
NEW YORK (WSI) – Chiusura in rosso per la Borsa Usa, che estende i ribassi di ieri, provocati in particolare dal crollo dei settori energetico e dei consumi. Il petrolio non riesce intanto a invertire la tendenza negativa e la sua discesa continua.
Nel finale: Dow Jones – 1,44% a 17.448 punti, il Nasdaq -1,22% a 5.005 mentre lo S&P 500 – 1,40% a 2.046 punti.
Il tutto si verifica mentre gli investitori digeriscono i vari discorsi pronunciati da membri della Federal Reserve, che alimentano ulteriormente le attese per un rialzo dei tassi nella riunione di dicembre. Una stretta e’ attesa dal 92% degli economisti sentiti dal Wall Street Journal.
Nuove notizie positive sono arrivate dal mercato del lavoro. Le nuove richieste settimanali di sussidio di disoccupazione sono calate attestandosi a 276 mila unità. Il totale, in calo dal 2009, resta vicino ai minimi di 15 anni. E’ il segno che i datori di lavoro sono poco propensi a licenziare personale. Il mercato americano del lavoro resta dunque in buona salute, come dimostrato dall’ottimo rapporto sull’occupazione di ottobre diffuso venerdi’ scorso e che ha alimentato le attese per un rialzo dei tassi a dicembre da parte della Federal Reserve.
Il petrolio ha chiuso per la seconda seduta di fila in forte calo al Nymex. Se ieri aveva lasciato sul terreno il 2,9%, oggi il contratto a dicembre ha ceduto il 2,8%, 1,18 dollari, a 41,75 dollari al barile. Si tratta del livello piu’ basso dal 26 agosto. Le vendite odierne sono legate al dato sulle scorte settimanali, cresciute in Usa piu’ delle stime.
Come se non bastasse l‘Opec – che produce un terzo del petrolio mondiale – ha detto che le scorte nelle economie avanzate sono superiori alla media di cinque anni per oltre 210 milioni di barili. Il segno dell’eccesso della materia prima nel mercato e’ dimostrato dal fatto che oltre 100 milioni di barili di petrolio e carburanti sono parcheggiati in petroliere in mezzo al mare mentre stanno per essere raggiunti i limiti di immagazzinamento su terra. Nonostante cio’ l’Arabia Saudita – il principale produttore del Cartello – continua a tenere aperti i rubinetti. Sale dunque la pressione affinche’ nella riunione a Vienna del prossimo 4 dicembre l’Opec tagli la produzione. Ben pochi pero’ si aspettano che ci sia un cambio di strategia.
L’oro perde lo 0,41% a quota 1.081,81 dollari l’oncia.
Sul valutario, la moneta unica è ancora sotto pressione. L’euro arretra a 1,0730 dollari (-0,12%). Nei confronti della sterlina fa +0,04% a 0,7065. Sul franco svizzero lascia sul campo lo 0,14% a quota 1,0776. Il cambio dollaro-yen fa -0,10% a 122,98.