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L’Abc dell’economia ai tempi del coronavirus

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A cura di Bert Flossbach, co-fondatore di Flossbach von Storch

La crisi del coronavirus si è abbattuta sull’economia con tutta la sua forza e potrebbe durare ancora a lungo. Come potrebbe manifestarsi una ripresa? Vediamo alcune risposte tramite un gioco di lettere.

Durante una pandemia, la pazienza diventa più che mai una grande virtù. Il coronavirus continuerà a tenerci occupati e preoccupati almeno finché non saranno disponibili vaccini o terapie efficaci e in quantità sufficiente e tutte le restrizioni economiche e sociali saranno revocate in modo definitivo. Anche in quel caso, però, non si tornerà alla vecchia normalità. Molte cose saranno diverse rispetto a prima della crisi.

Il coronavirus fa accelerare le tendenze esistenti

Nuove abitudini dei consumatori, modalità di lavoro più flessibili, meno viaggi d’affari, forme innovative di eventi e mobilità, estensione delle norme igieniche, ma anche una maggiore ingerenza del governo, a cui si aggiungono l’aumento del debito pubblico e un tasso d’interesse ormai fisso a zero, sono solo alcune delle tendenze venutesi a delineare in parte già prima della crisi, ma che ora stanno progredendo a un ritmo molto più serrato.

U, V, W, L o J?

Il cambiamento più evidente a cui tutti stiamo assistendo nel panorama lavorativo, sociale e dei consumi è un’accelerazione della tendenza alla digitalizzazione. A questo proposito, la tanto discussa questione della velocità di ripresa dell’economia dopo la crisi del coronavirus e di quale lettera descriva meglio la sua possibile forma, appare piuttosto riduttiva. Naturalmente, per molte persone, aziende e governi, può fare la differenza sapere se l’andamento della congiuntura sarà più simile a una V o a una U, cioè se l’economia tornerà rapidamente al livello pre-crisi o se dovrà attraversare prima una lunga “valle di lacrime”.

L’alfabeto ai tempi della pandemia

Plausibili sarebbero anche un andamento a W o a L: il primo, nel caso in cui a una rapida ripresa facesse seguito una seconda ondata di contagi con nuovi blocchi di ampia portata; il secondo, piuttosto improbabile, se tutti i pacchetti di aiuti governativi e il sostegno illimitato delle banche centrali non bastassero a scongiurare una recessione prolungata.

Ciò che passa in secondo piano rispetto alla visione generale dell’economia o del prodotto interno lordo sono gli sviluppi molto divergenti sul piano locale e settoriale. Mentre alcuni segmenti risentono da tempo della crisi e il loro destino assomiglia più a una lettera L, per altri settori le prospettive di crescita a lungo termine stanno migliorando e il loro andamento futuro sarebbe forse meglio descritto dalla lettera J.

La congiuntura e le borse

Ciononostante, il numero di posti di lavoro in questi settori e in queste aziende è diminuito rispetto al loro valore di borsa e alla loro elevata ponderazione negli indici azionari e piuttosto semplicistica è anche l’idea che a mantenere in vita l’economia mondiale sia una manciata di società tecnologiche e farmaceutiche, mentre le altre starebbero morendo di fame.
Dopotutto, anche i loro prodotti devono essere acquistati da persone e aziende con sufficienti risorse finanziarie e anche per queste società lo sviluppo economico e occupazionale generale è di fondamentale importanza.

Difficilmente il tracciato dell’economia nel suo complesso rispecchierà quello quasi a V dei mercati azionari, ma assomiglierà piuttosto a una U, il che avrà un impatto diretto sui bilanci nazionali e sul debito, ulteriormente incrementato dai costosi pacchetti di incentivo e stimolo economico e in ultima analisi finanziabile, direttamente e indirettamente, solo dalle banche centrali.