Economia

Germania: per l’Eurozona non cambia pressoché nulla

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BERLINO (WSI) – La formazione di una Grande Coalizione e il piano di spese per contrastare la disparità di trattamento tra più e meno fortunati può anche essere una notizia positiva per la Germania, ma per l’Eurozona non farà molta differenza.

L’approccio di Berlino nei confronti del Vecchio Continente e delle economie più deboli della periferia, infatti, non cambierà. È il parere di una serie di commentatori e analisti. Scrivendo nella newsletter di Citigroup, l’analista Nina Schick di Open Europe sottolinea che dopo l’intesa “la Germania è ancora la Germania e che Merkel è ancora la regina d’Europa“.

In un report pubblicato oggi l’Ocse ha parlato di ripresa delle esportazioni nella regione della moneta unica, citando soprattutto dell’accelerazione dell’Italia e della Germania. Nel dettaglio, nel terzo trimestre, le esportazioni dal nostro Paese hanno riportato una crescita del 4,4%, a fronte del +2,1% messo a segno dalle importazioni.

Favorito da questi numeri, ma anche dalla ritrovata stabilità politica dopo la formazione di una grande coalizione tra la Cancelliera Angela Merkel e i social democratici, la Borsa di Francoforte si è issata su nuovi record. Non è la prima volta peraltro che capita nelle ultime sedute. Il Ministro delle Finanze Wolfgang Schauble è entrato nel merito dell’accordo stretto tra il blocco CDU/CSU e la SPD.

Il piano accordato per una nuova tornata di spese per un valore complessivo di 23 miliardi di euro sono realistiche, secondo quanto riferito dal capo del Tesoro tedesco. I finanziamenti si troveranno, con l’aiuto in parte delle riserve tenute da parte. “È un programma cauto, realistico, ma certamente ambizioso“, ha commentato Schauble dalle frequenze della radio tedesca, aggiungendo che non ci sono I soldi per finanziare eventuali proposte di investimenti messe sul tavolo dai Social Democratici.

Il partito dei conservatori della Cancelliera, di cui Schauble è membro, ha accettato di formare una coalizione con la SPD nelle prime ore di ieri, sebbene gli esponenti del partito social democratico debbano ancora esprimersi in un voto prima che l’intesa diventi ufficiali ed entri in vigore.

Il piano prevede un abbassamento dell’età pensionabile in alcuni settori e un reddito minimo di 8,50 euro per ora. Entrambe erano condizioni imprescindibili tra quelle imposte dal centro sinistra per poter salire al Governo di larghe intese. Anche perché l’ultima volta che è stata istituita una Grande Coalizione non è andata a finire bene per i social democratici, almeno sul piano della popolarità. La CDU ha ottenuto che le tasse nel loro complesso non saliranno.

La retorica tedesca è a favore di una maggiore integrazione nell’Unione Europea, con la nuova coalizione che l’ha definito “il compito più importante per la Germania”. Tuttavia rinnega qualsiasi forma di indebitamento, dando una confema, ancora una volta, che quando i tedeschi parlano di maggiore integrazione, intendono un maggiore controllo centrale sulle misure fiscali e sul fronte delle spese, non una unione politica e fiscale più forte.

Il 64% dei tedeschi è contrario alla mutualizzazione del debito. Nonostante il linguaggio che promuove anche la crescita e la competitività, alla fine dell’accordo stretto tra centro destra e centro sinistra si legge che l’austerità e il consolidamento dei bilanci nazionali rimangono il rimedio principale per uscire dalla crisi. Nel testo si riscontra anche una maggiore enfasi nell’importanza delle riforme struttuali.