Economia

Inflazione italiana a +7,6%. Ecco 16 consigli per risparmiare sulla spesa

“Dieci miliardi di euro di potere d’acquisto sono a rischio nei prossimi tre anni, a causa di un tasso di inflazione che rimarrà oltre il 2% fino almeno al 2025”. È l’allarme lanciato dalla Confesercenti negli scorsi giorni, che in un’analisi ha sottolineato come il calo nella capacità di spesa delle famiglie, oltre a incidere sui consumi, “potrebbe depotenziare, di fatto, gli eventuali benefici della riforma fiscale in arrivo”. In particolare, se non si interverrà sul cosiddetto ‘fiscal drag’, per cui l’aumento nominale dei redditi, legato all’inflazione, comporta in automatico un aumento delle tasse da pagare.

Il tutto in un quadro generale, sottolinea Confesercenti, nel quale “sembra ormai del tutto terminata l’era della bassa inflazione. Torneremo a sperimentare un’inflazione permanentemente più elevata di quella con cui ci eravamo abituati a convivere”. Nemmeno il “controshock energetico” degli ultimi mesi, con i prezzi dell’energia tornati ai livelli precedenti lo scoppio dell’invasione russa in Ucraina, dovrebbe dunque aiutare a invertire la rotta.

Naturale che, dopo questa dichiarazione allarmante, i consumatori italiani hanno atteso i dati di oggi sull’inflazione italiana preliminare di maggio in modo ancor più trepidante per capire se avrebbero smentito o meno questo monito. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è sceso al +0,3% su base mensile dal +0,4% di aprile e al 7,6% su base annua, dal +8,2% di aprile.
La decelerazione, che riporta il tasso di inflazione ai livelli di marzo, si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,5%) e, in misura minore, degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,4%). L’indice armonizzato è aumentato dello 0,3% su base mensile e dell’8,1% su base annua (dal +8,7% di aprile).
Al +0,3% di maggio hanno contribuito gli alimentari non lavorati (+1,5% m/m), i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,1 m/m%), gli alimentari lavorati (+0,7% m/m) e i servizi relativi all’abitazione (+0,3% m/m); in senso opposto, invece, hanno agito i prezzi degli energetici non regolamentati (-1,4% m/m).

Le attese vedevano i prezzi al consumo in Italia a maggio calare più consistentemente, al -0,2% sul mese e al 7,4% annuo e al -0,1% mese su mese e al 7,5% annuo sull’IPCA (l’indice armonizzato). L’indice core al netto degli alimentari freschi e dell’energia era atteso in frenata al 6% dal 6,2% di aprile.

Il fatto che i dati siano calati meno delle attese, nonostante siano ben lontani dal picco dell’11,6% dell’inverno 2022, rallenta il trend di discesa previsto nei prossimi mesi e conferma, almeno nel presente, che i rincari permangono ben al di sopra del livello di equilibrio (2%), costringendo i consumatori a ricorrere a misure straordinarie per risparmiare oltre a ridurre i consumi. Il caro prezzi infatti, secondo Coldiretti, ha già tagliato del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel primo trimestre 2023.

Opinione condivisa anche da Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori:

Naturalmente i problemi delle famiglie sono ben lungi dall’essere risolti. Per una coppia con due figli, l’inflazione a +7,6% significa una stangata pari a 2257 euro su base annua, di questi ben 915 servono solo per far fronte ai rincari dell’11,9% di cibo e bevande. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2069 euro, 826 per mangiare e bere. In media per una famiglia la mazzata è di 1727 euro, 671 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con una batosta pari a 2540 euro, 1093 solo per nutrirsi e dissetarsi.

I consigli di Federconsumatori per risparmiare sulla spesa

Ecco dunque 16 consigli utili proposti da Federconsumatori per risparmiare, almeno sulla spesa al supermercato:

  1. stilare una lista prima di andare a fare la spesa, magari con l’aiuto dei dispositivi elettronici, per sapere con chiarezza cosa sia davvero necessario ed evitare acquisti impulsivi;
  2. programmare i pasti settimana per settimana, in modo da acquistare ciò che serve ed evitare sprechi;
  3. organizzare i pasti anche a seconda dei prodotti in promozione nei diversi punti vendita;
  4. approfittando delle offerte si può risparmiare anche il 30% sui costi dei prodotti. Si può scegliere di effettuare la spesa in diversi supermercati e punti vendita, a seconda delle promozioni in atto, ovviamente purché tale opzione non risulti antieconomica dal punto di vista degli spostamenti;
  5. controllare il prezzo per chilogrammo o per litro per poter confrontare il costo tra prodotti della stessa tipologia e valutarne l’effettiva convenienza: la scelta di un prodotto con un prezzo al chilo/litro più basso può consentire risparmi notevoli sul lungo periodo. Questo consente, inoltre, di effettuare una reale comparazione, vista anche l’ampia diffusione del fenomeno della shrinkinflation;
  6. approfittare degli sconti e dei coupon messi a disposizione dai punti vendita. La spesa scontata per gli over 65, la spesa scontata dopo le 20:00, lo sconto del 20% un giorno a settimana: sono molte le strategie messe in atto dai supermercati per incentivare gli acquisti;
  7. optare, quando possibile, per la “filiera corta”: l’acquisto di carne, latticini, vino, verdura e frutta direttamente dal produttore consente risparmi anche del 50% rispetto all’acquisto nei supermercati. A tale proposito un’ottima soluzione è costituita dai Gruppi di Acquisto Solidali (GAS), presenti pressoché in tutte le città italiane, che consentono ai consumatori di organizzarsi per acquistare insieme dai produttori. Oggi esistono anche molte app che consentono di aderire a tali gruppi e ricevere la spesa a domicilio;
  8. prediligere il consumo di frutta e verdura di stagione e del territorio non solo per risparmiare ma anche per una qualità spesso migliore e per ridurre le emissioni inquinanti per il trasporto dei prodotti;
  9. molti supermercati applicano sconti convenienti sui prodotti in scadenza: approfittare di tali sconti consente un risparmio notevole;
  10. portare le buste riutilizzabili da casa;
  11. limitare allo stretto indispensabile l’acquisto di cibi pronti: possono rappresentare una comoda soluzione in alcune situazioni ma sono sicuramente più costosi e meno salutari rispetto ai prodotti freschi;
  12. se si fa la spesa per tutta la famiglia è possibile ottenere notevoli risparmi acquistando confezioni più grandi (in genere i prezzi delle confezioni più piccole sono più alti) e approfittando delle promozioni sui multipack dei prodotti a lunga conservazione, facendone scorta quando il prezzo è conveniente;
  13. quando possibile, non buttare via gli avanzi di cibo ma utilizzarli per preparare nuovi piatti;
  14. occhio alla spesa online: tutte le regole suddette sono valide, in molti casi, anche per la spesa online. Optando per questo tipo di spesa, però, a volte potremmo imbatterci in brutte sorprese, nemiche del nostro portafoglio: alcuni marchi, infatti, in mancanza di un prodotto potrebbero sostituirlo con uno equivalente, magari più caro;
  15. non rimanere intrappolati nelle strategie di marketing messe in atto per attirare l’attenzione e invogliare l’acquisto di prodotti “fuori programma”. Confezioni accattivanti e colorate, ma anche posizionamenti all’altezza dello sguardo o in punti strategici (ad esempio vicino alle casse) sono le tecniche più utilizzate;
  16. riscoprire i “rimedi della nonna” per risparmiare su prodotti per l’igiene della casa.

Quando l’inflazione tornerà al 2%? Le aspettative degli analisti e di Ignazio Visco

Di fronte a questo scenario la vera domanda continua a essere quando, e se, l’inflazione tornerà al 2%. Secondo gli esperti di Nomura, ciò che potrebbe rivelarsi complicato per le Banche Centrali, più che far scendere l’inflazione dal picco, sarà l’ultimo miglio che condurrà l’indice dal 3-4% al 2%. Nell’orizzonte dei prossimi due o tre anni, c’è il rischio che si verifichi una spirale tra salari e prezzi e che le aspettative di inflazione si disancorino. Tutto questo renderebbe più difficile riportarla all’obiettivo del 2%.

In un orizzonte più lungo, per i prossimi tre o cinque anni, gli analisti temono che diversi fattori potrebbero rendere sempre più difficile raggiungere il target. Tra questi, la spinta per raggiungere gli obiettivi ambientali, il deterioramento delle tendenze demografiche e la deglobalizzazione.

A questo proposito si è espresso anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle ultime considerazioni finali di Bankitalia:

Nelle contrattazioni nel mercato del lavoro va evitato un approccio puramente retrospettivo, poiché una dinamica retributiva che replicasse quella dell’inflazione passata non potrebbe che tradursi in una vana rincorsa tra prezzi e salari. Quello che occorre per un recupero del potere d’acquisto è una crescita più sostenuta della produttività. Eventuali misure di bilancio dovranno rimanere temporanee e mirate; è bene che gli interventi si chiudano tempestivamente quando non più indispensabili, sia perché il ritorno all’obiettivo della stabilità dei prezzi sarebbe più difficile in caso di trasferimenti pubblici eccessivi, sia per non contrastare il necessario passaggio a fonti di energia rinnovabile. L’orientamento della politica monetaria deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento, dell’inflazione verso l’obiettivo, ma il ritorno dell’inflazione su livelli in linea con l’obiettivo sarà più rapido e meno costoso se tutti – imprese, lavoratori e governi – contribuiranno a questo fine, rafforzando l’efficacia dell’indispensabile ancorché equilibrata normalizzazione monetaria. Le strategie di prezzo delle imprese giocheranno un ruolo fondamentale: simmetricamente a quanto avvenuto nella fase di rialzo dei corsi dell’energia del 2022, le recenti riduzioni di costo dovrebbero ora essere trasmesse ai prezzi dei beni e dei servizi”.

A fronte di questo scenario, l’indice headline (l’aumento generale dei prezzi) dovrebbe raggiungere il 2,4% a dicembre 2023 mentre il calo dell’indice “core BCE” (esclusi quindi energia, alimentari, alcol e tabacco) sarà più lento: è atteso rimanere sopra il 3% a fine anno.