Economia

Inclusione finanziaria? Obiettivo accelerazione

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di Daniela La Cava

Parola d’ordine inclusione, anche in ambito finanziario. Con un approccio che imprime un’accelerazione verso una maggiore inclusione finanziaria. Un tema caldo seguito, tra gli altri, anche dalla Banca d’Italia. “La digitalizzazione non deve essere una causa di esclusione finanziaria”. Questo uno dei messaggi emersi lo scorso giugno con chiarezza durante i lavori della seconda riunione plenaria del gruppo di lavoro G20 per l’inclusione finanziaria (Global Partnership for Financial Inclusion – GPFI).

FSI e inclusione finanziaria, lo stato dell’arte

Secondo un recente ricerca di Deloitte, nell’ambito dell’inclusione finanziaria (focalizzata sulle istituzioni attive nei servizi finanziari, meglio note con l’acronimo di FSI) sfruttare dati e tecnologie alternative rappresenta oramai una priorità da non lasciarsi sfuggire ma da sfruttare nel breve termine. Quasi il 50% degli intervistati ha, infatti, affermato che le proprie organizzazioni intendono far leva sulla tecnologia e su modelli di business innovativi per aumentare gli sforzi di inclusione finanziaria nei prossimi 6-12 mesi.

In tal senso, le alleanze di terze parti e il supporto della community sono fondamentali per il successo delle strategie di inclusione finanziaria. Dalla ricerca emerge che quasi il 60% degli interpellati dal sondaggio è attivo su questo fronte: stanno siglando accordi con le organizzazioni locali e associazioni per ampliare i loro impegni finanziari e non finanziari.
Se si analizza la questione più nel dettaglio emergono alcune perplessità tra gli attori in campo: chi lavora nel settore dei servizi finanziari e non ha ancora lanciato iniziative formali di inclusione finanziaria ha spiegato di essere frenato da alcune preoccupazioni, come ad esempio i costi finanziari e i vincoli tecnologici.
Di contro, coloro che si sono già attivati sul fronte delle iniziative di inclusione finanziaria, appaiono concentrati maggiormente sul benessere finanziario dei dipendenti, raggiungendo segmenti di clientela attualmente ‘non serviti o sottoserviti’ grazie ad attività di alfabetizzazione finanziaria.

Quello che emerge è in ogni caso un impegno da parte delle aziende a creare un ambiente fiducia a favore di una maggiore inclusione dei clienti. Questo implica un supporto nei confronti dei clienti per aiutarli a stabilire e raggiungere obiettivi finanziari. Il sondaggio di Deloitte ha messo in luce “potenziali disconnessioni tra le priorità dei clienti e gli approcci FSI nei confronti di questo segmento”. Di conseguenza, le società finanziarie potrebbero dover ricalibrare i loro sforzi e impegni in termini di targeting e differenziare maggiormente i servizi tra clienti sottoserviti e non serviti.

Questione di ‘Purpose’: perseguire un obiettivo oltre alla redditività

L’industria dei servizi finanziari appare sempre più impegnata nell’introduzione delle cosiddette “strategie di diversità, equità e inclusione”, andando nella direzione di un cambiamento sociale positivo grazie a iniziative orientate al ‘purpose’ che si posizionano al primo posto nei loro obiettivi strategici a lungo termine.
Passare dalle parole ai fatti non è sempre facile. La strada non è sempre semplice e portare queste strategie sul mercato può rappresentare una grande sfida. L’importante e delicato compito del mondo FSI è, infatti quello di bilanciare le aspettative degli azionisti in termini di ritorni con le aspettative della società, dei clienti e dei dipendenti per ottenere risultati migliori, che tendano a perseguire un obiettivo oltre a quello della redditività.