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Isis: chi è il deus ex machina degli attentati di Parigi

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PARIGI (WSI) – Barba rada, cappellino di lana in testa, giacca mimetica e un fucile automatico in mano e la bandiera nera dello Stato islamico sullo sfondo. Così appare Abdelhamid Abauud in una foto pubblicata sul numero uscito a febbraio di Dabiq, la rivista di propaganda dell’Isis.

Il 27 enne cittadino belga di origine marocchine sospettato di essere il deus ex machina dietro gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre scorso si fa chiamare Abu Omar al-Baljiki ed era in stretto contatto, secondo quanto riportano i funzionari francesi al New York Times, con Omar Ismail Mostefaui, uno degli attentatori kamikaze che si è fatto saltare in aria dopo aver compiuto la mattanza al teatro parigino di Bataclan.

Entrato nell’Isis nel 2013 insieme a centinaia di altri giovani musulmani belgi in lotta contro il presidente siriano, Bashar al-Assad, è tornato poi in Belgio, passando per la Grecia, alla fine del 2013. A marzo 2014 è apparso in un video su un camioncino mentre trascinava quattro cadaveri mutilati dentro una fossa comune.

“Tutta la mia vita ho visto scorrere il sangue dei musulmani. Prego che Allah stermini coloro che, con i propri soldati e sostenitori si oppongono”.

Dopo aver studiato alla prestigiosa scuola di Saint Pierre d’Uccle, secondo quanto riferito dai media belgi, il giovane Abauud fuggì a Bruxelles nel gennaio di quest’anno dopo un raid della polizia alla cellula terroristica della città di Verviers in cui due suoi presunti complici e amici belgi, Abu Zubayr e Abu Khaled sono rimasti uccisi. “Dopo che è stato ricondotto a quell’incidente, la sua vita è stata rovinata”, si lamentava il padre del presunto regista degli attentati di Parigi.

Secondo le autorità francesi, il nome di Abu Omar al-Baljiki, in realtà Abdelhamid Abauud, è legato anche ad altri due attacchi terroristici che per fortuna sono stati sventati: uno contro il treno ad alta velocità Thalys-Parigi lo scorso agosto e l’altro contro una chiesa a Villejuif, nei sobborghi di Parigi ad aprile scorso.

Come riporta la rivista di propaganda dell’Isis dove appare la sua foto sorridente, Abauud si vantava di esserer segretamente tornato in Belgio per ripristinare la cellula terroristica di Vervies e poi essere scappato in Siria, riuscendo anche a sfuggire ai controlli. “Un poliziotto mi ha fermato e mi ha fissato confrontando la mia faccia con quella di una foto, ma non mi ha riconosciuto”.

Un tribunale del Belgio ha condannato Abauud a 20 anni di carcere perl’attività di reclutamento nell’Isis ed è stato processato in contumacia come molti degli altri imputati, circa 32,  tutti accusati di far parte della più grande rete di reclutamento dei jihadisti del paese. È anche accusato di sequestro di persona per aver rapito il fratello minore Younes a gennaio dell’anno scorso alla giovane età di 13 anni. Fratello che si è così guadagnato l’appellativo di jihadista più giovane del mondo.