Società

“Invece di ridere, Europa impari lezione da voto Italia”

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

ROMA (WSI) – Gli stranieri, in particolare i giornalisti e i politici, amano le battute e le semplificazioni, ecco perché molti sono ricorsi alla parola «pagliacci» per descrivere lo sbalorditivo risultato elettorale in Italia, dal tedesco Peer Steinbrück alla rivista inglese, The Economist.

Ma è un grosso errore farsi beffe di questo risultato, o di Beppe Grillo personalmente. L’Europa, come l’Italia, ha bisogno invece di prenderlo molto sul serio.

Benché l’esito sia stato notevole per il modo in cui ha disatteso le prime previsioni di voto e nel pasticcio parlamentare che ha prodotto, non è stato davvero sorprendente. Molti elettori erano in crisi, crisi finanziaria; molti elettori, a volte gli stessi che erano in crisi, a volte diversi, avevano un disperato bisogno di cambiamento, di speranza in qualcosa che potesse infine cambiare la politica italiana o il governo italiano.

Questa situazione è particolarmente evidente in Italia, dove la sofferenza e il desiderio di cambiamento sono particolarmente acuti. Ma accade anche in altri paesi. Così, quando le elezioni premiano un candidato che ha ascoltato il dolore e si è concentrato solo su un modo per alleviarlo, e un altro candidato che si trova praticamente da solo a parlare di cambiamento, gli altri Paesi europei devono prestare attenzione.

Il fatto che il primo sia Silvio Berlusconi il secondo Beppe Grillo è un peccato per l’immagine internazionale dell’Italia, ma pazienza. Quell’immagine passerà.

Il messaggio serio per l’Europa non sta nel dettaglio dei programmi politici di Grillo o di Berlusconi, né in alcun pericolo immediato per l’euro. Il messaggio grave sta nel fatto che esigere austerità fiscale, anno dopo anno, in tutti i Paesi dell’Eurozona, non può funzionare a lungo in termini politici a meno che non si accompagni a un messaggio positivo di speranza, di nuove opportunità, di un futuro più luminoso per i figli e i nipoti.

E’ il messaggio che il presidente Mario Monti non è riuscito a trasmettere. Né Pier Luigi Bersani, tanto più che il suo Pd incarnava i vecchi modi di fare politica. Ma è anche il problema con l’incalzante messaggio che viene da Berlino e dal cancelliere Angela Merkel: la disciplina di bilancio, al fine di raggiungere la competitività non è un messaggio che ispiri o motivi le persone. Può andar bene per un anno o due. Ma la crisi dell’euro sta arrivando al suo terzo anno.

Impari o meno la lezione, il mondo ora guarderà l’Italia, e in particolare a Berlusconi e a Grillo, in uno stato di nervosa fascinazione. Chi conosce la politica italiana può fare un ragionevole tentativo di prevedere come si comporterà Berlusconi: sfrutterà la sua posizione politica per il massimo guadagno e starà già cercando di capire quali deputati e senatori di altri partiti, in particolare del M5S, potrebbero essere persuasi a cambiare bandiera e ad unirsi al Pdl.

Nessuno tuttavia, all’estero certamente, ma probabilmente anche in Italia, sa prevedere il comportamento di Grillo. Forse nemmeno lui potrebbe, dal momento che questa è una situazione nuova anche per lui, e si starà chiedendo come diavolo farà a mantenere il controllo dei suoi 162 parlamentari, della maggior parte dei quali non sa quasi nulla.

Certo, ha necessità di dettare l’agenda, concentrandosi su alcune aree chiave della riforma che può esigere dal Pd e dal Pdl. Ma quali e con quali rischi? Queste sono le domande più insidiose.

Naturalmente è un momento di pericolosa instabilità, e, naturalmente, i mercati finanziari hanno ragione a essere preoccupati per l’Italia. Tuttavia, dato il discredito della classe politica in questi ultimi anni, dato il forte senso d’irrealtà o di negazione che ha così spesso dominato il dibattito politico ed economico, è anche un momento molto eccitante.

Forse è più facile da dire per un non-italiano che per un italiano. Noi non dobbiamo convivere con le conseguenze. Ma se l’Italia davvero deve svegliarsi, allora l’allarme probabilmente deve suonare un po’ come questo, tanto forte è stata la resistenza dei partiti politici, delle federazioni di grandi imprese e dei sindacati alla necessità di un cambiamento.

In passato allarmi di questo tipo sono stati ignorati, o tacitati e potrebbe accadere di nuovo. Se ciò dovesse accadere, tuttavia, gli effetti potrebbero essere davvero gravi. Non ci sarebbe alcun conforto nel fatto che siano stati opera di un pagliaccio.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Copyright © La Stampa. All rights reserved