Economia

Gestori attivi fanno bene a prepararsi per la recessione?

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Sebbene la Brexit e le incertezze geopolitiche restino una minaccia, gli investitori sembrano più ottimisti rispetto a sei mesi fa e le azioni sono tornate a salire. Tuttavia un nuovo report mette in guardia dal fatto che i gestori attivi si stanno preparando per una recessione nel prossimo biennio.

Campanelli dall’allarme da una parte la curva dei rendimenti del Tesoro USA e dall’altra le cifre sulla disoccupazione. Così gli esperti intervenuti alla Moody’s US Asset Management Conference, tenutasi lo scorso 20 marzo, hanno sottolineato che l’economia americana, vista come barometro dell’economia mondiale, sta rallentando. Indicatore principale l’attuale ciclo del credito che è “prossimo alla fine” così anche i dati sul lavoro non fanno presagire per il meglio. Le buste paga non agricole più recenti riportano la disoccupazione al 3,8%, mentre la piena occupazione è stata del 4,5%.

Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, ha dichiarato che i consumatori reagiscono tagliando le loro spese il che spinge la disoccupazione più in alto, portando a un circolo vizioso. A ciò si aggiunge una curva dei rendimenti inversa su un periodo che dura per almeno un mese o due che riduce l’appetito degli istituti di credito.

Tuttavia ancora non è il momento di spingere “il pulsante di panico” come ha detto Ed Smith di Rathbones.

“Il periodo di tempo tra l’inversione e la recessione è molto incoerente, ma è sempre lungo. Dalla metà degli anni ’50 la curva dei rendimenti si è invertita in media 14 mesi prima di una recessione e la finestra si è allargata nel corso del tempo”.

Questo lasso di tempo è leggermente in disaccordo con un recente sondaggio statunitense dei CFO della Duke University, secondo cui la maggior parte delle aziende prevede una recessione negli Stati Uniti entro la fine del 2019. Tenendo conto di queste previsioni allora i gestori attivi hanno ragione ad adottare una posizione più cauta e prepararsi a un periodo di crescita negativa nei prossimi anni, ma resta da vedere se questo sarà semplicemente un altro calo temporaneo o un nuovo 2008 –anno della crisi – più serio e in stile globale.