Economia

Imprese sostenibili: Italia più virtuosa, ma resta indietro rispetto al resto d’Europa

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Tra le imprese e italiane cresce la consapevolezza dell’importanza di politiche a sostegno dell’ambiente, anche se meno della della media europea.  È quanto evidenzia uno studio messo a punto da Refinitiv, tra i principali provider di dati finanziari a livello globale, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici da cui emerge che il 74% delle aziende ha una politica di riduzione delle emissioni, livello inferiore rispetto alla media europea (81%), anche se si evince la maggiore progressione rispetto a 5 anni fa.

Lo studio, che analizza le iniziative adottate dalle imprese in ottica di riduzione dell’impatto sull’ambiente, grazie all’utilizzo del proprio database ESG (ambientale, sociale e di governance), che annovera dati di 9.000 società quotate, pari al 70% della capitalizzazione di mercato globale, mette in evidenza inoltre che solo il 37% delle aziende italiane ha fatto disclosure sui target di emissioni (rispetto al 51% a livello europeo), percentuale invariata rispetto al 2013.

Più virtuosa la fotografia relativa alla produzione di rifiuti: in media un’azienda italiana produce 46,3 tonnellate di rifiuti per ogni milione di dollari di ricavi, rispetto ad una media globale di 3.681 e di 1.026 a livello europeo.

Crescente attenzione sull’impatto ambientale della supply chain: il 70% delle aziende italiane comunica le politiche ambientali dei propri fornitori, con un aumento del 36% rispetto a 5 anni fa (in linea con la media europea, pari al 71%, e significativamente superiore rispetto a quella globale, pari al 52%).

Del 56% delle aziende italiane con una policy di efficienza idrica (allineata alla media globale e di 3 punti percentuali inferiore a quella europea), solo il 14% ha evidenziato target specifici (25% in Europa).

Tuttavia, le emissioni idriche inquinanti sono significativamente più basse (306 tonnellate rispetto ad una media europea di oltre 15.000 e superiore a 1,5 milioni a livello globale).

In tema di biodiversità, si nota che in generale le aziende non hanno ancora definito lo sviluppo di politiche ad hoc per limitare il loro impatto su flora e fauna. Al di là della Francia, che sta aprendo la strada con un’attenzione al tema del 69% delle aziende analizzate, tutti gli altri Paesi segnalano il 40% o meno.

“Stiamo vivendo un momento cruciale per i mercati dei capitali e gli investitori devono svolgere un ruolo attivo per sostenere e finanziare un’economia lungimirante e prospera. Risulta quindi fondamentale promuovere la trasparenza e la standardizzazione dei dati per potenziare e informare gli investitori su quali aziende stanno migliorando il loro impatto ambientale, reindirizzando il capitale verso i settori, le aziende e le asset class vincenti per un futuro sostenibile” ha commentato Elena Philipova, Responsabile globale di ESG, Refinitiv.

Cosa succede nel resto del mondo?

Allargando lo sguardo a livello mondiale emerge inoltre:

  • Il 63% delle aziende adotta una politica di riduzione delle emissioni (+14% rispetto al 56% di cinque anni fa); tuttavia, solo il 35% delle aziende ha obiettivi specifici di riduzione delle emissioni.
  • Il 78% delle aziende presenta delle politiche di riduzione delle risorse, tuttavia solo il 30% ha individuato obiettivi tangibili e solo il 26% presenta entrambi.
  • Negli ultimi 5 anni, abbiamo osservato un incremento 25% delle aziende con politiche di efficienza idrica e una crescita del 34% delle aziende con obiettivi specifici.
  • I primi 5 settori industriali in termini di incidenza percentuale di aziende con politiche sulle emissioni sono: automotive e ricambistica, commercio al dettaglio di prodotti alimentari e farmaci, servizi di telecomunicazione, prodotti chimici e infine trasporti.

“La transizione verso un’economia verde è di fondamentale importanza per la conservazione del nostro pianeta e della nostra economia. Alla ventunesima riunione della Conferenza delle parti (COP21) della Convenzione sui cambiamenti climatici, tenutasi a Parigi nel dicembre del 2015, è stato fissato l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, tuttavia se si osservano gli attuali contributi su scala nazionale, secondo le attuali proiezioni la tendenza punta più a 3,3°C alla fine di questo secolo. Per ora la regolamentazione sta guidando l’evoluzione; infatti, il Parlamento europeo ha recentemente votato la riduzione delle emissioni di CO2 delle nuove autovetture del 37,5% entro il 2030, ma le imprese devono amplificare questa iniziativa prendendo iniziative proprie. Su scala globale il 63% si impegna effettivamente ad implementare nuove policy, ma posso emergere dei dubbi sull’efficacia di queste iniziative, dato che solo il 35% ha fissato specifici target. Auspichiamo un concreto cambiamento che porti le aziende ad impegnarsi a raggiungere “numeri reali” per sostenere la loro volontà di proteggere il pianeta” ha concluso Filippo Cambieri – Specialist Advisory & Investment Management di Refinitiv Italia .