Società

Google, pioggia di critiche dopo manifesto sessista di un dipendente

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Un documento di dieci pagine scritto da un dipendente, di cui alcune parti sono circolate su Twitter, ha creato scandalo ben oltre i confini della Silicon Valley. L’impiegato se la prende con le politiche per sostenere la diversità, positiva in ufficio secondo gli ultimi studi pubblicati sull’Harvard Business Review, intraprese da Google. Sostiene che l’azienda si fa portavoce di una pericolosa ideologia sinistrorsa e che bisognerebbe proteggere di più le opinioni dei conservatori e far sì che possano essere a loro agio nell’esprimere le loro opinioni. Meglio concentrarsi su questo punto che sui programmi di integrazione delle minoranze etniche.

Il dipendente, la cui identità è ignota, sostiene anche che le differenze nei salari fra uomini e donne nel settore tecnologico non sarebbero dovute interamente alla discriminazione nei confronti delle donne ma sarebbero da attribuire in parte alle “differenze biologiche fra uomini e donne”. Soltanto gli uomini, secondo il lavoratore, avrebbero un pensiero sistematico che li porta ad essere buoni programmatori mentre le donne sono più portate per il sentimento e l’estetica e per loro sarebbero più adatte posizioni in ambito sociale o artistico.

Google ha ricevuto in passato molte accuse per il gap di genere nelle retribuzioni ed è al momento sotto indagine da parte del Dipartimento del Lavoro statunitense. Inchieste del Washington Post e del Guardian avevano denunciato discriminazioni pesanti nei confronti delle donne. Secondo quanto riporta Motherboard, il documento sarebbe circolato nelle mailing list di Google ma molti dipendenti si sarebbero dissociati dal contenuto. L’autore della denuncia sessista ha detto però di aver ricevuto molti messaggi privati da parte dei compagni di Google che esprimono la loro gratitudine per aver espresso un problema importante dell’azienda, su cui sono d’accordo.

Non è chiaro se seguirà una sanzione disciplinare per l’impiegato, che avrebbe violato il codice di condotta interno della compagnia. Le discriminazioni denunciate da una dipendente hanno avuto conseguenze gravi su un altro big, Uber, e sono state fra le cause delle dimissioni dell’amministratore delegato Travis Kalanick.