Economia

Istat: quadro congiunturale globale resta incerto, in Italia tendenza alla stabilizzazione

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Il quadro congiunturale globale è caratterizzato da incertezza, con rischi di estensione del rallentamento industriale anche al settore dei servizi.
Così l’Istat nella Nota mensile di ottobre sull’andamento dell’economia italiana in cui si evidenzia come “è proseguita la tendenza alla stabilizzazione dell’indicatore anticipatore, che è rimasto compatibile con uno scenario di mantenimento degli attuali livelli produttivi”.

Economia internazionale in frenata

Nelle ultime settimane, è proseguita la fase di indebolimento della congiuntura internazionale legata al persistere di fattori negativi quali i conflitti tariffari, la Brexit, le turbolenze geopolitiche, la decelerazione delle maggiori economie asiatiche e la contrazione dell’industria manifatturiera in Germania.
Gli indicatori qualitativi più recenti, sottolinea l’Istat, non prospettano un’imminente ripresa dell’attività economica globale ed è aumentato il rischio che il rallentamento, circoscritto al comparto manifatturiero, si possa diffondere anche al settore dei servizi.

In Italia – afferma l’Istat – è proseguita la fase di crescita lieve dei livelli complessivi di attività economica.
Secondo la stima preliminare, il Pil nel terzo trimestre è aumentato dello 0,1% congiunturale, confermando la dinamica dei tre trimestri precedenti. L’incremento tendenziale nel terzo trimestre è stato pari a +0,3% e la crescita acquisita per il 2019 si è attestata al +0,2%.

La fase di debolezza dei ritmi produttivi si è riflessa sul tasso di occupazione che, nel terzo trimestre, è rimasto stabile si legge nella nota.

“Si è confermata l’assenza di pressioni inflazionistiche nelle diverse fasi del processo produttivo del sistema economico italiano e la dinamica dei prezzi al consumo si e’ mantenuta inferiore a quella dell’area euro. A ottobre, la fiducia delle imprese ha evidenziato un diffuso miglioramento.
Tuttavia, nel terzo trimestre, e’ aumentata la quota di imprese che considerano rilevante l’insufficienza della domanda come un ostacolo alla produzione”.