. “Il fil rouge che unisce tutte le attività della mia vita è quello di farsi ‘contaminare’ da realtà completamente diverse dalla mia”.
De Santis ha formato per la prima volta la delegazione dei giovani del Fai, Fondo ambientale italiano, per dimostrare che un costruttore può essere anche una persona attenta all’ambiente. Per tre anni è stato contemporaneamente capo delegazione del Fai giovani e presidente del gruppo Giovani Costruttori di Bari, qualcosa che ha sempre colpito l’immaginario collettivo. “Troppo spesso ci si focalizza sulle cose che dividono e non su quelle che uniscono, con Fai e Ance abbiamo organizzato tante iniziative in comune. Si è sempre pensato che tutto quello che riguarda l’ambiente debba essere contrapposto al mondo della costruzione per- ché lo sviluppo e il consumo del territorio rovinano l’ambiente, ma non sempre è così”.
Per De Santis lavorare e vivere per preconcetti è un modo anacronistico di affrontare il presente. “In questo mondo un po’ grigio non si può più ragionare in termini di bianco o di nero. Questo vale per la politica, dove non ci sono più le grandi ideologie, ma anche per le attività professionali, dove si nasce tondi e si rischia di morire quadrati. La ‘contaminazione’ è di fondamentale importanza: si può sempre imparare qualcosa dall’altro, si può perfino arrivare a cambiare le proprie idee. Gli imprenditori spesso si credono i numeri uno. L’ambito associativo porta invece al confronto e alla relazione con gli altri”.

Israele. Dal 2015, De Santis è console di Israele in Puglia, il più giovane console onorario di uno Stato straniero. A nominarlo è stato l’allora ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon. È stato anche selezionato per il ‘Future European Leadership’ di Tel Aviv dove si è discusso di startup, ricerca e innovazione tecnologica. “Siamo stati ospiti in Israele e abbiamo fatto esperienze di vario genere, politiche e benefiche. Quella più toccante è stato senza dubbio in un centro di riabilitazione per i veterani di guerra, dove ci hanno messo su una sedia a rotelle e ci hanno fatto giocare a basket insieme a dei militari che avevano perso l’uso delle gambe”.
Poco tempo dopo ha avuto la proposta di diventare, a soli 31 anni, console onorario. Un ruolo a cui De Santis, pur non avendo origini israeliane, si dedica con grande impegno e passione. Da novembre è stato riconfermato per altri 5 anni con una giurisdizione che oltre alla Puglia si estende anche alla Basilicata e al Molise. “Italia e Israele possono crescere insieme in tantissimi settori. L’Italia è un mercato molto interessante per Israele, poiché consente alle sue aziende – da sempre delle eccellenze nel campo dei brevetti – di poter sperimentare su un mercato europeo di larga scala i propri prodotti. La forte radice culturale che ci lega come nazioni consente a Israele di operare in Italia in tantissimi settori: dalla cybersecurity, di cui Israele è numero uno al mondo, alle startup innovative, dal- la telemedicina all’agricoltura (basti pensare a tutti i brevetti israeliani nel settore dell’irrigazione). Israele è uno Stato che vive di ricerca, che insegue il progresso e detta l’esempio. Oggi è un modello da seguire”.

Il futuro. Oltre alla voglia di continuare a dare il suo contributo all’Ance, i due progetti prioritari sono Orbita e Texture. Il primo è un’associazione fondata con lo scopo di offrire spunti di riflessione ed elementi di confronto sul futuro del nostro Paese. “Le sfide che ci aspettano sono caratterizzate dalla multidisciplinarietà, da ambiti totalmente diversi da quelli della nostra stretta provenienza professionale. Per attrezzarci a trattare le sfide del futuro dobbiamo pensare sempre di più di affrontarle in team. Dobbiamo coinvolgere persone che sanno operare in ambiti che noi conosciamo poco o male”. Orbita ha la particolarità di mettere insieme imprenditori, professori accademici e professionisti di diversi settori. Lo scopo è quello di far interagire mondi differenti e far nascere delle sinergie comuni. “Vogliamo partire dai contenuti. Orbita nasce dall’idea di mettere in rete le migliori professionalità italiane”.
Il secondo è Texture, un progetto di interior design destinato a realizzare appartamenti chiavi in mano. Tutto parte dall’esperienza di alcuni partner romani nel settore dell’hôtellerie che, con i loro luxury apartments, erano già pronti a dare al cliente un pacchetto completo. L’entrata di De Santis ha fatto arrivare questo modo di concepire la proprietà anche nel mondo dell’edilizia privata. “Stiamo avendo buoni risultati su Milano e Roma, questo modo di concepire lo spazio in cui si abita può aver successo in tutta Italia. Questo progetto è pensato anche per i costruttori, che così rendono più appetibili i propri prodotti, per i clienti che si trovano con un appartamento finito e arredato, ma anche per tutti quegli investitori che comprano un immobile per poi metterlo a reddito”, conclude De Santis.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo del magazine Wall Street Italia.