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Governo: Imu sostituita da una patrimoniale su casa e servizi?

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ROMA (WSI)- Una famiglia con due figli e un reddito di 36 mila euro, con una casetta di proprietà non più grande di 80 metri quadri, gravata da mutuo. Più o meno quello che equivale a 15 mila euro di reddito Isee, che per i tecnici dell’Economia potrebbe essere il nuovo spartiacque al di sotto del quale l’Imu sulla prima casa non si paga, sopra sì, ma solo se si possiede una casa di valore, tanto da pagare un’imposta superiore a 600 euro.

Il livello al quale si pensa di innalzare l’attuale franchigia di 200 euro, per esentare alla fine della fiera l’85% dei proprietari. Costo dell’operazione: 2,9 miliardi di euro. Non pochi, ma forse indispensabili per placare i mal di pancia di un Pdl che per bocca del suo leader, Silvio Berlusconi, ha ribadito ieri che il banco di prova per la tenuta del Governo sarà proprio il doppio nodo Iva-Imu.

Opzione azzeramento

Anche per questo i tecnici accelerano il lavoro, scandagliando tutte le proposte. Compresa quella di eliminare del tutto la tassa sulla prima abitazione, coprendo il buco di 4 miliardi con aliquote progressivamente più alte su seconde, terze e quarte case.

Una vera patrimoniale che sembra però inapplicabile perché stangherebbe chi fa del mattone una fonte primaria di investimento. E questo proprio mentre i costruttori aderenti all’Ance annunciano un crollo degli acquisti di 74 miliardi di euro in sei anni. Allora meglio cercare altre soluzioni. Come quella di fissare una soglia di reddito Isee sotto la quale non si paga, elevando comunque la franchigia a 600 euro. Che vorrebbe dire comunque scontare di pari entità l’imposta anche quando questa supera la soglia. Ad esempio chi deve mille euro di Imu ne verserebbe solo 400.

Ma l’operazione ha un costo elevato. Ecco allora spuntare un piano B, che prevede di innalzare la franchigia, ossia la soglia sotto la quale non si paga, progressivamente al reddito Isee suddiviso in quattro fasce, di 5 mila, 7.500, 15 mila euro e sopra 15 mila.

Più è basso il reddito indicato dal riccometro e meno imposta si pagherebbe. Fino alla totale esenzione sotto i 5 mila euro. Una soluzione meno onerosa, che limiterebbe a 2 miliardi l’ammanco. Sia il piano A che quello B potrebbero comportare comunque uno slittamento di un mese dei termini per il pagamento dell’acconto, che andrebbe a questo punto versato il 16 ottobre.

Tempo giusto per rifare i conti anche con i Comuni, che con metà dell’Imu coprono una parte tutt’altro che irrilevante dei loro bilanci.

La tassa «Ics»

Ma gli sherpa dell’Economia stanno lavorando anche a un piano di riserva, quello che prevede di superare a piè pari l’Imu a favore della «tassa Ics», l’imposta su casa e servizi, di stampo un po’ tedesco e un po’ britannico, che assorbirebbe in un tutt’uno Imu e Tares sui rifiuti.

Una rivoluzione che a quel punto riguarderebbe tutti, tanto i proprietari di prime case che i multiproprietari. A pagare quella che qualcuno ha ribattezzato «service tax» sarebbero al 40% i proprietari dell’immobile, su una base imponibile data dalla rendita catastale.

Rivista secondo valori più vicini a quelli di mercato se il Parlamento riuscirà a ingranare la quinta sulla delega fiscale che contiene la sospirata riforma del catasto. Sulla quota «immobiliare» della tassa si applicherebbero degli sconti tanto più alti quanto più largo è il nucleo familiare.

Un altro 40% dell’imposta sarebbe composto dalla quota «smaltimento rifiuti» e un 20% da quella per i «servizi indivisibili», come l’illuminazione e la manutenzione stradale. Entrambe queste due quote sarebbero dovute da chi abita l’immobile, quindi se del caso dagli affittuari. Solo che per questo 60% della tassa Ics, pagherebbero maggiormente le famiglie numerose, all’insegna del principio «più consumi, più paghi», sancito anche da una direttiva europea.

Rinvio rata a dicembre

Inutile dire che un’operazione del genere richiederebbe tempo. Almeno fino a dicembre, quando si salderebbe con la nuova imposta il 2013, cancellando l’acconto Imu di settembre. Tanto per evitare frizioni a breve tra i due schieramenti politici. L’appuntamento decisivo a questo punto dovrebbe essere quello del 18 luglio, quando tornerà a riunirsi la «cabina di regia», presente il premier Enrico Letta. A lui e ai partiti spetterà l’ultima parola su soluzioni al momento tecniche ma che alla politica sembrano comunque strizzare l’occhio.

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