Economia

Ico: 46% sono già fallite, come riconoscere su quali investire

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A cura di Matteo Oddi

Come molti ormai sanno l’ecosistema delle criptovalute ha messo a punto le sue “Ipo”, ovvero un’offerta al pubblico monete virtuali lanciate da società private.

L’anno scorso le Ico (initial coin offering) hanno permesso alle startup coinvolte di raccogliere fondi per quasi 5 miliardi di dollari. Nel 2016 quella cifra si attestavano a soli 295 milioni di dollari.

Il boom di questa pratica è dovuto principalmente a due ragioni:

  1. La promessa di rendimenti altissimi (in media 14.000 dollari ogni 1.000 dollari investiti secondo TheNextWeb) a chi accetta di scambiare i propri BTC o ETH per dei token di prossima emissione che si spera acquisiranno valore dopo la fine della Ico.
  2. La mancanza di regolamentazione, che si traduce in meno obblighi per le startup e meno garanzie per gli investitori (ma anche più opportunità per entrambi).

Detto questo, qui la questione cruciale è capire come orientarsi in questo settore in rapida espansione. In parole povere, nel mercato delle Ico cosa separa un token valido dalla massa di progetti scadenti, quando non addirittura fraudolenti?

Basta guardare ad alcuni aspetti comuni a tutte le offerte iniziali di moneta. In primis ci si dovrebbe soffermare sul team dietro al token e sugli obiettivi elencati nel white paper.

Dopotutto reputazione e ambizione si sono rivelati fattori chiave per l’interesse suscitato dalla Ico di Telegram, capace di raccogliere circa 850 milioni di dollari solo nel primo di round della vendita riservata a investitori accreditati come Softbank o Sequoia Capital.

“L’interesse di queste società è dovuto principalmente alla personalità e al successo del ceo Pavel Durov”, spiega Anatoliy Knyazev, co-fondatore della società di investimento Exante, “ma è innegabile che il mondo delle criptovalute ha discusso a lungo della necessità di aumentare la capacità della rete, e in questo caso TON (il network di Telegram basato su blockchain) promette addirittura milioni di transazioni al secondo”.

Forum come Bitcointalk.org e Reddit sono ottimi punti di partenza per valutare entrambi questi aspetti.

Un altro indicatore degno della massima attenzione è offerto da Github, piattaforma dove gli sviluppatori pubblicano il codice sorgente dei loro software e i relativi aggiornamenti. In questa comunità di addetti ai lavori i progetti più apprezzati guadagnano delle “stelle”, per esempio quando un algoritmo viene copiato per dare vita a una nuova criptovaluta (anche attraverso un fork, ovvero una scissione all’interno della blockchain, come nel caso della nascita di Bitcoin Cash).

Infine bisogna guardare alla vera e propria gestione dei token, con tre domande a cui qualsiasi investitore deve saper rispondere prima di prendere parte a una Ico. Sarà possibile l’emissione di nuovi gettoni dopo la fine della vendita aperta al pubblico? Che quantità resterà in possesso dei responsabili del progetto? E, soprattutto, quanta correlazione esiste tra il token e la blockchain su cui opera? Storie come quella di Ripple, la terza criptovaluta più capitalizzata, dimostrano che spesso il primo rischia di essere un mero prodotto accessorio ai fini del successo generale garantito dalla seconda.