L’accordo tra Usa e Cina sul commercio sarebbe in dirittura d’arrivo e i mercati accolgono con favore l’indiscrezione stampa. Lo riporta il Financial Times, citando funzionari americani e cinesi secondo i quali i negoziatori dei due paesi avrebbero trovato un’intesa sulla maggior parte delle questioni in sospeso, ma stanno ancora discutendo sul modo di attuare e far rispettare tale accordo.
Secondo quanto riferito dal quotidiano inglese, Myron Brilliant, vicepresidente esecutivo per gli affari internazionali presso la Camera di commercio degli Stati Uniti ha detto ai giornalisti che il 90% dell’accordo è stato negoziato, ma l’ultimo 10% rimane la parte più difficile e richiede compromessi da entrambe le parti.
“Pechino vuole che Washington rimuova tutti i dazi statunitensi esistenti sulle merci cinesi, mentre gli Stati Uniti vogliono che la Cina accetti i termini di un meccanismo di applicazione che garantisca il rispetto dell’accordo”, si legge sul Financial Times
Dazi, Trump potrebbe vedere Xi
“Non si vedrebbe una frequenza così alta delle visite se i negoziati non stessero portando a nulla”, sottolinea al giornale finanziario William Zarit, un ex alto funzionario Usa con sede in Cina.
Se le discussioni si riveleranno fruttuose, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il suo omologo cinese Xi Jinping per firmare l’accordo.
Se invece le trattative non avranno successo, conclude il Financial Times, si profilano due scenari:
- Usa e Cina potrebbero estendere i negoziati magari fino al G20 previsto in Giappone a fine giugno.
- Oppure, le trattative potrebbero saltare. Ciò spianerebbe la strada a nuovi dazi e a reazioni negative sui mercati finanziari.
Nel caso in cui le due maggiori economie del mondo non riescano a raggiungere presto un’intesa, Moody’s ha avvertito che l’economia mondiale potrebbe finire in recessione.
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I nuovi posti di lavoro creati dalle imprese americane hanno sperimentato l’incremento più contenuto degli ultimi 18 mesi, 129mila unità nel mese di marzo.
È quanto emerge dall’Adp employment report, i cui risultati hanno deluso le attese degli economisti, attestate a 170mila unità. I dati hanno depresso il morale degli investitori americani dopo un avvio ben intonato. Boeing e Caterpillar, in particolare, sono due titoli blue chip che pesano sull’andamento del Dow Jones.
Le Borse europee hanno chiuso contrastate con Milano negativa (-0,28%) e Francoforte positiva. “Fondamentalmente si spera che le incertezze politiche come il conflitto commerciale e la Brexit siano risolte in retta”, sottolinea Jochen Stanzl, analista di CMC Markets.
L’indice panaeuropeo Eurostoxx 50 registra un lieve rialzo dello 0,19%. Guida i guadagni BBVA, che segna +1,57%, seguita da Daimler (+1,32%), Adidas (+1,27%) e Unibail Rodamco (+1,2%). Flessione per Philips (-1,25%), seguito da CRH (-0,96%) e Eni (-0,93%).
In testa al listino milanese ha chiuso Juventus (+2,02%), seguita da STM (+1,64%), UBI Banca (+1,62%) e Ferragamo (+1,42%). Continua a perdere A2a (-2,21%) dopo la pubblicazione dei risultati. Vendite anche su Tenaris (-1,85%) e Amplifon (-1,36%).
A spingere i mercati in rialzo in giornata non sono solo i progressi segnalati sul fronte della guerra commerciale ma anche i dati migliori del previsto pubblicati in Cina. Le Borse europee sono ben intonate, con il Ftse 2500 londinese (delle società a media capitalizzazione) che sale dello 0,8%, ignorando le incertezze sulla Brexit e i campanelli d’allarme mandati sullo stato di salute dell’economia.
Trainato dal settore industriale, il Dax tedesco è in rialzo dell’1,3%. I dati sull’indice PMI dei servizi in Cina, salito ai massimi di 14 mesi, hanno migliorato il sentiment di mercato. In Asia il Nikkei ha guadagnato un punto percentuale e la Borsa di Shanghai l’1,2%. Il listino FTSE 100, la cui prova è compromessa dal rafforzamento della sterlina – favorita a sua volta dall’incremento delle chance di una Brexit “morbida” – è in progresso di un più modesto 0,2%.
Neil Mackinnon, global macro economist di VTB Capital, osserva come la serie di misure di stimolo varata in Cina inizi a dare i primi frutti nell’economia reale. Questo è molto importante per l’economia globale.