Economia

Germania, più controllo del governo sugli investimenti esteri

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Le spinte protezionistiche non avanzano solo nell’America di Trump, ma anche nella Germania di Angela Merkel: in questo caso non si tratta di dazi, tuttavia, bensì del controllo governativo sulle acquisizioni straniere.

 

Secondo quanto riporta il Die Welt il governo tedesco è vicino ad un significativo abbassamento della soglia d’acquisto oltre la quale Berlino può bloccare, ove ritenuto necessario, investimenti esteri nel Paese. Il timore, comune anche ad altri Paesi come Regno Unito e gli stessi Usa, è che le acquisizioni cinesi possano dilagare nel Paese, prendendo il controllo di asset ritenuti a vario titolo come “strategici”. Attualmente l’esecutivo può porre il veto su acquisti che coinvolgano almeno il 25% dell’azionariato di un’azienda tedesca, quando a farsene promotori sono società extra-Ue. L’intenzione, ora, è di abbassare la quota di ben 10 punti, con la possibilità di bloccare l’acquisto a partire da una quota del 15%.

 

Ad annunciare la misura, che dovrebbe diventare esecutiva entro l’anno, è il ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier, che ha spiegato come la stretta consentirebbe “di controllare un maggior numero di acquisizioni in settori sensibili dell’economia”. Un intervento che offrirebbe più spazio alla difesa degli interessi nazionali tedeschi, dunque, attraverso una limitazione del libero mercato. “Vogliamo controllare più da vicino il settore della difesa, delle infrastrutture nevralgiche e alcune altre tecnologie civili che risultano rilevanti per la sicurezza”, ha precisato Altmaier, “come quella dell’information technology”.

 

Il Financial Times ha ricordato come il governo tedesco sia già ripetutamente intervenuto per tutelare interessi nazionali dalle possibili mani di investitori cinesi: uno degli ultimi episodi risale appena allo scorso luglio, quando la banca pubblica per lo sviluppo KfW (ritenuta come la “Cdp tedesca”) ha acquisito una quota del 20% nell’operatore energetico 50Hertz con lo scopo di prevenire l’acquisto a un investitore statale cinese.