Economia

Italia declassata da Scope ratings: BBB+ e outlook stabile

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L’agenzia Scope declassa il rating sovrano dell’Italia da A- a BBB+ e cambia l’outlook in Stabile. La mancanza di un programma coerente di riforme per affrontare le debolezze strutturali e le preoccupazioni relative alla sostenibilità del debito sono alla base del declassamento dice nel report di oggi Scope Ratings.

In particolare il declassamento dei rating sovrani dell’Italia riflette due fattori. Il primo driver è il progressivo cambiamento nel panorama politico dopo la crisi finanziaria globale a favore di partiti anti-estabilishment, con le relative implicazioni per il programma di riforme economiche a più lungo termine del Paese. Il secondo fattore che determina il declassamento del rating, dice l’agenzia, è il programma di bilancio del governo e l’inversione delle precedenti riforme strutturali, che sollevano preoccupazioni per la sostenibilità del debito. Secondo Scope, a causa del basso potenziale di crescita a medio termine dell’Italia, stimato allo 0,75%, la mancata riduzione significativa del rapporto debito/PIL comporta il rischio di maggiori sfide di sostenibilità del debito in una futura recessione globale o locale. In questo contesto, Scope rileva il rischio associato al rallentamento dell’economia italiana. Nel dettaglio i recenti dati economici parlano di rischi economici che vanno avanti in assenza di una rapida risoluzione dell’attuale incertezza economica e politica. Da qui Scope prevede una crescita economica di appena lo 0,5% nel 2019.

“Sebbene rimane poco chiara la modalità con cui molte misure del programma (ndr: di governo) vengono attuate, in considerazione delle modifiche in corso agli elementi del disegno di bilancio, accanto al rischio di elezioni anticipate, la manovra del governo e il confronto con l’UE hanno posto l’accento sulle condizioni macrofinanziarie, sui tassi di mercato e su questioni preesistenti di sostenibilità del debito. Il declassamento a BBB+ riflette i cambiamenti nelle valutazioni di Scope nelle categorie “rischio di finanza pubblica” e “rischio economico interno” della sua metodologia sovrana”.