Economia

JP Morgan alle banche: unitevi o rimarrete senza finanziamenti

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JP Morgan Chase lancia un avvertimento alle banche di media taglia, quelle con meno di 50 miliardi di dollari di attivi: i depositi si stanno prosciugando e per sopravvivere alla mancanza di nuova liquidità l’unica strada da percorrere è quella del consolidamento. Con le sue manovre di stimolo monetario straordinarie la Federal Reserve ha creato una situazione insostenibile, che vede 2.500 miliardi di dollari di depositi bancari in eccesso.

Si tratta di condizioni favorevoli che non possono continuare. JP Morgan ha avvertito che a partire da dicembre gli istituti di piccole e medie dimensioni e i correntisti americani potrebbero cominciare a sentire gli effetti secondari del cambio di rotta della Federal Reserve.

Le droghe monetarie iniettate nel sistema per potenziare l’economia dopo la crisi finanziaria stanno per finire e per alcune banche la sola soluzione rimasta è quella di unire le forze. Sono le conclusioni a cui arriva una presentazione riservata della banca, ottenuta in esclusiva da Bloomberg News, dal titolo “Core Deposits Strike Back” e il cui contenuto è stato confermato da un portavoce della stessa JP Morgan.

JP Morgan sostiene che molte delle sue concorrenti americane di medie dimensioni – quelle con 50 miliardi di dollari o meno di asset a bilancio – sono nei guai. Esse potrebbero accusare un’assenza di finanziamenti nei prossimi anni, poiché la banca centrale Usa andrà a ridurre il suo imponente programma di sostegno monetario.

Con il maxi programma di Quantitative Easing lanciato dalla Fed dal 2009 al 2014 gli investitori hanno iniziato a reinvestire nei conti bancari degli istituti di credito commerciali,  i soldi guadagnati con la vendita alla banca centrale di titoli garantiti da mutui ipotecari e di titoli del Tesoro.

Questo fenomeno ha creato circa 2 miliardi e mezzo di dollari di depositi bancari in eccesso, secondo le stime di JP Morgan e il 60% di quei soldi non sarà più appannaggio delle banche nei prossimi quattro o cinque anni, sicuramente non se da dicembre come sembra la Fed invertirà la rotta sul Quantitative Easing.

Per via del bazooka monetario la Fed si ritrova con un bilancio monstre di 4.500 miliardi di dollari al momento e diversi esponenti del board hanno espresso l’intenzione di ridurlo. Significa che la banca centrale si libererà dei titoli acquistati, facendoli maturare oppure evitando di comprarne di nuovi. Un “deposito viene distrutto” se la “Fed non reinveste”, si legge nella presentazione.

È un problema, soprattutto per le banche che si affidano ai prodotti riservati alla clientela più benestante, come i conti di deposito che vengono reinvestiti velocemente, i conti di intermediari acquistati da terzi, i conti risparmio che garantiscono interessi alti, pensati per i clienti ricchi, e i conti bancari con diversi zeri.

Il prosciugamento dei depositi provocato dalla fine del Quantitative Easing potrebbe tradursi in una differenza di $200-300 miliardi l’anno per le banche meno attrezzate. Senza contare che circa il 42% dei nuovi conti deposito (per un valore pari a $1.600 miliardi) che le banche americane hanno accumulato da fine 2009 sono andati nei big del settore, istituti con almeno mille miliardi di dollari di attivi.