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Il petrolio sale grazie alla domanda cinese

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Oggi i prezzi del petrolio sono saliti sulla scia dell’ottimismo sulla domanda cinese, dalla continua riduzione della produzione dei principali produttori e dei piani della Russia per ridurre l’offerta. Al momento della redazione di questo articolo, il Brent Crude è salito dell’ 1,00% a 83,82 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) degli Stati Uniti, per marzo, che scadrà martedì, è aumentato dell’1,4% a 77,43 dollari.

Gli indici sono scesi di 2 dollari venerdì, con una diminuzione del 4% durante la settimana, dopo che gli Stati Uniti hanno riportato un aumento delle scorte di greggio e di benzina. Il gruppo di produttori dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec) e gli alleati, inclusa la Russia, hanno concordato nel mese di ottobre di ridurre gli obiettivi di produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno (bpd) fino alla fine del 2023.

Inoltre, la Russia ha pianificato di ridurre la produzione di petrolio di 500 mila barili, circa il 5% della sua produzione a marzo, dopo che l’Occidente ha imposto dei limiti di prezzo sul petrolio e sui prodotti petroliferi russi. Nel frattempo, gli analisti si aspettano che le importazioni di petrolio della Cina raggiungeranno un nuovo record nel 2023 per far fronte alla crescente domanda di carburante per il trasporto e alla costruzione di nuove raffinerie. Secondo Craig Erlam, analista senior dei mercati di OANDA di Londra:

“L’ottimismo intorno alla Cina oggi potrebbe essere responsabile dei guadagni che stiamo vedendo nel petrolio, il che avrebbe molto senso dato che è il più grande importatore al mondo e ci si aspetta che si riprenda fortemente dalla transizione Covid”.

La Cina e l’India sono diventati importanti acquirenti di petrolio russo dopo l’embargo dell’Unione europea. Nel frattempo, secondo gli analisti di Goldman Sachs, le future carenze di greggio porteranno i prezzi a 100 dollari al barile entro la fine dell’anno.