Società

Imu addio, nel 2014 arriva la “service tax”

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ROMA (WSI) – Grandi manovre in corso tra gli sherpa dei partiti di maggioranza sulla modifica dell’Imu. Anche nella settimana di ferragosto continuano i contatti e gli incontri per cercare di trovare una non facile mediazione tra i partiti, e tra i partiti e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.

Almeno su un punto (e non di poco conto) sembra emergere una qualche intesa tra Pd e Pdl: dal 2014 la vecchia Imu non ci sarà più e al suo posto si dovrà pagare una «service tax», che assorbirà l’Imu e la Tares, l’imposta sui rifiuti, oltre a una serie di imposte locali.

È da capire se sarà un vero affare per i contribuenti italiani, o se di fatto l’Imu si continuerà a pagare sotto altro nome e poche differenze nell’onere. Non è chiaro nemmeno in che modo parteciperanno gli inquilini non proprietari alla nuova «service tax». E non c’è ancora l’intesa sul nodo più delicato: che ne sarà dell’Imu sulla prima casa per il 2013.

Il Pdl spinge disperatamente perché si trovino i 4 miliardi necessari per cancellare l’Imu su tutte le prime case. A parte le obiezioni di merito sull’iniquità di un regalo che ovviamente premierà di più i proprietari di prime case più ricche, il vero problema è trovare i 4 miliardi necessari nel bilancio pubblico degli ultimi quattro mesi dell’anno. Dal 2014 comunque, arriverebbe la nuova tassa di servizio, valore complessivo 40 miliardi (26 per l’intero gettito Imu), che potrebbe prevedere un esenzione per tutte le «prime case».

Nel dossier del ministero del Tesoro l’ipotesi della «service tax» era una delle due indicate come migliori. Sempre nel dossier però si lascerebbe ai singoli Comuni la decisione se tassare o meno le abitazioni principali (dando loro la possibilità di azzerare l’aliquota). Il Tesoro potrebbe però devolvere ai sindaci 2 miliardi di euro (strutturali), che consentirebbero così di abbassare la tassazione complessiva.

Se la base di partenza per la trattativa resta la service tax, sulla quale «non ci sono obiezioni» come sottolinea il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, è difficile immaginare che la cancellazione per quest’anno dell’Imu prima casa possa essere il punto di mediazione.

4 miliardi sono tanti e difficili da reperire, ed è sempre aperto il problema dell’aumento dell’Iva, al momento posticipato ad ottobre, che ha bisogno di oltre un miliardo per essere scongiurato e che si vorrebbe evitare per non rischiare di «gelare» i primi deboli segnali di ripresa sui quali il governo punta anche per garantire la sostenibilità dei conti pubblici.

«Non ci sono tesoretti su cui contare», ammonisce il ministro del Lavoro Enrico Giovannini. E c’è da considerare anche il fatto che gli interventi una tantum sono visti non di buon occhio da Bruxelles, che nei giorni scorsi ha ricordato l’importanza di avere «coperture certe».

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