Economia

Guerra dazi Usa-Cina: accelerano negoziati. Washington in pressing per firma accordo

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Proseguono le trattative tra Cina e Stati Uniti sul fronte commerciale, in vista della firma della mini-intesa siglata tra i due paesi qualche settimana fa.

La Casa Bianca ha confermato ieri che il presidente Usa Donald Trump spera ancora di poter firmare nelle prossime settimane l’accordo con Xi, in quella che è stata definita la “fase 1” del dossier commerciale, la prima tappa di un percorso ancora lungo per chiudere lo scontro partito 18 mesi fa a colpi di dazi.

“I team delle due parti hanno continuato a mantenere strette comunicazioni e i negoziati stanno attualmente facendo progressi senza intoppi”, ha riferito oggi in una nota il ministero del Commercio di Pechino, in cui si spiega che i leader delle delegazioni avranno domani un nuovo colloquio telefonico, a una settimana dall’ultimo. “Le parti continueranno a spingere in avanti le negoziazioni in linea con i piani originari”.

Fino alla cancellazione dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) del 16-17 novembre da parte del Cile, a causa delle violenti proteste in corso, era stato stabilito che Xi e Trump si sarebbero appunto ritrovati a Santiago.

Con le presidenziali Usa del 2020 ormai alle porte e con Donald Trump sotto pressione per la procedura di impeachment al Congresso, i capi negoziatori americani si sono concentrati sul fatto di poter definire i contorni di un’intesa parziale, ma da mettere nero su bianco.

La piena applicazione delle misure annunciate in agosto, prevista entro la metà di dicembre, porterebbe la tariffa media sulle merci cinesi importate negli Stati Uniti al 24,3% da circa il 3% a inizio 2018. Quella media applicata dalla Cina alle merci americane salirebbe dall’8 al 26 per cento.

Le tensioni commerciali fra Stati Uniti e Cina stanno gravando dall’inizio del 2018 sugli scambi globali, sul clima di fiducia delle imprese e sulla loro propensione a investire.

…nel frattempo giù investimenti esteri diretti

Mentre le due super-potenze provano a ricucire le relazioni commerciali dopo oltre un anno di tensioni, l’Ocse ha reso noto ieri gli effetti della guerra commerciale  sugli investimenti esteri diretti, ovvero gli investimenti internazionali mirati all’acquisizione di partecipazioni durevoli in un’azienda o alla costituzione di una filiale all’estero.
Secondo l’organizzazione con sede a Parigi, i cosiddetti IDE hanno segnato un calo del 20% nella prima metà del 2019 a 572 miliardi di dollari.

Le flessioni maggiori sono a carico degli Usa che segnano 72 miliardi da 160 miliardi nella seconda metà del 2018.
In forte calo anche il Regno Unito e l’Olanda. L’Irlanda, poi, segna, -34 miliardi in questo segmento dopo afflussi per 15 miliardi e anche l’Italia ha il segno meno con -1 miliardo contro +17 miliardi. Continuano, poi, i deflussi dalla Svizzera (-43 mld dopo -34 mld).