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Ira di Napolitano contro Calderoli. Che parla ora di “congiura palazzo”

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ROMA (WSI) – Si consuma l’ennesimo scontro nell’Aula del Senato. Stavolta i protagonisti sono il leghista Roberto Calderoli e l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: oggetto del contendere le parole dell’esponente del Carroccio contro il presidente emerito, proferite nella seduta del 5 ottobre, in riferimento alle dichiarazioni che Napolitano aveva rilasciato in occasione na lectio magistralis sulla riforma costituzionale alla Classe Dem, la scuola di formazione dei giovani del PD.

In quell’occasione Napolitano aveva lanciato un appello per “trasformare il parlamento in un luogo degno”. Nel rispondere ai giovani di “Classe Dem”, aveva detto: “Questa è la sostanza: con questa riforma si riabilita il ruolo del Parlamento. C’è chi dice ‘io voto No per difendere il Parlamento’. Ma chiedo, sai come è ridotto ora il Parlamento?”, elencando una serie di disfunzioni e sottolineando: “tutto questo può finire con la riforma costituzionale e la vittoria del Sì al referendum. Questa è la sostanza: riabilitare il ruolo del Parlamento”. Poi certo, “tutto dipende dal popolo sovrano”.

Napolitano, insomma, aveva parlato di “Camere ridotte a uno straccio”, affermando che con il Sì’ il Parlamento sarebbe “tornato degno”

La frase non era andata giù a Calderoli, che aveva criticato Napolitano per il fatto di aver giudicato il Parlamento indegno.

A sorpresa, Napolitano ha voluto chiarire:

“Prescindendo dalle invettive di una volgarità da suburra indirizzatemi sorprendentemente, dopo tanti anni, dal vicepresidente del Senato (Calderoli), invettive che non ingiuriano le persone ma le istituzioni, dire che ho definito indegno il Senato e il Parlamento è affermazione deliberatamente falsa e di senso opposto al mio intervento: ho sempre operato, da deputato per 38 anni, da presidente della Camera e poi della Repubblica, per valorizzare il ruolo del Parlamento e per rafforzarne il prestigio. Chi per polemica elettorale, macchia questo mio incontestabile impegno viene meno ad ogni regola di oggettività e di rispetto istituzionale“.

La replica di Calderoli non si è fatta attendere:

“Io non sono un diffamatore di professione (Napolitano così lo aveva definito) e non intendo offendere nessuno, ho rispetto delle istituzioni ma sono un politico. E fare politica di parte, per il vicepresidente del Senato vuol dire essere disponibile al confronto e a darle e a prenderle”.

L’esponente del Carroccio rincara la dose parlando della campagna elettorale sul referendum del 4 dicembre una vera “circonvenzione del popolo”.

“Indegno è aver consentito di proporre un quesito referendario che dice una cosa, quando i contenuti (della riforma, ndr) sono diversi e contrari. Indegna è la campagna elettorale e mediatica del sì per cui da mattina a sera vediamo solo Renzi e non c’è nessuno che faccia il minimo richiamo. Quella è davvero circonvenzione del popolo”.

Ancora, Calderoli ha precisato:

“Se attraverso l’approvazione di una riforma devo far tornare degno il Parlamento vuol dire che era indegno”.

E ancora:

“L’indegnità del Parlamento forse nasce dalla congiura di palazzo del 2011 quando il governo regolarmente eletto è stato mandato a casa forse indegno è il Parlamento che ha espresso tre fiducie per approvare la legge elettorale, fatto successo solo con la legge Acerbo e la legge truffa, indegno è una campagna elettorale dove vediamo solo Renzi”.