Economia

Grecia ostaggio del Fmi: a prescindere dal voto uscita euro la chiave

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New York – Fioccano le notizie che parlano del disastro che si verificherebbe in caso di uscita della Grecia dall’euro. Di come i cittadini si pentiranno di aver voluto prendere tale decisione, piuttosto che ascoltare i saggi consigli degli eurocrati. Sono tutti terrorizzati all’idea che il partito anti-europeista Syriza possa spuntarla domenica.

La storia ci insegna però qualcosa di ben diverso. Come sottolinea nella sua ultima nota Michael Cembalest, di JPMorgan, “non sarà la fine del mondo” (considerando lo scenario apocalittico che viene spesso delineato), ma “ci sarà una nuova mattina”. Questo per lo meno quello che insegna il caso Argentina (vedi grafici a fianco), ma anche quanto verificatosi in Irlanda e nei paesi del sudest asiatico.

La vera domanda sembra dunque essere non “chi vincera’ alle elezioni?” e “se ci sara’ una maggioranza sufficiente per governare?”. Bensi’ “perché il Fondo Monetario Internazionale non si impegna a fornire un sostegno indiscriminato al paese, in qualsiasi sua decisione, anche in caso di un’uscita dall’Eurozona”?

Cembalest lo scrive a chiare lettere: “Se il Fmi dovesse fare il suo lavoro, e continuare a prestare fondi anche in caso di svalutazione e aggiustamenti strutturali (piuttosto che finanziare il salvataggio delle banche Germania e Francia), la Grecia potrebbe avere almeno una possibilità. All’interno dell’euro invece no”.