ROMA (WSI) – Il braccio di ferro instauratosi fra Francia e Italia in merito all’affaire Fincantieri e Stx non va giù a Roma che ha deciso così di mettere i bastoni fra le ruote ai francesi. Il primo a farne è le spese è l’imprenditore bretone a capo di Vivendi, Vincent Bollorè.
Il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda tira fuori l’asso golden power da esercitarsi su Tim, ossia accende un faro sul controllo di Vivendi nella Tim per valutare l’uso dei poteri speciali noti proprio come “golden power”, che permettono allo Stato di blindare le aziende strategiche.
Come si legge in un comunicato stampa diramato ieri:
“La presidenza del Consiglio ha ricevuto una nota il 31 luglio scorso nella quale il ministro Calenda ha sollecitato una pronta istruttoria del gruppo di coordinamento di Palazzo Chigi al fine di valutare la sussistenza degli obblighi di notifica e, più in generale, l’esercizio di poteri speciali sugli assetti societari di Tim”.
Il riferimento normativo è ad una legge del 2012, approvata dalla Commissione Ue, per cui chi acquisisce il controllo di una società strategica nei settori dell’energia, del gas, delle comunicazioni, o rilevante ai fini della difesa e della sicurezza nazionale, deve comunicarlo preventivamente al governo, che ha quindici giorni di tempo per esercitare un eventuale potere di veto.
“Su Tim facciamo quello che si deve fare: applicare le regole che esistono e abbiamo chiesto a Palazzo Chigi di verificare se c’è quest’obbligo di notifica sull‘attività di direzione e coordinamento assunta da Vivendi”.
Così Calenda a margine della sua informativa in Parlamento sul caso Fincantieri, con cui la vicenda Tim non ha nulla a che fare.
“Un paese serio agisce attraverso le regole, che se la situazione lo richiede possono essere rafforzate, ma non discriminando sulla base della nazionalità (…) minacciare chiusure o nazionalizzazioni o ritorsioni, oltre che essere inattuabili sotto un profilo legale darebbero un segnale di debolezza del paese e causerebbero gravi danni all’è“.