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Le obbligazioni a rendimento negativo scompaiono. Finisce l’era del denaro facile

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Uno dei maggiori segnali del cambiamento radicale del contesto economico si è verificato la scorsa settimana, con la scomparsa silenziosa delle ultime obbligazioni con rendimenti negativi.

Ciò dimostra definitivamente che i tempi del denaro facile e degli stimoli delle banche centrali dell’era post crisi globale e della pandemia si sono davvero esauriti nel lungo periodo: sono ormai un’interessante nota storica a piè di pagina, ma non più un elemento da prendere in considerazione per decidere dove mettere i propri soldi.

Così scrive Smallcap.com, secondo cui al suo apice c’erano ben 26 miliardi di dollari di obbligazioni che non avevano letteralmente senso in modo convenzionale: con rendimenti negativi, chi investiva in queste obbligazioni stava di fatto bloccando una perdita alla scadenza e avrebbe recuperato meno soldi di quelli investiti.

Secondo le stime di Bloomberg, si tratta di un incredibile quarto di tutti i titoli di Stato in circolazione.

Due obbligazioni con negativi fanno un positivo?

Tuttavia, nella logica perversa della stampa di moneta e dell’acquisto di bond da parte delle banche centrali, queste obbligazioni a rendimento negativo avevano una sorta di senso perché le banche centrali in Giappone e in Europa le riacquistavano comunque e si poteva ottenere una plusvalenza. Ora che la banca centrale giapponese ha finalmente allentato la sua presa sul mercato obbligazionario, le ultime obbligazioni a rendimento negativo sono scomparse e il mercato obbligazionario globale ha ripreso un aspetto molto più logico in cui i titoli di Stato offrono un rendimento se tenuti fino alla scadenza. Jim Reid, responsabile della ricerca tematica di Deutsche Bank, è stato uno dei primi ad accorgersi della scomparsa delle obbligazioni a rendimento negativo.

“Prima del 2014 la maggior parte delle persone avrebbe pensato che il debito a rendimento negativo fosse un concetto inconcepibile”.

Le cose sono cambiate qualche tempo dopo la crisi finanziaria globale, quando le banche centrali hanno cercato disperatamente di stimolare la crescita e l’inflazione nelle loro economie fiacche e hanno iniziato ad adottare una serie di strategie di pompaggio, di acquisto di obbligazioni e di stampa di moneta che alla fine hanno spinto alcuni rendimenti obbligazionari in negativo.

Ciò significava che gli investitori stavano effettivamente pagando per il privilegio di finanziare il debito pubblico. I rendimenti negativi si sono diffusi dall’Eurozona e dal Giappone a una serie di altri Paesi, tra cui Svizzera, Danimarca e Svezia.

La fine delle obbligazioni negative non è però la fine del danno, visto che prezzi delle obbligazioni hanno continuato a crollare dopo un enorme mercato rialzista durato decenni, mentre i tassi di interesse ufficiali scendevano costantemente fino a zero e oltre. Ora le obbligazioni si trovano in un brutto mercato orso che potrebbe durare per un po’, dato che i tassi di interesse continuano a salire, inseguendo l’inflazione.