Economia

Jackson Hole, al via la convention più attesa dagli economisti. Powell sotto i riflettori

L’annuale simposio di politica economica della Federal Reserve Bank di Kansas City, che si tiene nell’area di Jackson Hole nel Wyoming, prende ufficialmene il via oggi, giovedì 24 agosto, e chiude i battenti nella giornata di sabato 26 agosto.

La riunione di esperti governativi e accademici sull’economia, inclusi molti banchieri centrali di tutto il mondo, è come ogni anno attesa dai mercati finanziari.

C’è molto interesse soprattutto per le parole di Jerome H. Powell, presidente della Federal Reserve, per capire le prossime mosse della Fed in merito ai rialzo dei tassi di interesse per contenere l’inflazione galoppante, con le società di investimenti italiane ed estere che si dividono su cosà dirà Powell, tra chi non si aspetta grosse sorprese e chi invece spera che le sue parole siano equilibrate e non allarmistiche.

Quest’anno la riunione è intitolata “Structural Shifts in the Global Economy” (“Cambiamenti strutturali nell’economia globale”).

Jackson Hole, cos’è e la sua importanza

La convention si svolse la prima volta nel 1978 ottenendo già al tempo un’importanza distintiva, in quanto utile per esaminare questioni economiche urgenti. Spesso, è anche il palcoscenico per annunci significativi e per la presentazione di idee rilevanti riguardanti il panorama finanziario globale. Come quello dell’anno scorso, quando Powell scosse i mercati finanziari annunciando con fermezza che la banca centrale degli Stati Uniti avrebbe affrontato l’inflazione con determinazione, indipendentemente dalle circostanze.

Ora, a un anno di distanza, l’inflazione è stata notevolmente ridotta, attestandosi a due terzi del suo precedente livello. Nel frattempo, l’economia degli Stati Uniti continua la sua espansione, ma, mentre la Fed sembra essere sulla giusta via per riportare l’incremento dei prezzi all’obiettivo del 2% annuo, il percorso da percorrere rimane avvolto nell’incertezza e carico di rischi.

Gli investitori quindi aspettano con trepidazione il simposio di Jackson Hole, con il discorso di Jerome Powell, atteso venerdì 25 agosto dalle 10.05 (le 16.05 in Italia), che sarà il momento clou, in quanto gli investitori cercheranno di fare chiarezza sulle prospettive economiche e sul futuro percorso dei tassi di interesse.

Negli anni passati, i discorsi di Powell hanno sempre portato immediatamente a grossi movimenti nelle borse americane: stando a Reuters, lo scorso anno i mercati statunitensi chiusero a -3,4% subito dopo il presidente della Fed, quando confermò la linea dura sull’inflazione mandando ko le Borse, dall’Europa a Wall Street. Nei due anni passati invece le chiusure furono in positivo, +0,9 nel 2021 e 0,2 nel 2020, per poi crollare di nuovo nel 2019 con -2,6%.

Cosa dirà Jerome Powell al Jackson Hole 2023

Non ci sono certezze su cosa dirà Powell quest’anno. Di certo fornirà una panoramica delle prospettive economiche attuali, chiarendo se siano necessarie ulteriori restrizioni nelle politiche monetarie al fine di contrastare l’inflazione. In alternativa, potrebbe discutere se i progressi finora compiuti siano sufficienti a giustificare il mantenimento dei tassi d’interesse. È probabile che le sue considerazioni affronteranno anche il recente marcato aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro, concentrando l’attenzione sulle scadenze più lunghe.

Secondo l’analisi di Bank of America, sembra che il presidente della Federal Reserve potrebbe utilizzare il simposio per ribadire l’impegno della banca centrale nel raggiungere l’obiettivo di inflazione al 2%. Questo potrebbe comportare il mantenimento di un approccio cauto alla politica monetaria, prolungando quindi una posizione restrittiva. Powell potrebbe sottolineare l’importanza dei dati nelle decisioni della Fed, suggerendo che ogni riunione è guidata dalla situazione attuale. Se esprimesse fiducia nel ritmo attuale di incremento dei tassi, i mercati potrebbero interpretare tale affermazione come un segnale di una possibile pausa a settembre e un probabile aumento a novembre.

Ma non si potrà non parlare di questo che sta avvenendo in Cina, con la crisi immobiliare degli ultimi giorni. Questo scenario ha evocato il ricordo del crollo di Lehman Brothers avvenuto quindici anni fa, una comparazione che, sebbene ritenuta ardita da molti, non può essere ignorata. La questione cinese, comprese le restrizioni alla crescita deliberatamente imposte dalle principali istituzioni finanziarie, sarà sicuramente uno dei temi centrali nei discorsi dei banchieri.

Cosa si aspettano gli economisti

I primi banchieri sono arrivati a Jackson Hole nella giornata di ieri, con un’agenda fitta di impegni da seguire e gli occhi puntati su quello che dirà Powell. Sono tante le ipotesi. Per Blerina Uruci, chief U.S. economist di T. Rowe Price:

Ci aspettiamo che Powell sia equilibrato e indichi che il dot plot di giugno riflette ancora il percorso più probabile dei tassi di interesse per quest’anno. […] Tuttavia, siamo preoccupati perché la recente debolezza dell’inflazione deriva dai prezzi delle auto e dei biglietti aerei/servizi di ospitalità in generale. Le prospettive dell’inflazione sembrano più incerte se ci si aspetta una ripresa dei prezzi di queste categorie così volatili. [… ]Il punto fondamentale, a nostro parere, è che, anche con la recente decelerazione dell’inflazione, non possiamo essere certi che l’ultimo aumento dei tassi sia ormai alle spalle. E per quanto riguarda le recenti comunicazioni della Fed, trovo interessante che i membri del comitato stiano discutendo su quando sarà opportuno tagliare i tassi prima di avere una maggiore certezza di aver raggiunto il traguardo dell’ultimo rialzo. Penso che sia troppo presto per dichiarare vittoria, almeno credo che questa sia la lezione appresa dagli anni Ottanta.

Nel simposio più recente, si è cercato attivamente di evitare rischi, controversie e ambiguità, lasciando la responsabilità delle decisioni agli organismi istituzionali appropriati, ovvero le riunioni della Federal Open Market Committee o Fomc, il comitato della Fed responsabile della formulazione delle politiche monetarie del paese. E proprio per questo James McCann, deputy chief economist della società di investimenti inglese Abrdn, non ci saranno grosse dichiarazioni di Powell quest’anno:

Alla riunione del Fomc di luglio, Powell ha detto chiaramente che le prossime decisioni dipenderanno dai dati, in quanto la banca centrale valuterà in che modo le misure restrittive adottate fino a oggi si ripercuoteranno sulla crescita e sull’inflazione interna. Con diversi dati importanti in vista della riunione di settembre, sarebbe strano che Powell anticipasse già qualche indicazione prima di questa riunione. Ci si aspetta invece che il presidente sottolinei, come nei prossimi meeting, che il Fomc sarà pronto a inasprire ulteriormente le misure se necessario. Infine, si è speculato sul fatto che la Fed potrebbe lasciare che l’inflazione si sposti più lentamente verso l’obiettivo per contribuire a garantire un atterraggio morbido, o addirittura cambiare il suo obiettivo di inflazione per adattarsi a un’inflazione più elevata. Powell è stato categorico nel dire che non è il momento giusto per alzare gli obiettivi di inflazione, in quanto ciò potrebbe minare la fiducia nella volontà della banca centrale di raggiungere qualsiasi obiettivo futuro, e ha avvertito dei costi elevati che comporterebbe il consolidamento di un’inflazione superiore all’obiettivo. Pertanto, non ci aspettiamo fuochi d’artificio su questo fronte.

Per Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, il discorso di Powell verterà sul fatto che la Fed continuerà a mantenere alti i tassi di interesse:

Crediamo che l’obiettivo di Powell sia quello di sottolineare l’impegno della Federal Reserve a mantenere i tassi di interesse su livelli alti per lunghissimo tempo in modo da riportare le pressioni inflazionistiche verso i target tollerati dalla Federal Reserve. Riteniamo che non ci saranno segnali di rilassamento da parte di Powell in politica monetaria perchè i principali risultati non sono ancora stati raggiunti. Le nostre attese sulla politica monetaria della Fed rimangono ancorate sul mantenimento dei tassi di interesse nel range 5,25%-5,50% nei prossimi tre mesi. Tale posizionamento potrebbe cambiare solamente in caso i prossimi dati macroeconomici dovessero evidenziare una risalita delle pressioni inflazionistiche.