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La magia delle cifre tonde

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MILANO (WSI) – Perché le cifre tonde sono così apprezzate dai trader e dai mercati? proviamo ad analizzare il fenomeno.

Certo, le cifre tonde piacciono perché sono semplici, dirette. Permettono di stabilire un punto fermo, un livello di riferimento. Il nostro stesso cervello è portato per sua natura ad arrotondare (pensate a quando fate la spesa).

Non è un caso se i maggiori volumi e open interest si registrano attorno alle cifre tonde.

Così, quando un titolo o un indice arriva a toccare una cifra tonda, si drizzano le antenne e si aprono gli occhi.

Cifra tonda raggiunta per il Dow Jones (16000).

Cifra tonda raggiunta anche per l’SP500 (1800).

Il Nasdaq Composite ha fatto il solletico ai 4000 punti (chiuso a 3991,65).

Stiamo parlando dei principali indici rappresentativi del mercato americano, della locomotiva America.

Ok, ottimo risultato Zio Sam, ma quando si raggiunge una cifra tonda è anche il momento in cui ci si comincia a chiedere: ed ora? Già, ed ora?

Guardando un qualsiasi grafico ad un anno vediamo linee inclinate di 30-40 gradi che salgono senza grosse interruzioni.

E questo nonostante la crisi e gli uccelli del malaugurio che ad ogni ritracciamento rievocano il 2008.

Probabilmente sono trader o investitori che ancora non hanno chiuso le loro posizioni short

Detto questo mi è venuta voglia di vedere dove siamo arrivati, perché ogni tanto fa bene guardare le cose da un punto di vista un po’ più ampio: è come fare una panoramica in aeroplano …

Nell’immagine vedete la performance dell’SP500 dal 98 ad oggi (grafico mensile). Dal 2009 di strada ne è stata fatta.

Qualunque trader, se non sapesse di stare guardando un grafico mensile, a questo punto sarebbe in attesa del pull back per rientrare a rialzo.

Pull back che potrebbe avere come supporto la fascia di prezzi tra 1500 e 1600 punti.

Un po’ di fantafinanza? Diciamo un bel ritracciamento tra 2014-2015? Ci può stare.

E’ più probabile un ritracciamento, che lo scenario di un mercato in perenne ascesa.

L’indice della volatilità implicita delle opzioni sull’SP 500, il VIX (definito anche indice della paura), ci parla di un mercato piatto, dove gli operatori non hanno grosse aspettative e idee sul prossimo futuro.

Anche altri termometri della volatilità futura come il VXST (volatilità a breve termine) e il VXV (volatilità a tre mesi) sono ai minimi storici.

Quindi tutto bene? Certo, ricordiamoci però che la volatilità implicita tende a oscillare attorno a un valore medio (quest’anno attorno ai 17 punti percentuali) muovendosi tra i minimi e massimi.

Può anche mettersi a scavare e cambiare di livello (è successo proprio alla fine del 2012) ma prima o poi deve tornare a salire, che è come dire che i mercati dovranno tornare a scendere.

Magari compriamoci qualche put a lunga scadenza, che non fa mai male.

Il contenuto di questo articolo, scritto da Alessandro De Angelis e pubblicato da Traders’ Magazine – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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