Economia

L’inflazione erode i risparmi: le famiglie ricorrono a riserve e prestiti

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Linflazione arrivata a livelli record sta riducendo i risparmi cumulati, perché per mantenere i consumi molti italiani hanno fatto ricorso alle proprie riserve o a prestiti. Quindi si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà: il 39% potrebbe affrontare con serenità una spesa imprevista pari a 10.000 euro, il 75% una di 1.000. Così emerge dalla ricerca Acri-Ipsos realizzata come ogni anno in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, che rileva che le attese per l’inflazione sono in ulteriore aumento e 2 italiani su 3 hanno adottato strategie di contenimento.

Non solo inflazione

Dopo la ventata di ottimismo dell’anno scorso grazie alla campagna vaccinale e al controllo della pandemia, al recupero dell’economia e alla prospettiva degli aiuti europei, nel corso del 2022 gli italiani sono stati investiti da un’ondata di forte pessimismo, con una fiducia per il clima economico nel paese tornata a livelli analoghi al 2020. Il conflitto in Ucraina e l’inflazione, con i forti rischi di recessione, hanno determinato una situazione nuova e fuori controllo. Quest’anno solo il 26% degli italiani si dice ottimista contro il 50% dell’anno scorso.

Si è dunque tornati a una situazione, secondo quanto emerge dallo studio, in cui più della metà degli italiani lamenta una generale difficoltà a mantenere il tenore di vita in linea con quello dei due o tre anni precedenti, e in alcuni casi le difficoltà risultano più gravi.

L’entusiasmo degli italiani sul clima economico del Paese si è progressivamente attenuato tornando ai livelli del 2020, dopo un effetto rimbalzo dello scorso anno, sebbene il clima di fiducia e il clima personale abbiano ancora una certa tenuta, complice un complessivo buon livello di soddisfazione per l’andamento delle proprie finanze.

Italiani alla prova risparmio

Dall’indagine inoltre emerge che la capacità di risparmio è una fonte di tranquillità rispetto all’attuale situazione economia e rimane, come in passato, una priorità: più di un terzo (37%) non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce tenere liquido, facendo giocare agli investimenti un ruolo di secondo piano. In questo contesto gli italiani fanno sempre più fatica a trovare un investimento ideale.

Il concetto di risparmio porta con sé una forte accezione positiva (78%): parlare di risparmio significa, per molti italiani, parlare di tranquillità (38%), tutela (19%), saggezza (16%) e crescita (11%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su tre e, più di un anno fa, implica dei sacrifici (25% vs 23% nel 2021). Aumentano coloro che non vivono tranquilli se non mettendo da parte dei risparmi (37% vs 33% nel 2021), a fronte di un ridimensionamento di chi affronta il risparmio senza troppe rinunce (49% vs 53% nel 2021). Questo desiderio di cercare nel risparmio una fonte di rassicurazione si scontrerà con l’effettiva capacità di assolvere a questo compito nei prossimi 12 mesi: considerato l’aumento del costo della vita e l’adozione di strategie di contenimento dei costi, più di un terzo degli italiani (35%) risparmierà meno (solo 11% in misura maggiore), cambiando gli equilibri registrati fino allo scorso anno durante il quale i due estremi (risparmierò di più vs di meno) erano pressoché allineati (26% di meno, 22% di più)

L’inflazione e il calo del potere d’acquisto delle entrate familiari non portano gli italiani a privilegiare un impiego del denaro diverso dall’accumulo. Paradossalmente, la difficoltà di accumulare risparmi, l’aumento dei prezzi e la perdita di valore del denaro inducono a una crescente propensione verso la liquidità (63% vs 61% nel 2021) come forma di protezione verso l’imprevisto, denotando una visione poco lungimirante e, in parte, legata alla difficoltà di identificare l’investimento ideale. Per più di un terzo degli italiani, infatti, l’accumulo di denaro è fine a sé stesso. Tuttavia, nel risparmio e nella possibilità di accumulo, poco meno di due terzi degli italiani intravedono anche la possibilità di progettare il futuro, avendo in mente un arco temporale molto variabile che va da 1-2 anni fino a 10 o più anni.

Sono 35 italiani su cento (28 lo scorso anno) quelli che interpellati su quale sia il migliore modo di investire i risparmi alla luce dell’attuale situazione economica indicano appunto “nessuno” e quindi lasciano le proprie disponibilità liquide. Tiene comunque la percentuale di italiani che indica il mattone (32 come lo scorso anno) e si riduce la minoranza di italiani che predilige gli strumenti finanziari più a rischio.

 

Infine, in questo scenario incerto l’Unione Europea, dice l’indagine, continua a essere vista con favore e con fiducia nelle scelte che saranno prese. Si ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese (57% si fida vs 43% non si fida), quindi l’eventualità di uscire dall’Ue è vista come un grave errore dal 69% degli italiani. Il PNRR è un’occasione unica che il Paese deve riuscire a sfruttare, investendo in due settori considerati cruciali: il settore energetico e quello infrastrutturale. Gli italiani avvertono sempre più l’urgenza di agire: il 50% si aspetta interventi immediati nei prossimi 6-24 mesi.