Economia

L’oro si avvicina ai record storici, cosa c’è dietro i rialzi

Non solo le criptovalute, ma anche l’oro torna sotto i riflettori dei mercati nel ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Le quotazioni del metallo giallo, anche se con qualche stop, si stanno avvicinando al record storico dello scorso ottobre, quando i prezzi hanno toccato 2.790,15 dollari, sostenute dal fatto che i mercati si sono riversati sul bene rifugio per eccellenza mentre incombe l’incertezza sui potenziali effetti delle politiche protezionistiche del neo presidente. Ieri, l’oro spot è salito dello 0,4% a 2.755,58 dollari l’oncia, per poi flettere lievemente.

Cosa c’è dietro i rialzi

Nonostante Trump abbia già firmato, oltre 200 ordini esecutivi nelle prime quarantott’ore dall’inaugurazione, la situazione appare ancora fluida. Il neo presidente non ha fornito molti dettagli sulle sue proposte tariffarie, facendo dubitare gli investitori dell’aggressività della mossa e della profondità dei suoi potenziali impatti.

“Ci sono incertezze con le tariffe proposte e altre cose, e l’oro di solito fa bene quando c’è una grande o anche moderata quantità di incertezza nel mercato, è un luogo naturale in cui la gente gravita”, ha detto ai microfoni della CNBC Ryan McIntyre, Senior Portfolio Manager di Sprott Asset Management.

L’oro è spesso considerato un bene rifugio in tempi di turbolenze economiche e geopolitiche, ma le politiche proposte da Trump considerate inflazionistiche, potrebbero costringere la Federal Reserve degli Stati Uniti a sostenere tassi di interesse elevati per un periodo prolungato, al fine di contenere le pressioni sui prezzi.

Le stime sull’oro

In un clima di prevista incertezza, Goldman Sachs aveva già messo in conto che la domanda da parte delle banche centrali avrebbe continuato a sostenere i prezzi dell’oro, con un obiettivo di 3.000 dollari l’oncia entro la fine del 2025.

Guardando avanti, non solo l’oro ma anche l’argento sembra avere davanti prospettive brillanti nei prossimi mesi. Ne è convinto Ned Naylor-Leyland, gestore del Jupiter Gold & Silver Fund, secondo cui l’aspettativa di ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve e di un dollaro più debole potrebbero rappresentare i fattori determinanti per l’aumento dei prezzi spot dei due metalli man mano che ci addentriamo nel 2025.

“Sulla base della parità del potere d’acquisto, il dollaro è sopravvalutato. Se questo si combina con la necessità di ridurre i tassi (gli Stati Uniti devono rifinanziare circa dieci trilioni di debito pubblico quest’anno con tassi a breve termine al 4,5%), vediamo allinearsi una serie di potenti fattori macroeconomici, che potrebbero far sì che l’argento segua l’oro verso nuovi massimi nominali record. L’oro in tutte le valute ha raggiunto nuovi massimi storici nel 2024, e quello stacco da 2150 dollari l’oncia a circa 2800 dollari l’oncia nella seconda metà dell’anno è stato alimentato dagli acquisti sui futures piuttosto che dalla partecipazione di investitori long-only. Quest’anno dobbiamo monitorare una eventuale partecipazione più ampia e la quota di metalli fisici detenuti negli ETF rappresenta un buon indicatore dell’interesse e del sentiment nel mondo degli investitori long-only. Quando questo cambiamento si verificherà in modo significativo, vedremo l’inizio di un altro importante rialzo per l’oro in dollari rispetto a tutte le valute fiat” ha spiegato l’esperto”.

Dove andrà l’argento

Per quanto riguarda l’argento: al momento i prezzi restano appena sotto i 30 dollari l’oncia, dopo aver toccato i 50 dollari l’oncia due volte in passato, nel 1980 e nel 2011.

“Crediamo che l’argento, così critico per la tecnologia verde e l’elettronica, potrebbe finalmente superare quella storica barriera tecnica. I fondamentali della fornitura mineraria di argento rispetto alla domanda fisica e soprattutto industriale indicano un possibile repricing nel prossimo futuro. Si prevede che entro il 2030 la domanda di argento sarà il doppio della fornitura mineraria. Questa domanda è destinata a crescere, non solo in assoluto ma anche nell’ambito dell’Internet of Things e altre aree di crescita della digitalizzazione. Questo squilibrio, inoltre, non tiene conto del potenziale aumento della domanda di investimento per l’argento. La domanda di investimento è, naturalmente, la componente più potente e difficile da prevedere. La domanda di investimento in argento è attualmente trascurabile, tuttavia abbiamo visto dal modo in cui le criptovalute e le azioni come Nvidia e Microstrategy sono state scambiate nei dodici mesi precedenti che gli investitori sono attratti dai breakout tecnici record”.