Economia

Irpef a 3 aliquote, cosa cambia con la riforma del fisco

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Il governo lavora alla tanto attesa riforma del fisco. Ma come sarà? Ha provato a dare qualche indicazione il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, sottolineando in primis i tempi: delega a marzo, con intervento sulle aliquote Irpef.

“Raccolgo il testimone, la delega che stiamo pensando prende le mosse dal lavoro che è stato fatto”, afferma Maurizio Leo, intervenendo alla conferenza stampa dove Luigi Marattin (Iv) e Luciano D’Alfonso (Pd) presentano i volumi dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale condotta nella scorsa legislatura dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato.

“Ci devono essere necessariamente condivisioni su certi temi e il tema fiscale non può dividere, deve assolutamente trovare convergenze, perché si deve fare nell’interesse della nazione”, dice Leo, pronto a fare “tesoro dei suggerimenti”, aggiungendo: “In questa legislatura potremo dare una svolta al sistema fiscale”.

Irpef: ecco come sarà la riforma

Partendo proprio dalla riforma, il viceministro ha affermato:

“Abbiamo a disposizione un lasso temporale abbastanza ampio, la legislatura: quindi un primo intervento si può articolare passando dalle 4 aliquote a 3 per poi progressivamente ridurre ulteriormente. Sui numeri stiamo ragionando e questo sarà coerente con le risorse a disposizione. L’attuale Irpef, è una sorta di colabrodo: tantissime aliquote flat, tutto un sistema che si muove a macchia di leopardo. E’ necessario mantenere una progressività, addolcirla, in vista di arrivare ad un meccanismo sostanzialmente flat per tutte le categorie dei contribuenti”.

Il che significa, secondo Leo, passare a tre aliquote Irpef.

“Abbiamo visto che nella legge finanziaria Draghi si è passato a un meccanismo a 4 aliquote… Noi tentiamo di addolcire la curva delle aliquote. Perché si può addolcire? Perché in combinato con questo si possono rivedere dei meccanismi di tax expenditure. Quindi all’inizio lavorare su ipotesi a 3 aliquote – i numeri li stiamo perfezionando e non mi sento di dare anticipazioni in questo sento – ma penso che un meccanismo a 3 aliquote possa essere uno start up, in vista poi di ridurlo ulteriormente”.

Altro capitolo che potrebbe entrare nella riforma fiscale è l’introduzione del quoziente familiare, un meccanismo dalle caratteristiche assai variabili e perciò tutte da definire. L’obiettivo del governo per i prossimi 5 anni resta quello della flat tax, un’aliquota fiscale unica per tutti, autonomi e lavoratori dipendenti, fino a un limite di reddito di 85 mila euro. L’ipotesi del governo è quella di una flat tax al 15% che potrebbe essere inglobata nelle aliquote Irpef, come primo scaglione per tutti i redditi.

I 4 pilastri della riforma fiscale

Parlando in generale della legge delega di riforma fiscale, il viceministro Leo ha indicato l’intenzione di portarla al Consiglio dei ministri tra fine febbraio e “la prima decade di marzo al massimo”. E ha proseguito:

“Certamente terremo qualcosa della delega Draghi ma l’idea è razionalizzarla, fare qualcosa che si fece negli anni ’70 […] La prima parte riguarderà i “principi generali della delega, vale a dire principi di diritto interno e internazionale. […] Interverremo su Irap, Ires, Iva, contributi diretti, accise, giochi, tributi enti locali: vogliamo fare una razionalizzazione dei diversi tributi […] . Innanzitutto vogliamo semplificare il procedimento dichiarativo, e intervenire in una logica di semplificazione di scadenze e poi nell’accertamento; ed ancora semplificare le regole del contraddittorio, l’autotuela, il sistema sanzionatorio. Oggi  le sanzioni sono fuori linea rispetto ai partner europei e anche per le sanzioni penali bisognerà procedere a restyling. Bisognerà intervenire sul contenzioso: si devono razionalizzare alcuni studi. […] L’ultima parte è il materiale, quindi i testi unici. Abbiamo già avviato la rivisitazione dei testi unici a cui dovremo integrare ciò che faremo con i provvedimenti della legge delega per arrivare al codice. Quindi, parte generale, tributi, procedimenti e materiale”.

Riforma catasto

E sulla agognata riforma catastale, il viceministro ha precisato che l’Italia “non è la Cenerentola dell’aggiornamento dei valori catastali, anzi. I nostri valori catastali non meritano un’accelerazione nell’aggiornamento, negli altri Paesi la rivalutazione è ben più datata. […] Bisognerà fare chiarezza. Se andiamo a vedere i paesi dell’ Ue quasi nessun paese ha fatto un aggiornamento dei valori immobiliari, per esempio in Austria dal 1973 non è stato fatto alcun aggiornamento, in Belgio 1975, in Francia dal 1970, in Germania dell’Ovest dal 1964 e nella Germania dell’Est si risale al ’35. […] I nostri sono del 1988-89”.