Editoriali

Stallo politico e rischio Patrimoniale

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Quando l’altro giorno in un mio articolo parlavo di incoerenza della politica italiana nel mantenere una linea senza cambiarla, non immaginavo neanche lontanamente quanto sarebbe accaduto ieri ed oggi. Lo stallo politico ce lo porteremo dietro almeno fino al 20 agosto quando sarebbe in programma la seduta in cui dovrebbe essere messa ai voti la sfiducia a Conte (l’uso di una quantità industriale di condizionali a questo punto è d’obbligo, anche se cacofonica). Ma non è detto. Nulla è detto, nulla è vero o non lo è. Il titolo più esplicativo sul momento politico italiano l’ho letto sul Corriere online ed era condensato in una dichiarazione di Renzi: “Può succedere di tutto”.

Ma intanto, visto che io mi occupo di economia vediamo cosa sta accadendo al Paese proprio dal punto di vista economico.

  • Il Debito Pubblico ha raggiunto il suo nuovo record proprio il 14 agosto a 2386,2 mld di euro. Un’enormitĂ .

  • Parallelamente la Crescita del Paese continua ad essere inesistente, così come racconta l’Istat nella sua “Nota mensile” (di luglio) sull’economia Italiana: Secondo la stima preliminare, nel secondo trimestre 2019, il Pil italiano ha registrato una variazione congiunturale nulla a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria e di un contenuto incremento in quello dei servizi.

Ma perché Debito pubblico e Pil sono così importanti? Lo spieghiamo con un esempio. Invece di guardare al Bilancio dello Stato immaginiamo di far riferimento a quello di un negozio. Il titolare, già molto indebitato continua a spendere, senza reintegrare parte di questa spesa con possibili guadagni. Per quanto tempo potrebbe evitare il fallimento? E come verrebbe considerata quell’impresa se avesse lavorato in un contesto economico positivo in cui tra l’altro i suoi prodotti (Made In Italy) sono molto richiesti sul mercato?

Queste sono le domande che si pongono gli investitori internazionali, quelle che si pongono le agenzie di rating; che, per caritĂ , possono essere considerate o meno affidabili, tuttavia, i nostri numeri non aiutano e la loro valutazione, che ci piaccia o no, rischia di avere impatti ancora piĂą pesanti sui conti del Paese.

Inoltre, cosa pensereste guardando i conti dell’Italia dall’esterno? Cosa pensereste vedendo che da un lato lo stato è così indebitato mentre i suoi cittadini sono sempre più ricchi? Una ricchezza lorda che supera i 10.500 miliardi di euro come riportato dall’ultima misurazione Istat-Bankitalia?

E’ tutto racchiuso in questi numeri il tremendo sospetto che si voglia prelevare da una parte per ripianare l’altra, un sospetto o, per meglio dire uno Spettro, che nessuno vuole evocare, ma del quale negli ambienti finanziari tutti indicano con un termine: Patrimoniale.

Quindi la situazione politica diventa un ulteriore elemento negativo di tutto il contesto, un contesto in cui la legge di stabilità del prossimo autunno ed il previsto aumento dell’Iva s’innestano come il “punteruolo rosso” nelle palme di molti dei nostri litorali.

Lo stallo politico potrebbe portare facilmente alla costituzione di un Governo Tecnico o di un Governo del Presidente, o di un Governo di Larghe Intese, insomma di un Governo non politico e per questo facilitato ed autorizzato a compiere azioni che oggi al solo pensiero ci farebbero incavolare.

Tuttavia, quanti accoglierebbero a braccia aperte Mario Draghi, colui che con il suo “Whatever it takes” nel 2013 (“Qualunque cosa serva”) aveva già salvato l’Italia dal violento rialzo dello spread? Quanti accoglierebbero le sue eventuali scelte “lacrime e sangue” come la strada indispensabile per salvare il Paese?

Ci dimentichiamo, però che siamo la nazione con i prodotti più richiesti al Mondo, con la diversificazione di prodotti più ampia al Mondo, con un patrimonio culturale e di arte tra i più importanti al Mondo, un patrimonio agro-alimentare unico al Mondo con la miglior filiera manifatturiera europea dopo quella tedesca. Insomma avremmo tutto per poter vivere di rendita senza doverci rivolgere al Mario Draghi di turno per fare ciò di cui non avremmo mai dovuto avere bisogno.