Economia

“Iran, Turchia e Russia potrebbero creare currency board legati all’oro”

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“La ‘grande fuga’ dalle sanzioni finanziarie”, inflitte dagli Usa a Iran, Russia e Turchia “sarebbe la costituzione di currency board basati sull’oro”: a sostenerlo è il professor Steve Hanke, economista della Johns Hopkins University.

Partendo dalla considerazione che le sanzioni economiche sono ormai diventate l’arma utilizzata con più frequenza in casi di controversie internazionali, Hanke ricorda come l’introduzione di questi strumenti lasci sempre aperta una o più vie di fuga. Le sanzioni americane sui suoi rivali nello scacchiere internazionale, ammette l’economista, hanno duri contraccolpi sulle monete nazionali dei Paesi colpiti: “In effetti”, afferma lo studioso in un intervento pubblicato su Forbes, “anche nel migliore dei casi, sono tutte valute semi-cucinate con lunghe storie di tormenti alle spalle. Ciascuna di esse è vulnerabile alle sanzioni”.
Secondo Hanke, il recupero della stabilità monetaria passerebbe attraverso la costituzione di un blocco che leghi le rispettive valute all’oro tramite un currency board. Questi ultimi sono “istituzioni monetarie che emettono banconote e monete (…) passività monetarie liberamente convertibili in una valuta di riserva (chiamata anche valuta di ancoraggio) a un tasso fisso”. La valuta di riserva, però, può essere anche un bene come l’oro.

Se Iran, Turchia e Russia agissero in questo senso “il rial, il rublo e la lira sarebbero letteralmente buoni quanto lo è l’oro”, in quanto per definizione il currency board dovrebbe possedere riserve di valuta estera (o metallo prezioso) di valore non inferiore alla base monetaria.